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TESTO Gesù vide una grande folla: senti' compassione per loro e guari' molti malati

mons. Gianfranco Poma

XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (31/07/2011)

Vangelo: Mt 14,13-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Dopo il "discorso in parabole" con il quale Gesù ha svelato ai suoi discepoli i "misteri del Regno dei cieli", Matteo continua il suo Vangelo con una nuova, lunga sezione (Matt.13,53-17,27) che prepara il "discorso sulla vita della comunità" (Matt.18): si alternano narrazioni e dialoghi che concentrano l'attenzione sulla formazione dei discepoli, che costituiranno le basi della Chiesa, in particolare di Pietro, la roccia sulla quale la Chiesa sarà edificata.

La Liturgia necessariamente fa la scelta di alcuni brani: per una migliore comprensione del messaggio evangelico, è buona cosa che la lettura personale supplisca ai tagli della Liturgia.

Nella domenica XVIII del tempo ordinario, la Liturgia ci presenta il brano di Matteo 14,13-21, la "moltiplicazione dei pani", particolarmente importante nella tradizione evangelica e una delle pagine più note al popolo cristiano.

Il testo si apre riferendoci che a Gesù è stata portata la notizia, dai discepoli di Giovanni il Battista, che il loro maestro è stato arrestato e ucciso da Erode. Questa informazione è importante perché ci mostra come Gesù reagisce di fronte ad un avvenimento: "Gesù si ritirò di là in barca, verso un luogo solitario, in disparte". Una reazione simile di Gesù è notata da Matteo dopo aver descritto come la folla era stata saziata: "subito dopo, obbligò i discepoli a salire nella barca e a precederlo all'altra riva, mentre egli congedava la folla. E congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare" (Matt.14,22). Così, il racconto della "moltiplicazione dei pani" è racchiuso tra queste annotazioni che riguardano il comportamento di Gesù: il punto comune di queste due reazioni è una scelta di solitudine. Si tratta della stessa reazione di fronte a due avvenimenti opposti: il primo è l'evento tragico dell'arresto di Giovanni, il fallimento che esso rappresenta, la tristezza della morte di un amico, il pericolo di morte che si profila anche per Gesù; il secondo è l'evento felice di una folla saziata, quindi di un esito positivo.

Fallimento e riuscita provocano in Gesù la stessa reazione, lo stesso atteggiamento, la stessa decisione: solitudine e preghiera. Il fallimento può condurre alla delusione, la riuscita alla illusione. Solitudine e preghiera rappresentano l'atteggiamento normale di Gesù di fronte agli avvenimenti della vita, e ci svelano che egli è essenzialmente una persona libera. Ma il Vangelo ci fa riflettere sul cammino compiuto da Gesù verso la libertà: anche per lui la libertà non è qualcosa di scontato ma è il frutto di un progetto di vita perseguito giorno dopo giorno. Anche in lui, la sorte toccata a Giovanni non può non aver provocato spavento: la paura dell'uomo indifeso di fronte al potere. Gesù in quel momento non può non aver preso coscienza di quanto non possa essere confusa la vocazione profetica con una facile missione a cui il mondo presta ascolto: la Parola di Dio ha la forza di una lama tagliente che scomoda il mondo. E per la folla saziata dei pani e dei pesci, Gesù non può non avere percepito il rischio, di cui il Vangelo di Giovanni ci rende testimonianza, di diventare motivo di illusorie speranze o di essere considerato semplicemente il Messia mandato da Dio per risolvere i problemi civili, sociali ed economici di una umanità che non sa più sentire la fame e la sete di Dio e trovare in lui la felicità. Gesù è libero perché non è schiavo delle paure che pure sente, perché è cosciente della profondità a cui la Parola di Dio conduce l'uomo, perché non si accontenta e non accondiscende agli entusiasmi facili di una umanità sazia solo perché pensa di avere risolto i problemi della fascia primaria dei propri bisogni. Gesù è libero perché è l'uomo che sa essere solo, camminare dentro se stesso, verso una profondità senza limite che si apre alla relazione con un Altro che gli parla e lo rende capace di aprirsi alla verità integrale a cui aspira. Gesù è libero perché è l'uomo che parla con Dio: vive la propria umanità in modo che essa diventi giorno dopo giorno, sino alla morte in croce, l'umanità vissuta dal Figlio di Dio. Il Vangelo è la "narrazione" dell'esperienza di Gesù, del suo cammino verso la libertà: solitudine e preghiera sono la chiave interpretativa del distendersi dell'esperienza umana di Gesù. Anche lui ha bisogno della solitudine per lasciarsi interpellare dagli avvenimenti, valutare le decisioni da prendere per non essere destabilizzato dai fallimenti e illuso dalle riuscite. Ma è una solitudine orante, fatta di dialogo con il Padre dal quale viene la luce che illumina il suo cammino dentro l'oscurità e dentro ciò che può risplendere di luce fallace nella sua vita. La solitudine di Gesù non è ripiegamento su se stesso, è ascolto, parola, dialogo con un Altro: è spazio per lasciarsi amare da Dio e per amare Lui, come Figlio che ama il Padre, e in Lui, sentire che la vita è concretezza del distendersi dell'amore. Per questo Gesù, "sbarcando, vide una folla numerosa, ne ebbe compassione e curò i loro infermi": è bellissima questa serie di verbi che descrivono concretamente le reazioni di Gesù. La solitudine di Gesù non è fuga, la sua preghiera non è alienazione: è un'esperienza dell'Amore che diventa la sua vita. Amato dal Padre, egli ama: non è cieco di fronte a una folla che lo attende, è interiormente sconvolto (Gesù è una persona appassionata!), e lasciandosi concretamente coinvolgere, guarisce gli infermi. Gesù ama i suoi discepoli, rendendoli partecipi della sua azione: accoglie anzitutto i loro poveri cinque pani e due pesci e poi li rende servitori di una abbondanza da distribuire. Non ci deve sfuggire il centro del racconto che è il cuore del messaggio evangelico rivolto, oggi, a noi: se Gesù ama le folle, ama i suoi discepoli, è perché ama il Padre ed è amato da Lui. Nel momento nel quale vede le folle nella loro povertà e i discepoli mettono in evidenza la loro impotenza, Gesù "prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani, li diede ai discepoli e i discepoli alla folla". Ancora una serie di verbi descrive la reazione di Gesù, il Figlio amato dal Padre: vede la povertà, l'impotenza, la fragilità, ma crede l'Amore, "alza gli occhi", "benedice", "spezza"il poco che ha, "distribuisce". E' il messaggio delle parabole che diventa vita: lo sguardo del Figlio vede nelle piccole cose, nella fragilità, l'infinito dell'Amore del Padre. La paura rischia sempre di attanagliare il cuore dell'uomo, impedisce la condivisione, genera egoismo: chi crede guarda gli uccelli del cielo, i gigli del campo e sa che il Padre provvede a loro. Chi crede vede le piccole cose, vede le fragilità degli uomini e del mondo: che cosa sono cinque pani e due pesci per tanta gente? Gesù prese i pani e i pesci e "alzò gli occhi al cielo e recitò la benedizione": le poche cose sono dono di Dio. "Li spezzò e li distribuì": chi crede l'amore, ama. Il miracolo è il cambiamento del cuore: le piccole cose condivise cambiano il mondo. Il piccolo seme diventa una grande pianta: la folla di gente dispersa, nutrita da pezzi di pani spezzati, diventa il popolo che cammina nella storia, riunito da uno che ha creduto l'Amore.

 

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