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TESTO Saldi nella fede

don Daniele Muraro  

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/07/2011)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Dopo la parabola del seminatore Gesù racconta quella della zizzania più altre due; in tal modo approfondisce l'insegnamento sulla sua predicazione spiegandone le intenzioni, cioè la diffusione del Regno di Dio. Esso attecchirà nella società e si radicherà nella storia seguendo modalità che potranno stupire molti.

Un primo motivo di sorpresa per i credenti sarà vedere crescere accanto al grano buono, anche l'inutile e velenoso loglio. Una seconda ragione di meraviglia che riguarderà tutti sarà constatare la crescita imponente del messaggio del Vangelo e la sua pervasività.

La parabola della zizzania invita noi credenti a vegliare, ma anche a non precipitare gli interventi di bonifica. A chi crede in Lui, Gesù non impone di tenere gli occhi chiusi, anzi lo invita a vegliare e praticare la propria facoltà di discernimento.

Nel racconto il danno si verifica nella notte, col favore delle tenebre, ma sorta la luce e constatata l'infiltrazione del vizio, non si deve peggiorare la situazione cedendo a gesti inconsulti.

Come non esiste frutto buono che non attiri parassiti, così si dà comunità umana per quanto bene ordinata che non contenga in sé qualche elemento malvagio.

Possiamo distinguere tra un errore che precede la verità proclamata e allora si tratta di imprecisione o di confusione di terminologica e un errore che dopo aver capito una verità, la impugna e nega.

Mancando le parole adeguate per esprimere una giusta intuizione è facile cadere nel generico e nell'ambiguo; quando però la verità risplende di per se stessa, allora il suo rifiuto si deve ammantare di finezza di formulazione e di illusione di rassomiglianza. Il ricorso ad astuzie e ipocrisie diventa indispensabile al cattivo per disfarsi di una verità conclamata.

Anche in natura la zizzania o loglio quando germoglia è indistinguibile dal grano. È al momento di mettere la spiga che si palesa la differenza. "Dai loro frutti li riconoscerete dice Gesù" parlando della diversa qualità degli uomini.

La malvagità si insinua e prova a resistere assumendo almeno per un po' la parvenza del bene. Prima o poi l'ipocrisia non sfugge alla denucia degli onesti ma è tanto più pericolosa quanto più tardi viene scoperta.

Le vere intenzioni rimangono sempre nascoste prima che si traducano in opere. Finché non è possibile vedere dispiegate le seconde, occorre sospendere il giudizio sulle prime. In ogni caso stare all'erta e denunciare il pericolo appena si manifesta, riduce il pericolo di contagio.

Nel mondo dello spirito, a differenza che di quello materiale, sono possibili salti di specie e trasmutazioni anche repentine. Il bene può esistere senza il male, ma non il male senza il bene, perciò Dio sopporta molti mali, perché ne vengano maggiori beni, come si ricava dal caso di Saulo di Tarso.

Se quel negatore e persecutore della nuova fede fosse stato immediatamente sradicato, la Chiesa sarebbe rimasta priva di un ardente apostolo e spoglia di un inestimabile tesoro di dottrina.

Per questo lo stesso san Paolo raccomanda ai suoi cristiani: "Non vogliate giudicare nulla prima del tempo", si intende giudicare definitivamente.

Verrà il tempo di una sentenza inappellabile, raffigurata nelle due immagini della legatura della zizzania e del deposito del buon grano. Notiamo a questo proposito che mentre tutta l'erba cattiva viene inviata a bruciare nell'inceneritore, il grano ha bisogno di essere separato dalla paglia e dalla pula.

Finché dura questo mondo, nessuno è perfetto e si può arrogare il ruolo di giudice inflessibile del suo prossimo. Occorre comunque restare saldi nella fede.

La zizzania se potesse confonderebbe volentieri non solo il suo stelo, ma anche le sue radici con quelle del buon grano. Ciò che permette al frutto del bene di resistere alla vicinanza nefasta dell'infestante antagonista è il fatto di rimanere saldo, saldo nella fede, come recita la conclusione del motto per la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid.

Non facciamoci scuotere oltremisura dal male che pure sembra non avere freno nel mondo. In realtà un limite alla malvagità esiste e come ci ha insegnato il papa Giovanni Paolo II è la stessa divina misericordia.

Essa al presente impone il divieto alla ritorsione contro il male subìto, ma ad un certo punto sarà essa a togliere di mezzo non solo i polloni del male, ma la loro stessa radice.

L'insulto della semina nel campo del mondo della zizzania è rivolto contro la società degli uomini giusti, ossia la Chiesa; esso però manifesta una inimicizia ben più grave verso Dio, e sarà perciò preoccupazione Sua estirparla senza che ne patiscano anche i suoi fedeli, e la principale maniera di venire danneggiati dal male non è subirlo, ma essere indotti a rispondere scendendo al suo stesso livello.

Gesù dunque ci ama più di quanto noi stimiamo noi stessi e in questa parabola pretende che non ci sporchiamo le mani in un lavoro che solo gli angeli di Dio al tempo debito eseguiranno in modo sicuro.

Per quanto riguarda il nostro impegno cristiano nel mondo la parabola della massaia in cucina è chiarissima: come il lievito è nascosto nell'impasto, ma non sparisce e a poco a poco fa fermentare la massa secondo la propria virtù, allo stesso modo si devono e si possono comportare i cristiani.

Saldi nella fede, possiamo trasformare il mondo intero.

 

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