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TESTO Unico comune denominatore: la fede e la coerenza

padre Gian Franco Scarpitta  

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (14/08/2011)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Tutti i popoli sono destinatari dell'annuncio di salvezza che viene identificato con la Buona Notizia del Regno, che nel Nuovo Testamento coincide con il Vangelo e per ciò stesso con il Cristo Risorto. A tutti è rivolto infatti il monito alla redenzione e alla conversione in conseguenza del fatto della Rivelazione che Dio ha fatto di sé in Cristo, perché tutti gli uomini, oggetto di amore e di benevolenza del Padre, sono amati in ugual misura e alla pari sono destinatari della salvezza apportata da Dio.

Tuttavia i brani scritturistici odierni sembrano in apparenza smentire questa posizione, soprattutto nel brano evangelico, nel quale Gesù, di solito così sensibile e benigno nei confronti di chiunque gli chieda aiuto e assistenza, fossero pure i più lontani e gli sconosciuti, sembra mostrare indifferenza e freddezza nei confronti di una povera donna che lo supplica per sua figlia: "Sono stato mandato alle (sole) pecore perdute della casa di Israele" è la secca risposta che egli rivolge dopo tante insistenze a chi lo prega di porre fine alle lagnanze di questa donna. E poi soggiunge: "Non sta bene gettare via il pane dei figli per darlo ai cagnolini", espressione che si direbbe addirittura offensiva e ingiuriosa!

Sembrerebbe che Gesù voglia privilegiare solamente coloro che hanno in comune con noi la radice in Abramo, Isacco e Giacobbe, quindi i soli Giudei e Israeliti, escludendo dalle sue preferenze dalle sue preferenze tutti gli uomini e per estensione i popoli e le razze che non appartengano al popolo eletto da Dio. La donna che gli sta chiedendo aiuto è infatti una pagana che egli paragona ignominiosamente ai "cagnolini", il che rafforza ancor di più l'idea del disprezzo e della discriminazione.

I "cani" sono infatti nella Scrittura i non Israeliti, soprattutto quanti non condividono la stessa fede nell'unico Dio onnipotente e salvatore che si è manifestato al popolo dell'Antica Alleanza e nei loro confronti anche Paolo metterà in guardia tutti i credenti: "Guardatevi dai cani; guardatevi dai cattivi operai" (Fil 3, 2), collocando i non Israeliti addirittura fra la gente ripugnante, fra coloro che non meritassero le attenzioni degli apostoli, non avendo essi alcuna comunanza con la nuova Comunità inaugurata dal sangue di Cristo: la Chiesa.

Proprio Paolo però afferma la necessità di annunciare il lieto messaggio anche ai pagani. Rivolto ai Giudei egli anzi sentenzia: "Era necessario che fosse annunciata a voi per primi la Parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani." (At 13, 46). Proprio dei Gentili (appunto i pagani) convertiti egli sarà il difensore anche su certe questioni interne della Chiesa relative ad esempio alla circoncisione, e appunto lui sarà il promotore del vangelo rivolto ai pagani.

Come si spiega allora questo accanimento nei loro confronti, questa definizione blasfema di "cani" e soprattutto questa discriminazione di cui Gresù sembra inizialmente essere fautore?

E'lo stesso Paolo, nell'espressione succitata a fornirci la soluzione del problema, che è molto consolante e di sollievo:

1) la salvezza viene rivolta a tutti quanti, ma IN PRIMO LUOGO ai Giudei, non già perché li si voglia esaltare rispetto a tutti gli altri ma perché essi sono stati i primi destinatari dell'annuncio, i primi a cui il Messia è stato promesso e prefigurato nella Legge e nei Profeti, e adesso comunicato nella persona di Gesù Cristo. Essi per primi sarebbero tenuti a corrispondervi e ad aderire alla parola di salvezza che è il Vangelo.

2) Quanto ai cosiddetti "cani", essi non necessariamente indicano tutti i non credenti nel Dio di Israele, ma soltanto coloro che si ostinano a rifiutare la salvezza, persistendo nella pretesa razionalistica a loro consona e nella negazione ostinata del Dio vivente e rivelato. Tali potenzialmente potrebbero essere coloro che non condividono la nostra fede a motivo delle differenti provenienze culturali o di diverse impostazioni di formazione e di pensiero, appunto i pagani, i razionalisi e gli affermati miscredenti, e tuttavia sia Paolo che lo stesso Gesù riscontreranno che, sia pure inconsapevolmente, vi è molta più fede in questi che non nei presunti credenti Giudei.

E' il caso del centurione romano che manifesta una fede sincera e disinvolta nel Cristo, al punto da credere che basti una sola parola per guarire il suo servo malato (Lc 7,8) ed è anche il caso della donna di cui al Vangelo di oggi, la quale, sebbene pagana di estrazione e di cultura, mostra di avere una fede nel Signore molto più eloquente dei presunti "perbenisti Giudei". Ella infatti risponde a Gesù: "Anche i cagnolini mangiano i resti che cadono dalle mense dei padroni"; cioè: ai pagani basta anche un decimo di quello che il Messia fa solitamente ai padroni Giudei per essere salvati. Questa donna sorprende di conseguenza non poco Gesù, poiché manifesta di avere nei confronti del suo Vangelo una fede molto più eloquente di tutti gi atri e si mostra addirittura di esempio per tutti coloro che presumono di credere e di essere a buon punto con la propria coscienza. L'ammirazione del Signore nei suoi riguardi, come già per il centurione romano, è pertanto incommensurabile e le merita molta attenzione e il premio della guarigione della figlioletta.

Il comune denominatore non è dato quindi dall'essere Giudei o pagani, ma dalla FEDE nella Buona Notizia, cioè nell'accoglienza libera e disinvolta della figura e del messaggio di Gesù Messia, la quale può essere data a tutti, perché il dono divino di Grazia nel Cristo viene concesso a piene mani a tutti gli uomini (Rm 5, 15) come pure da parte di tutti può essere esternato e messo in atto.

Molte volte la "fede capace di scuotere le montagne" la si riscontra in grande misura in coloro che da parte nostra siamo soliti giudicare e criticare come i "lontani", o "non praticanti", senza considerare che non di rado si trova molto patrimonio spirituale in coloro che non credono piuttosto che in quanti presumono di possedere una fede forte che in realtà è solo sentmentalismo religioso. Non sempre è vero che coloro che sono distanti da noi siano peggiori di noi. A nostra vergogna non è affatto raro il caso che i "pagani" dei nostri giorni si mostrino molto più aperti, solidali e generosi anche rispetto ai sacerdoti e non esito a dire che ho potuto (purtroppo) constatare io stesso che ci si non di rado si riscontra più solidarietà e accoglienza in ambienti "laici" e non credenti piuttosto che in luoghi religiosi e clericali. Valori da noi predicati quanto all'amore, alla giustizia e alla rettitudine vengano non di rado messi in pratica da coloro che solitamente non ci ascoltano, mentre da parte di non pochi cattolici si trovano anche i più banali pretesti per non praticarli.

Se da una parte lamentiamo a ragione la spietatezza degli anticlericali nei nostri confronti, dall'altra non possiamo esimerci dal considerare che di non pochi rimproveri o condanne noi siamo meritevoli, a motivo della nostra mancata coerenza e linearità a quel Vangelo che, puntualmente da noi smentito nella prassi, viene inconsapevolmente messo in atto da quanti sono lontani da noi.

E verso i quali Dio non farà mancare la sua ricompensa molto più che a noi.

 

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