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TESTO Lasciamo fare a Dio

padre Gian Franco Scarpitta  

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/08/2011)

Vangelo: Mt 14,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], 22subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Elia compare improvvisamente nel primo libro dei Re mentre profetizza al re Acab una prolungata siccità. La sua iniziativa comporta che debba fuggire improvvisamente, rifugiarsi nei pressi di un torrente affluente del Giordano, dove Dio provvede al suo mantenimento per mezzo di corvi che gli portano da mangiare (1Re 17, 1-6). Sin dall'inizio della sua comparsa nella Bibbia, si mostra molto attivo, deciso e intraprendente e tale continuerà a manifestarsi anche nelle occasioni di particolare eroismo quali l'uccisione di 450 ‘profeti di Baal. Elia tuttavia mostra anche un fare sensibile, umile e dimesso per il quale è capace oltre che di azione risoluta anche di ascolto e di attenzione, di solitudine, silenzio e concentrazione, caratteristiche per le quali sa porsi di fronte a Dio e ha capacita di percepire la sua presenza e la sua Parola.

Se da una parte è animato dallo zelo per il Signore e pronto alle decisioni eroiche e inusuali, dall'altra manifesta di dovere sempre a Dio il suo coraggio, di dipendere da lui in ogni situazione, consapevole anche di poter disporre del suo aiuto in qualsiasi ambito del suo operato.

Cercare la comunione con Dio e fare esperienza della sua assistenza prima ancora di gettarsi nella confusione e nel tumulto è caratteristica di questo profeta, come già di altri personaggi noti dell'Antico Testamento quali Mosè, Geremia ed Ezechiele, come pure l'umiltà con cui constata nella sua esperienza diretta che ogni esisto missionario e obiettivo raggiunto lo si deve al Signore.

Così avviene nell'episodio di cui alla lettura di oggi. Elia era fuggito alla furia della regina Gezabele che aveva inviato turbe di uomini ad ucciderlo poiché aveva sterminato i suddetti profeti di Baal; si era disanimato di fronte a tale persecuzione così ostile e perversa e aveva anche chiesto a Dio di prendere la sua vita: "Ora basta, O Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri." (1Re 19,4).. Come tutta risposta il Signore gli aveva ridato forza fisica e morale, nutrendolo con del pane che lo avrebbe sostenuto in un cammino di quaranta giorni e quaranta notti. Ora Elia si trova presso un monte dove ha trascorso la notte in un alloggio di fortuna datogli da una grotta e sta sostando alla presenza del Signore.

E' singolare la figura del monte, da sempre allusivo nella Bibbia alla relazione fra Dio e l'uomo, o meglio alla comunicazione di un messaggio di cui Dio è fautore e l'uomo ricettore: solitamente le alture, proprio perché luoghi di comunicazione divina, sono descritte congiuntamente al dirompere della Parola divina, oppure in essi vengono descritti elementi come il fuoco, il vento e il terremoto, i quali a loro volta sottendono il presenziare di Dio. Adesso invece, per mezzo di questi stessi fenomeni naturali, si tende ad evidenziare esattamente l'opposto: Dio non si trova in nessuno di essi. E' piuttosto il mormorio di un vento leggero a convincere il nostro profeta di trovarsi alla presenza del Signore, cioè un semplice alitare che potrebbe essere confuso fra i tanti che avvengono nei luoghi silvestri, che potrebbe anche essere frainteso e interpretato come evento assolutamente banale, ma che adesso serve a descrivere inequivocabilmente che Dio si trova proprio lì.

