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TESTO Un raggio della luce di Dio

don Daniele Muraro   Home Page

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

"Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce" abbiamo pregato in apertura della sequenza. E poi abbiamo aggiunto: "O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli."

"Dio è luce", questa definizione vale anzitutto per il Padre che all'inizio della storia fece brillare sul mondo la luce creata: "E sia luce! E la luce fu". Del Figlio nel Credo diciamo che è "Luce da Luce, Dio vero da Dio vero". Secondo le parole del Prologo nel Vangelo di san Giovanni: "da Lui viene illuminato ogni uomo che entra in questo mondo."

Nella prima lettura infine abbiamo sentito che lo Spirito santo appare agli Apostoli riuniti nel Cenacolo sotto forma di lingue di fuoco "che si dividevano e si posarono su ciascuno". Dunque la Scrittura non attribuisce in esclusiva allo Spirito il simbolo naturale della luce, ma Gli assegna spesso la realtà spirituale a cui il simbolo si riferisce: quella di essere principio di conoscenza e calore di consolazione.

Anche nel nostro linguaggio comune talora si parla di lume dell'intelletto alludendo alla capacità della mente umana di vederci chiaro nelle cose. La fede che ci permette di conoscere le cose che sono al di sopra della ragione ha anch'essa il suo lume; essa fornisce per così dire occhi nuovi per contemplare il mondo dell'invisibile e di Dio.

La luce che lo Spirito Santo accende nella nostra mente non si identifica semplicemente con la fede, ma ci dà una capacità di penetrare più in profondità nel mistero e di metterlo in rapporto con la nostra vita personale. Ci permette, insomma, di cogliere lo splendore della verità e di gustarne l'intima dolcezza. È lume di fede e di grazia insieme.

I sensi per il corpo umano sarebbero inutili se venissero meno i requisiti per il loro esercizio, nonostante la loro sanità e perfezione. Se manca la luce o non è giorno, gli occhi non servono a nulla; in effetti la loro funzione è condizionata da elementi esterni al corpo.

Prima di attingere il dono dello Spirito Santo, l'anima dell'uomo ha sì la capacità di intendere Dio, ma le manca la luce per conoscerlo. Come per chi si trova al buio, prepararsi a ricevere la luce significa rivolgere gli occhi verso il sole, così predisporsi al dono della grazia consiste appunto nel volgersi a Dio.

"Se di notte tu togli da te la luce, gli occhi restano ciechi, le facoltà inerti, i valori indistinti; si calpesta l'oro scambiandolo per ferro" diceva un autore antico. Così, nell'ordine spirituale, è impossibile, senza lo Spirito, condurre fino in fondo una vita conforme alla volontà di Dio.

Viceversa, continuando nell'immagine, come i corpi molto trasparenti e nitidi al contatto di un raggio diventano anch'essi molto luminosi ed emanano da sé nuovo bagliore, così le anime che hanno in sé lo Spirito e che sono illuminate dallo Spirito diventano anch'esse sante e riflettono la grazia sugli altri.

Esiste un principio fondamentale che ha guidato i cristiani nei primi secoli nella comprensione del mistero di Cristo: "Ciò che non è stato assunto dal Verbo, non è salvato". Esso si può applicare, in modo analogo, allo Spirito Santo: "Ciò che non è raggiunto dallo Spirito Santo non è santificato".

Come il sole sfolgorante, così lo Spirito Santo, pur essendo presente a ciascuno di quanti ne sono capaci come se fosse presente a lui solo, infonde in tutti una grazia sufficiente ed completa. Di Lui tutti sono partecipi, ma egli resta integro, allo stesso modo che i raggi diretti sulla terra non sottraggono forza al sole che li diffonde.

Il dono, per chi è in Cristo, è dato interamente a ciascuno. Resta ovunque a nostra disposizione e ci è mantenuto nella misura in cui vorremo custodirlo. Esiste infatti purtroppo anche la possibilità del rifiuto di questo dono di grazia e allora Dio si ritira dall'anima come la luce del sole che si spegne all'orizzonte e tramonta nella notte.

A ogni uomo la partecipazione alla vita di Dio è data in misura della limpidezza della sua intenzione. Se l'anima umana, abbandonata la sua vita torbida e inquinata, viene purificata dalla potenza del soffio dello Spirito, diviene luminosa risplendendo come per trasparenza e divenendo essa stessa luce.

Lo Spirito santo non limita la sua azione all'intelligenza dell'uomo. Egli è anche sostegno alla volontà e balsamo per le ferite dell'anima.

La sua luce rischiara anche il buio esistenziale ed è capace di illuminare il cammino personale di ciascuno. Sotto la sua azione forte e soave quello che ci capita non resta una cupa fatalità, ma diventa una storia di salvezza.

La sua luce riscalda e dona vita, fa crescere e fiorire nel bene. Egli non solo consola e guarisce dalle ferite spirituali, ma incoraggia e sprona e così apre alla missione. Illumina il percorso della Chiesa nel mondo e per ciascun credente individua un settore di impegno e sollecita a portare frutto.

Tutto questo e molto altro è capace di fare lo Spirito santo che nella sequenza abbiamo pregato e che è l'ispiratore di ogni nostra preghiera e opera buona.

 

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