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TESTO Insondabili sono i suoi giudizi

mons. Roberto Brunelli

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/08/2011)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

"O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!" Queste parole dell'apostolo Paolo, comprese nella seconda lettura (Romani 11,33-36), sono il più adeguato commento al vangelo odierno (Matteo 16,13-20) che appare sconcertante tanto da non trovare spiegazione se non nel mistero della sapienza divina.

Gesù chiede agli apostoli che cosa dice la gente di lui. Le risposte sono varie: per qualcuno è Giovanni Battista redivivo, per altri è uno degli antichi profeti, quali ad esempio Elia o Geremia. Allora lo chiede direttamente a loro: "Voi, chi dite che io sia?" Per tutti risponde il pescatore sino ad allora chiamato Simone: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". La risposta è quella giusta: il Maestro che Pietro e gli altri hanno deciso di seguire è proprio il Cristo, cioè il Messia annunciato dai profeti come il salvatore del popolo d'Israele; ma dice di più: il salvatore promesso, e finalmente giunto, non è un uomo come gli altri: Dio ha mandato il suo stesso Figlio. La risposta è giusta, ma tanto acuta che un uomo, un semplice uomo fatto di carne e sangue, non può averlo capito da sé: "Beato sei tu, Simone figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli". Con queste parole Gesù riconosce in quel modesto pescatore il compiersi di un disegno superiore, e lo manifesta aggiungendo: "E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa".

Il cambio del nome significa un cambio di destino, una vita nuova, una missione particolare: e nel caso si tratta nientemeno che di diventare il fondamento della Chiesa, vale a dire lo strumento ideato da Gesù per portare la salvezza da lui guadagnata a tutti gli uomini, di tutti i tempi. Di questo piano grandioso Simone diventa Kefa', in ebraico la roccia, la pietra incrollabile, quella dell'uomo di cui Gesù aveva già parlato (Matteo 7,24-25), "l'uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia". Parole che sembrano anticipare tanti eventi della storia futura, i duemila anni di bufere e forze avverse che si sono abbattute sulla Chiesa, senza riuscire a farla crollare.

Questo è confortante, per chi nella Chiesa riconosce la propria casa, la casa dell'anima. Ma leggendo anche il resto del vangelo appare singolare, anzi proprio sconcertante, che a fondamento della "casa" destinata a sfidare i secoli sia stato posto non un uomo di spiccata intelligenza, abile a destreggiarsi tra i marosi della storia, insomma una guida sicura e affidabile. Anche cambiandogli il nome, Simone-Pietro restava un semplice pescatore, un uomo dall'istruzione sommaria, i cui orizzonti non erano andati al di là del suo lago e di qualche pio pellegrinaggio al tempio; un uomo impulsivo, capace di slanci generosi ma sostanzialmente fragile: basti pensare che nell'orto degli ulivi estrae la spada per impedire l'arresto di Gesù, ma poco dopo nega persino di conoscerlo. Proprio un uomo così doveva essere scelto a fondamento della Chiesa? Possibile che Gesù non ne abbia trovato uno migliore?

La risposta è forse simile a quella che si può dare a chi si chiede perché la Madonna abbia affidato i suoi messaggi a una ragazzina analfabeta come Bernardetta o a pastorelli ancora bambini come quelli di Fatima: essi sono incapaci di manipolazioni, sanno soltanto riferire ciò che hanno visto e sentito. Pietro, proprio perché umanamente semplice e fragile, forse è stato scelto per rendere evidente che se la Chiesa continua a reggersi non è per l'intelligenza, la forza, l'abilità degli uomini cui è affidata, ma per la volontà, la grazia, la misericordia di Colui che l'ha istituita. Così Egli ha voluto: davvero insondabili sono i suoi giudizi.

 

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