E' significativo come Elia ci sia di monito a percepire la presenza di Dio nella semplicità degli eventi di tutti i giorni e nelle vicende solitamente ritenute irrilevanti: Dio ci si mostra a volte anche nel silenzio e non di rado l'opportunità, puntualmente da noi perduta, di percepire la sua presenza, è data dalla solitudine e dall'isolamento o semplicemente dall'escludere il chiasso attorno a noi. Isolarsi per fuggire il contatto con gli altri e per coltivare il culto di se stessi è solamente vile e inconcludente, ma quando ci si procura un ambito di raccoglimento e di solitudine come tregua prolungate dalle vicissitudini quotidiane si realizza l'incontro con Dio, si sperimenta l'intimità della comunione con lui e si vive l'intensità di un rapporto che non potrà essere che edificante. Di conseguenza ci si sente rinnovati, ritemprati e nuovamente spronati nella ripresa dell'azione e del contatto con il mondo perché la comunione con Dio trasforma la nostra vita.

Esperienze estive di campi scuola comunitari, attività pastorali e missionarie o di preghiera comune di lode e di esultanza hanno certamente il loro valore e sono anche molto costruttive; ma molte volte in esse l'incontro fondamentale e privilegiato con Dio è solamente sfiorato o rimandato, poiché si è sempre animati dal fervore della comunicazione e dell'interazione con il gruppo. La ricerca di luoghi ritirati e di periodi alquanto prolungati di silenzio e di raccoglimento con la sola compagnia della Bibbia, quali potrebbero essere gli Esercizi Spirituali o la solitudine degli Eremi e dei monasteri, costituiscono invece una parentesi molto fruttuosa che garantisce in estate che ci ritempriamo con efficacia e ci risolleviamo in vista degli impegni del nuovo Anno. Ma sono soprattutto occasione privilegiata di comunione e di incontro con il Dio che instaura con noi la sua relazione nella semplicità degli eventi e delle cose; insomma nel nostro "fermarci sul monte" alla stregua di Elia.

Anche Gesù sfugge non di rado la folla che fa ressa da ogni parte soffocandolo e pressandolo chi per un miracolo, chi per una grazia o semplicemente per ascoltare la sua divina Parola di verità: si ritira in un monte, in piena solitudine, noncurante di quanti lo stanno cercando. Ciò semplicemente per vivere l'intensità della comunione con il Padre e per riscoprire, coltivandola, la necessità della sua dipendenza da lui nell'eseguire ogni cosa. E' vero che Gesù è Dio come il Padre e partecipe di tutte le sue prerogative di grandezza e di onnipotenza, ma come Figlio dell'Uomo Incarnato concepisce necessario il bisogno di fiducia e di dipendenza nei suoi confronti e per ciò stesso di raccoglimento e di preghiera.

La sua esperienza ci suggerisce l'interrogativo su come IO cerchi la comunione con Dio, ma prima ancora su come io lasci scegliere A DIO le modalità del suo incontro con me: in che modo io lascio libero il Signore di impostare i suoi procedimenti di incontro con me? Se mi premuro nell'attivismo e nell'affacendamento continuo, molte volte solo vacuo ed esibizionistico, ebbene sarò sempre io a disporre di questo incontro, perché in tal caso è sempre mia intenzione predisporlo semplicemente con procedimenti del tutto terreni e a dir poco mediocri. Quando invece io decida di prediligere il silenzio e la solitudine, lascerò invece il debito spazio a Dio, il quale mi contatterà nel mormorio di un vento leggero.

E il colloquio con il Signore è sempre fruttuoso al meglio e realizza anche risultati impensabili come quello rappresentato dai passi di Gesù sulle acque del lago di Tiberiade di fronte allo sguardo attonito e turbato dei discepoli che credono di vedere uno spettro.

A dire il vero, non che Pietro fosse incapace di camminare anch'egli sulle acque alla pari di Gesù: di fatto egli scende dalla barca e inizia a percorrere alcuni passi sui flutti marini. A confonderlo è semplicemente il vento contrario e avverso, che lo deconcentra e lo fa cadere in acqua per essere poi soccorso dal Signore. Ma il vero incontro con Dio comporta anche il permanere in lui, il persistere fiduciosi e soprattutto la fortezza nella prova che ci è data dagli eventi (venti) che muovono in senso contrario.

 

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