TESTO Con Maria, sulle strade del nostro tempo
don Alberto Brignoli Amici di Pongo
Assunzione della Beata Vergine Maria (Messa del Giorno) (15/08/2011)
Vangelo: Lc 1,39-56
39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
46Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Il mio ricordo della Solennità dell'Assunzione di Maria al Cielo è legato, come credo per molti altri credenti, alla festa. Non solo a questa festa di mezz'estate, giocata tra il civile e il religioso, che segna il giro di boa di un periodo di riposo più o meno prolungato, anzi spesso da molti nemmeno usufruito; ma anche e soprattutto alle molte feste patronali che si celebrano nei nostri paesi e a cui, solitamente, è associata una processione con l'effige della Madonna assunta in Cielo.
Camminiamo per le strade dei nostri paesi con Maria. Non portiamo in giro una statua, un blocco di legno e gesso, o un'opera d'arte. Portiamo un'icona nel senso profondo del termine, ovvero un'immagine, una cosa visibile che rappresenta qualcosa di invisibile, eppure di reale, di concreto, di presente. Qualcosa, appunto, che si può "immaginare".
Immaginiamoci Maria che cammina qui con noi, oggi o in qualsiasi altra processione in suo onore. Ognuno di noi se la immaginerà in modalità e con sentimenti diversi.
C'è chi se la immagina ricordando con nostalgia i "tempi d'oro", i tempi in cui tutto era più solenne, in cui le celebrazioni erano "di massa".
C'è chi se la immagina come un momento forte per ritrovare la propria fede, spesso assopita dal tedio della vita quotidiana, e per farla ritrovare anche ai propri cari, ai figli in modo particolare, perché queste feste continuino a essere "tradizione", ossia "trasmesse" di generazione in generazione.
C'è chi se la immagina con una certa indifferenza. Forse, la vede solo come un diversivo, una serata un po' diversa dal solito per passeggiare e per vedere un po' più di gente in giro per il paese. A volte dicono anche che c'è chi va per provare un vestito nuovo, ma spesso sono cattiverie. Comunque sia, c'è davvero chi non ci vede niente di particolare per la vita di fede.
C'è chi nemmeno se la immagina, una processione: e addirittura se la prende con questa immagine, perché si sente disturbato, si vede rovinare un po' i suoi piani soprattutto di riposo e di relax. Qualcuno che, magari, è sulla strada del ritorno dal Ferragosto e si vede deviato, e quindi messo a disagio da sensi unici e strade bloccate: a lui, che della Madonna, dei santi e di qualsiasi altra manifestazione religiosa non importa nulla. Solo vuole tornare a casa sua...
Con tutti questi sentimenti raccolti camminando lungo la strada, celebriamo, rendiamo liturgia il cammino di Maria e di Dio con noi e in mezzo a noi.
Celebriamo le nostre strade, su cui incontriamo e riportiamo alla mente i molti momenti della nostra vita quotidiana:
le strade percorse per andare al lavoro, sempre più precario, nel quale il valore dipende dalle altalene delle borse, e nel quale la vita e la sua qualità sono prive di valore rispetto invece al profitto;
le strade percorse per andare a scuola, che a pochi giorni dal suo inizio ci appare già piena di incognite, di programmi e progetti già frustrati in partenza;
le strade in continuazione messe a nuovo dalle amministrazioni civili, con tutte le loro responsabilità, ovvero con il loro dovere continuo di "res-pondere", di pesare le cose, di valutarle e dare risposte al cittadino;
le strade percorse per andare a fare le spese, per portare a casa qualcosa da mangiare, spesso tornando con i portafogli vuoti e con le borse nemmeno troppo piene;
le strade percorse e attraversate con fatica e paura dagli anziani, che tentano ancora alcuni passi per non anchilosare troppo le gambe, che vorrebbero portare a spasso per il paese la ricchezza della loro saggezza, ma che spesso solo riescono a trasmettere la loro fatica di dover viver fino alla morte;
le strade su cui la morte è spesso familiare, vuoi per l'imprudenza, per l'eccessiva voglia di vivere, per l'alcool, per gli stupefacenti, ma spesso pure per un ineluttabile destino del quale si resta vittime e per il quale non si ottiene quasi mai giustizia.
Ma Dio, camminando con Maria sulle nostre strade, anche se può sembrare assurdo "santifica", rende sante tutte queste cose, cioè le incammina verso la santità. E lo fa per noi, per questa nostra vita, così frenetica, così obbligata a correre e scorrere, così "stradale", ovvero poco abituata a fermarsi.
Questa nostra vita, tutta di corsa e senza indicazioni precise, così ben simboleggiata dalle opere stradali del momento, ovvero i rondò, le rotonde, sparse davvero dappertutto, a volte in forma addirittura ossessiva, maniacale, sulle nostre strade: rondò che servono a rendere scorrevole il traffico, a farci circolare più alla svelta, ma così spesso prive di indicazioni stradali da farci perdere l'ubicazione, la direzione verso la quale vogliamo andare, le precedenze da dare o da ricevere. Ideate per agevolarci, per assurdo a volte ci confondono di più.
Proprio come la vita, sempre più scorrevole, vissuta di corsa, senza possibilità di fermate, eppure molto frequentemente priva di punti di riferimento, d'indicazioni, di strade da seguire per giungere alla meta, a un qualcosa di sicuro.
In questa nostra vita fatta "a rondò", tutta scorrevole e priva di riferimenti, Maria Assunta è l'indicazione, il cammino verso la meta.
Maria è lì ad indicarci la meta, la patria del cielo a cui siamo chiamati, ma lo fa ricordandoci che questo cielo sempre e comunque, all'orizzonte, tocca la terra; ci ricorda dove dobbiamo andare, ma senza farci perdere di vista la terra che calpestiamo, il rondò che abbiamo impegnato, con le sue precedenze da dare, ovvero soprattutto il rispetto dell'altro, di chi sulla strada, sul rondò, ci si trova già, e deve poter camminare con noi senza difficoltà, senza intralci.
La meta che siamo chiamati a raggiungere e dove Maria ci precede non può rappresentare una sterile nostalgia da sospirare continuamente, ma deve dare un significato alla strada che stiamo percorrendo. Il pensiero dell'aldilà deve dare senso all'aldiqua, non per consolarci pensando a ciò che ci attende, ma per stimolarci a vivere bene il momento presente, che passa, che scorre, che va via veloce, troppo veloce.
Maria ci chiama a guardare in alto, ma per vivere meglio, qui in basso, la vita di ogni giorno.