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TESTO Rivelazione e osservanza - 2

don Daniele Muraro  

Ascensione del Signore (Anno A) (05/06/2011)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

"Se mi amate, osserverete i miei comandamenti" abbiamo ascoltato domenica scorsa in apertura del Vangelo e il discorso di Gesù si concludeva con le parole: "Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui."

Nel racconto odierno tratto dal Vangelo secondo Matteo la consonanza con Giovanni è perfetta. Gesù si manifesta ai suoi discepoli sul monte in Galilea, per confermarli nel loro amore verso di Lui e per incaricarli di continuare la sua opera, fatta di insegnamento, dono gratuito e appunto osservanza dei comandamenti.

Tutto parte dalla dottrina, per questo nella Messa la proclamazione e spiegazione della Parola di Dio occupa il primo posto. Segue la celebrazione del sacramento. In questo discorso di commiato Gesù parla del Battesimo.

L'efficacia dei riti sacramentali presuppone la fede, direttamente nel caso di una persona adulta, appoggiata su quella dei genitori e dei padrini nel caso di un bambino. La fede poi si esprime nelle opere.

Esiste un versante morale della vita cristiana, conseguenza della adesione di fede e della pratica sacramentale, quindi secondario, ma mai facoltativo. Non si può ignorare o trascurare l'impegno di mettere in pratica i comandamenti in obbedienza all'insegnamento del Signore e in conformità alle indicazioni della Chiesa.

Per l'ultimo saluto Gesù sceglie la regione da dove la maggior parte di loro proveniva, la Galilea, e un monte, forse lo stesso della designazione dei Dodici. "Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare."

Solo chi si dimostra obbediente arriva a incontrare il Signore.I discepoli vanno al monte che Gesù aveva loro indicato.

Sulla nota che insieme con la fede si trovava nei discepoli ancora qualche traccia di dubbio, la cosa si può spiegare benevolmente con lo stupore e la meraviglia per gli avvenimenti di quei giorni, (l'appuntamento con il Risorto in Galilea era solo l'ultimo delle grandi cose che li aveva coinvolti).

O forse anche dipende dall'incertezza e dall'esitazione sui passi futuri; i discepoli infatti sapevano che presto Gesù si sarebbe allontanato per sempre e inoltre su di loro non era ancora sceso lo Spirito santo a confermarli nella missione.

Proprio per questo Gesù parla del suo potere. Non dice che gli è stata data ogni sapienza, né ogni bontà. La prima era già nota ai discepoli dal tempo della vita terrena e fin da subito essi si erano abiutati a chiamarlo maestro e a venerarlo come tale; la bontà del Signore poi l'avevano potuta constatare nei terribili momenti della passione e nella Cena precedente.

Dopo la debolezza mortale della croce, Gesù insiste sulla sua potenza divina, qualità che già da prima possedeva, come si poteva intravedere dai miracoli, ma che ora risplende in modo evidente. Gli è dato potere in cielo e in terra. Non dice potenza, ma potere perché lo esercita in pienezza ed in maniera ordinata.

La sua estensione abbraccia cielo e terra. Che Gesù avesse potere sulla morte e quindi sugli inferi era già noto dalla resurrezione. A Cesarea di Filippo Egli aveva già trasmesso a Pietro il potere delle chiavi sulla terra. Ora con la sua Ascensione tale potere viene confermato nel cielo ed esteso nello spazio e nel tempo.

Questo potere gli viene dal Padre che vuole gli siano sottomesse tutte le creature. Davanti a Lui si deve piegare "ogni ginocchio, nei cieli, sulla terra e sotto terra", oppure, come abbiamo sentito nella seconda lettura: "Tutto Dio ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose".

Ricevuto questo potere, Gesù invia i suoi a fare discepole tutte le genti. Come abbiamo letto nel tempo di Natale la sua missione incominciò da una terra di tenebra e posta nell'ombra di morte, sarebbe a dire nel pericolo di perdizione, di lì una grande luce rifulse. Ora deve brillare su tutta la terra.

Che Gesù e il Padre nello Spirito santo siano una cosa sola viene sottolineato nel comando di battezzare nel nome unico dei Tre e non nei loro nomi singoli.

Gesù rassicura i suoi discepoli che Egli li accompagnerà nella loro missione, da vicino, senza interruzioni. Egli è con noi sulla terra fino alla fine del mondo, cioè fino a quando saremo noi ad essere per sempre con Lui nel cielo.

È con noi quando pensiamo a Lui, è con noi quando per Lui fatichiamo, è con noi quando Lo preghiamo ed è con noi quando ascoltiamo parlare di Lui oppure parliamo bene di Lui, è con noi nei nostri successi ed è con noi nella sofferenza, è con noi nel combattimento ed è con noi nella prova e noi saremo con Lui quando perseverando riusciremo vincitori. Tutto possiamo in Lui e tutto ciò che possiamo di buono viene da Lui.

Sempre nella seconda lettura san Paolo prega che i cristiani possano avere uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di Cristo; e comprendano qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l'efficacia della sua forza e del suo vigore.

L'ascensione di Cristo al cielo non è un segno della sua debolezza, anzi è la dimostrazione del suo potere, che possiamo efficacemente esperimentare nei sacramenti ogni volta che lo vogliamo e che dobbiamo testimoniare nelle opere ogni giorno fino al suo ritorno glorioso.

 

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