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TESTO Commento Marco 2,1-12

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (23/02/2003)

Vangelo: Mc 2,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.

3Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. 5Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».

6Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». 8E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, 11dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». 12Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Gesù scandalizza oggi i suoi uditori perdonando il paralitico, visto che – come abbiamo visto qualche giorno fa – il peccato era diretta conseguenza della colpa. Gesù ci svela il volto di un Dio che perdona, che ci aiuta a superare il peccato. L'idea che noi cristiani abbiamo di peccato è un po' approssimativa, e quella che ne ha il mondo intorno assolutamente grottesca. Esiste il peccato? Oggi si tende a negare questa realtà, parlando al limite di fragilità interiore o di senso di colpa. Attenti, amici: il senso di colpa non è in alcun modo un peccato. Del peccato ha solo l'apparenza, ma non porta a conversione e, normalmente, non coinvolge la libertà. Per commettere un peccato dobbiamo poter scegliere di negare l'amore, ostinarci in questa chiusura di cuore. Sono andato ad informarmi sul significato della parola "peccato" nell'Antico Testamento. Sono rimasto allibito: uno dei termini più usati significa: fallire il bersaglio dell'arco. Fare cilecca, insomma! Fallire il bersaglio, non realizzare il progetto, sbagliare ciò a cui sei chiamato: questo è il peccato. Ma non è disubbidire a Dio? Dipende che significato diamo a "ubbidire." Se ubbidire a Dio è come facevi con tua madre quando avevi cinque anni, allora proprio per niente! Ma se ubbidire vuol dire, nel senso etimologico del termine "ob-audire", cioè ascoltare in piedi, allora sì! Se sei convinto di sapere tu qual è la tua vita, non ascolti ciò che Dio ti sussurra al cuore e fai di testa tua, allora auguri, ne hai bisogno! Ho l'impressione che l'uomo fatichi a percepirsi peccatore perché crede che dire: "sono un peccatore" equivalga a dire: "non valgo a nulla." Ma non è questo, per niente! Il peccato è la percezione dell'uomo di essere fatto per qualcosa di enorme e di accontentarsi della mediocrità. Se scegliamo la gestione della nostra vita senza coinvolgere Dio corriamo il rischio di fallimento totale! Il peccato è dire "no" all'amore. Tutto qui. Ma: cosa significa dire "no" all'amore? Dobbiamo essere concreti: conosco persone che in nome dell'amore (che confondono con le proprie lune), fanno un sacco di danni. L'amore è concreto, reale, fattivo. Dire a una persona: "mi stai a cuore" sull'onda dell'emozione per poi trascurarla per anni, non è certo un modo di amare. Non inganniamo noi stessi, non giochiamo con Dio!

Tu ci liberi da ogni colpa, Signore, ci rendi figli, non schiavi; a Te onore e gloria nei secoli, Signore!

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