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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/08/2011)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,13-20

In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Al centro del vangelo una domanda.

Siamo più o meno a metà percorso, anche dal punto di vista della stesura del racconto ci troviamo al capitolo sedicesimo sul totale dei ventotto capitoli matteani.

L'esperienza di Gesù a Cesarea di Filippo è un punto di non ritorno, e lo comprenderemo ancor meglio domenica prossima.

Siamo spesso abituati a girare intorno ai problemi, educati a stare sul vago anche sulle questioni essenziali della vita. Non si sa mai, prendere posizione è sempre compromettente. Schierarsi, in qualsiasi campo, comporta assumersi delle responsabilità concrete. Questo è possibile anche nelle relazioni: possiamo girare intorno agli altri senza mai lasciarci veramente coinvolgere.

I dodici stanno seguendo Gesù da tempo, ammirati dai miracoli, affascinati dalle parole di questo rabbino che attinge da una sorgente nuova tutto il suo stile di vita.

E chissà quante ne hanno sentite su Gesù, chissà quante domande hanno ricevuto sul suo conto dietro le quinte, quanti segni di stima o di scetticismo hanno udito nella loro sequela.

Si sa, il paese è piccolo e la gente mormora. Oh, quante se ne sono dette su Gesù di Nazareth, e quante se ne dicono anche oggi.

Quanti sono coloro che ci hanno parlato di Cristo? Dalle suore dell'asilo al nostro parroco, dai genitori alla zia devota, dal prof di religione a quello di filosofia, dalla catechista al politico. Nelle chiese e nei teatri, attorno ad un tavolo imbandito come in un'aula universitaria, di fronte al sorgere del sole come al suo tramonto. Ovunque ho sentito parlare di Gesù.

E con riconoscenza guardo a tutto ciò, grato ad ognuno per avermi condotto a lui: chi non è sinceramente affascinato dal nazareno, chi non si è confrontato con la sua figura? Credenti o non credenti, Gesù continua ad interessare, anche là dove è considerato un'invenzione del cristianesimo.

Sì, ho sentito molto parlare di Gesù e molto ho parlato di lui. Credo dunque in lui, la mia vita è quotidianamente scossa dalla sua parola? Sono un uomo innamorato del Maestro?
Mmm... non basta sapere, sentire, parlare del nazareno.
Gesù sapeva già allora tutto ciò.

E, oggi come allora, non ci sta ai discorsi vaghi, non si accontenta che su di lui si dica qualcosa o si intavolino belle discussioni. Si smarca da ogni tentativo di ridurlo ad un bel personaggio della storia.

Parte certo con l'interrogativo vago intorno alle opinioni della gente. Ma non è questo ciò che gli interessa.

Perché a Gesù interessi tu. Interessa la tua opinione.

Voi chi dite che io sia, preludio di una personale domanda: tu chi dici che io sia?

La vita è una presa di posizione, è mettersi in gioco al cento per cento.

Oppure... oppure... si può anche barare, si può rimanere sul vago fino all'ultimo respiro. Possiamo anche vivere la nostra fede come un grande bluff, girarci intorno senza mai affrontare la questione sul serio.

Come prete posso parlare ogni giorno di Gesù Cristo, eppure non essere schiodato dalla mia comoda vita neanche di un millimetro. La mia fede può impantanarsi nell'ambiguità perenne di colui che si dice cristiano (di Cristo) e poi concretamente appartiene a tutt'altro. Posso nascondermi dietro una scelta che appartiene al passato, ignorando così il mio presente. Non si vive di ricordi e la fede non si riduce a tutto ciò che ho sentito dire su Gesù. E neppure da tutto ciò che ho pensato io stesso su Cristo.

Per questo rileggiamo sempre il vangelo. Oggi Gesù si interessa a me, oggi mi domanda di rispondere a quell'interrogativo.
Io chi sono per te? Chi sono per te, oggi?

Un ricordo dell'infanzia, del giorno dell'ordinazione, degli anni del catechismo? Un personaggio unico della storia?

Le relazioni muoiono quando non rispondiamo più a questo interrogativo, quando siamo vaghi, quando giriamo intorno alla domanda. Quando non ci si guarda più negli occhi.

Così accade anche nella nostra fede, proprio perché il cristianesimo non è l'adesione ad una dottrina ma l'incontro con una persona.

Così, a bruciapelo, oggi Gesù domanda a te e a me: chi sono io per te? Cosa sei disposto a giocarti su di me? Punti tutta la tua vita o giochi al ribasso? Ti decidi o stai sul vago? Quanto conto sul serio nella tua vita di tutti i giorni? Mi rispondi o prendi nuovamente tempo?!

Pietro rischia, osa tutto. Questo significa dire a Gesù che è il Cristo, il Messia tanto atteso, il senso vero della vita. Ma attenzione, siamo talmente abituati a rispondere correttamente, a pensare la fede come una rispostina scolastica, che non basta sapere con la lingua che Gesù è il Messia. E che significa questo per me? Che significa che Gesù è il Cristo?

Nulla, può significare semplicemente un fico secco. E infatti noi si continua a vivere esattamente come sempre.

Amico, non c'è una risposta giusta.

Regalati un attimo di silenzio e rispondi con il cuore, prendi posizione. Dillo a Gesù quanto sei disposto a giocarti su di lui. Non stare sul vago, non accontentarti di quello che gli altri dicono di lui, non bluffare...

Sapremo riconoscere in lui la sorgente della nostra felicità?

Pietro riconosce semplicemente questo: dietro a Cristo ha scoperto il proprio cammino di felicità.

E tu?

Migliaia di giovani vivranno oggi l'eucaristia a Madrid con Benedetto XVI, a conclusione della Giornata mondiale. Si ritroveranno con quell'interrogativo bruciante e personale di Gesù, preghiamo perché tornino nelle nostre Diocesi dopo aver osato una risposta che cambi la vita!

 

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