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TESTO Coraggio!

don Carlo Occelli  

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/08/2011)

Vangelo: Mt 14,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], 22subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Il vangelo è come un cielo stellato. Più lo guardi e più ti suscita interrogativi. Ti fa pensare, genera parole interiori, meditazioni intime e nuove. Non produce risposte, offre orizzonti, apre all'infinito, ti conduce ad un silenzio sottile e profondo. E ti stupisce sempre: un cielo stellato è vivo, sorgente zampillante di meraviglia ti invoglia a guardare in alto, ad entrare in esso.

Così è per la Parola di Dio: sdraiamoci come sotto i cieli di agosto, regaliamoci qualche minuto per abituare l'occhio alla contemplazione della luce nella notte e... ascoltiamo. Azzittiamo le parole perché parli la Parola. Il poeta Rilke scriveva "Ascolta, l'ininterrotto messaggio che dal silenzio si crea..."

La vacanza sia anche un tempo per ascoltare il silenzio e gustare la Parola di Gesù.

La pagina di oggi è da contemplare così, ci vogliono un po' di minuti per abituare la pupilla alla scena. È un brano profondo che cela un messaggio dell'evangelista Matteo a prima vista invisibile. Siamo ancora tutti lì sulla riva, stupiti di fronte ad una condivisione di cinque pani e due pesci che ha saziato tutti. Anzi, ne sono avanzate dodici ceste.

E Gesù che fa? Costringe i discepoli ad attraversare il lago per raggiungere l'altra riva, mentre lui se ne sale in disparte sul monte a pregare.

Perché li costringe? E che ci vanno a fare dall'altra riva del lago? E poi ci mettono una notte intera ad attraversare il lago di Tiberiade?

Mmm... dev'esserci sotto qualcosa! Si si: Matteo sta parlando della comunità dei cristiani, di tutti noi. Ai discepoli è data una missione, che è quella di portare il vangelo ai pagani: quelle dodici ceste di pane avanzato sono il segno del Pane vivo che è Cristo stesso. Cristo si spezza in ogni eucaristia perché noi lo si porti nel mare della vita, si attraversi le correnti di un'altra settimana consapevoli che non dobbiamo temere. Gesù non si ripone nel tabernacolo, si porta nella vita.

Il lato orientale del lago è abitato dai pagani, da coloro che sono lontani dalla fede. Ecco dove devono andare i discepoli con le ceste di pane!

Loro se ne starebbero volentieri da questa parte, tentati di volere un Gesù che fa i miracoli così da godersi anche loro gli applausi del pubblico, come amici del Maestro. E invece no: Gesù se ne va in disparte, invisibile agli occhi... e a loro tocca affrontare il mare aperto.

Il mare è il simbolo del caos, delle forze del male, degli ostacoli da affrontare nella vita. Si vive l'eucaristia della domenica, si contempla questo cielo stellato che è la Parola, per riappropriarci della giusta rotta ed iniziare un nuovo viaggio, nella serena pace di sapere la Stella polare.

I discepoli partono, ma pensano di essere soli. Il mare è agitato, i problemi in questa attraversata che è la vita non mancano mai, le onde sembrano anzi travolgere la nostra barchetta.

Quanti di noi si sono spesso sentiti travolti dalla notte, dal male, dalle onde alte che sovrastano? Pensiamo alla nostra società, al nostro mondo che attraversa una crisi globale, in preda alle conseguenze di sistemi fondati sull' "ognuno fa per sé", non certo sulla condivisione che moltiplica.

Pensiamo alla Chiesa, l'immagine della barca è anzitutto quella della comunità dei credenti!: nelle nostre comunità parrocchiali e negli ambienti ecclesiali non corriamo il rischio di scoraggiarci? Le difficoltà sono tante, i giovani chi li capisce, i preti sono sempre di meno, ogni gruppo pensa a se stesso, siamo sempre i soliti quattro gatti... e ci si rassegna. Si finisce col pensare che tanto non c'è mai niente da fare e si rinuncia a costruire un mondo nuovo.

Ma sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare.

Sul finire della notte, quando ancora è buio e il giorno fatica ad arrivare... espressioni che ci riportano alle apparizioni del risorto.

La luce di Cristo viene ad illuminare la notte, entra nelle tenebre attraverso la porta principale. Mi piace da morire questo Gesù che viene sul finire della notte, perché di giorno sarebbe troppo facile. Il male, il mare grosso, le difficoltà non si fuggono, ma vanno attraversate.

E quando si avvicina alla barca agitata dal mare grosso, Gesù si affida ad una parola teneramente umana: coraggio!

Quando la barca è agitata Gesù viene a me come voce semplicemente amica e mi sussurra: coraggio! Le tenebre non sono più tenebre, ci sono qui io, non avere paura. Condivisione di una presenza, non miracoli. Cielo stellato che dona la pace del cuore.

Viene camminando sulle acque. Un chiaro richiamo a libro di Giobbe dove si dice che solo Dio cammina sulle onde del mare, sul caos, sulle tenebre del male.
Quest'uomo, ci dice Matteo, è veramente Dio.

Non scoraggiamoci! Coraggio! Coraggio nei nostri cammini parrocchiali, coraggio nella tenace fiducia di costruire un mondo nuovo su questa terra, di dargli un volto di pace e di giustizia che sia in primis il nostro volto e la nostra vita!

Pietro mette alla prova Gesù. Come Satana nel deserto: "Se tu sei..."

E Gesù risponde con un verbo incantevole: vieni. Per vedere nella vita se Gesù sia veramente Dio, se meriti la nostra fiducia... non c'è altra via anche andare.

Finché Pietro va, finché lo segue puntando gli occhi su di lui, allora cammina anche lui sulle onde, proprio come Dio! Riesce cioè ad attraversare il mare, e quindi il male e le difficoltà.

Appena non segue lui, si guarda attorno, ecco la paura, ecco che comincia ad affondare. L'unica vera strategia per camminare sulle onde del mare è seguire Cristo, non c'è altro metodo per rinnovare la faccia della terra e della nostra Chiesa che seguire lui, fissare lui anche nel mare agitato.

Amico, quand'anche ti fossi distratto, anche là dove ti sentissi sul punto di affogare, c'è ancora e sempre un'ultima carta da giocare, un ultimo grido: Signore, salvami!
E ti sentirai afferrato da una mano amica.
Per ripartire.
Coraggio.
Il risorto è sempre con noi.

 

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