PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Gioia, ma anche impegno

padre Gian Franco Scarpitta  

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/07/2011)

Vangelo: Mt 13,44-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 13,44-52

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Forma breve (Mt 13,44-46):

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Dio in Cristo si è reso uno di noi, ha sperimentato ogni vicissitudine del nostro vissuto, ha condiviso tutte le precarietà della nostra natura e se c'è un elemento dal quale ha preso le distanze, questo è stato il peccato, che nella sua condizione di Figlio dell'Uomo ha potuto concepire come realtà perniciosa alla nostra convivenza. Vivendo da uomo fra gli uomini, seppure si è sottoposto alla prova e alla tentazione diabolica nel deserto ha affrontato senza riserve la debolezza, il vizio e la concupiscienza, senza esserne tuttavia asservito: pur nella condizione di divinità, era pur sempre un soggetto umano, sarebbe potuto crollare e avrebbe anche potuto acconsentire alle proposte allettanti del Maligno, eppure ha saputo dominare se stesso padroneggiando su quanto poteva renderlo succube e sottomesso, appunto sul peccato e in lui non si trovava peccato.

Dominare sul male e sulla morte, averne ragione con l'esercizio della virtù e con la forza di volontà, saper tenere testa alla accattivanti seduzioni del mondo, fuggire alle lusinghiere proposte della corruzione, del potere e del successo economico vuol dire optare per un sistema ben differente da quello propinato dal regime di convivenza umana. Significa marciare controcorrente alla logica della perversione e della malvagità, mostrare fiducia, padronanza e serenità anche senza il retaggio del lusso e della gloria terrena .In questa ottica, il criterio della convivenza e dell'interazione diventano la giustizia, la pace, il procacciamento dei diritti degli altri alla pari dei propri, la soluzione di ogni conflitto con il ricorso al dialogo e alla solidarietà.

In una parola, nella trasformazione che Dio è venuto ad instaurare in Cristo, si realizza la novità del Regno di Dio, di cui Gesù Cristo è stato apportatore con la sua Incarnazione, che convive in mezzo allo sfacelo di questo mondo avverso ed ostile, è già presente ma avrà il suo compimento nel giorno del giudizio finale..

Non si tratta di una realtà astratta o speculativa, e se vogliamo non costituisce neppure una notizia, sia pure eclatante, almeno nel comune senso che le attribuiamo; non è un sistema filosofico o un'ideologia, e neppure un coacervo di insegnamenti e di dottrine o uno statuto di governo egemonico o dittatoriale. Come afferma lo stesso Gesù, intorno al Regno di Dio non si può dire: "Eccolo qui, eccolo là, perché il Regno è in mezzo a voi"(Lc 17, 20 - 22); non esiste alcuno strumento in grado di calcolarne la densità o lo spessore, ma semplicemente lo si riscontra attraverso i suoi effetti: "Gli storpi camminano, i ciechi vedono e ai poveri è annunciata la Buona Novella" (Mt 11, 2 - 11).. Il Regno di Dio è quindi Dio stesso, o meglio il suo presenziare e il suo agire nel mondo per mezzo delle parole e delle opere di misericordia del Cristo che con i fatti rende testimonianza di una realtà profonda che altrimenti definiremmo insormontabile e altamente utopistica.

E' una dimensione di pace, di giustizia e di uguaglianza indirizzata a tutti gli uomini, i quali non devono fungere da spettatori passivi, ma adoperarsi per l'accoglienza e la corrispondenza attiva. Il Regno comporta infatti la reazione interiore dell'uomo, nel ravvedimento e nella revisione della propria coscienza, impone un cambiamento radicale di vedute, una trasformazione decisa e convinta che sia orientata "secundum Deum". Comporta una messa al bando delle obiezioni razionalizzanti ed empiriche dell'intelletto e chiama in causa la realtà del cuore, l'apertura al Mistero e al dono.

Il Regno di Dio è insomma una realtà felice ma realistica e concreta; va' accolta con gioia ed esultanza come si addice ad un dono tanto atteso che finalmente abbiamo fra le mani, ma richiede allo stesso tempo serietà di impegno, intraprendenza e ferrea volontà, appunto come quando un uomo trova un tesoro nascosto in un campo nascosto: come può impadronirsi legittimamente di quella grande ricchezza se prima non diventa proprietario di quel terreno? Gioirà certamente di aver scoperto un tesoro, ma non trascurerà di usare astuzia, buonsenso e intelligente intraprendenza e allo stesso tempo non trascurerà sacrifici e rinunce. Di fronte alla prospettiva recataci da Gesù ci si deve quindi atteggiare con spirito di umile accoglienza e riconoscenza, con gioia ed esultanza ma anche con la decisa serietà di impegno nel voler meritare quanto ci è stato consegnato come dono: saperlo coltivare e farlo fruttificare. Il Regno di Dio non è mai una realtà statica e impenetrabile, ma tende sempre a coinvolgere l'uomo nella sua dimensione di regalità in modo tale che di questo regnare diventiamo partecipi anche noi, e questo non può che manifestarsi nelle opere di amore e di benevolenza, nonché nella comunicativa divina della riconciliazione e del recupero di quanti da Dio si sono allontanati. Da parte nostra ci si chiede quindi di vedere il Regno nella semplicità della bontà, della pace e della misericordia di cui Cristo si è fatto latore perché noi ne siamo apportatori di riflesso.

Pertanto, se diciamo di appartenere a Cristo, dobbiamo comportarci come Lui si è comportato (1Gv 2, 6) e renderci estensori presso gli altri di tutte quelle prospettive che il suo dono ha comportato per noi. Se Cristo nel suo Regno ha apportato gioia, pace, benessere spirituale e morale, da parte nostra non sarà mai sufficiente adoperarci per la pace, comunicando a tutti la gioia dell'appartenenza al Signore e della vita nel suo nome attraverso una condotta coerente. Non possiamo esimerci dal promuovere costantemente il bene e la giustizia, anche esternando l'eroismo delle scelte controcorrente. Se assumessimo anche in piccola parte un atteggiamento differente da quello egoistico e indifferente con cui procede il consorzio di questo mondo, realizzeremmo un sistema di convivenza più solidale, fiducioso e pacifico. Se non considerassimo la guerra, la vendetta e il ricorso alle armi come soluzione immediata delle nostre controversie con gli altri, si ridurrebbe la tensione e il sospetto che caratterizzano non di rado la nostra convivenza. Se non ci si desse alla corsa al potere sfrenato e al successo a tutti i costi e se non fissassimo la nostra attenzione sulle sole risorse del denaro e considerassimo seriamente ben altri valori, la serenità e la gioia caratterizzerebbero l'assetto sociale per intero. Il Regno di Dio è una prospettiva gioiosa che nel Verbo Incarnato ci è stata proposta come soluzione di vita nella fede, nella speranza e nella carità, ma non ammette fuga o pusillanimità dalla realtà del non - mondo di Dio: richiede perseveranza e determinazione nel vivere il dono di Dio nel marasma delle avversioni propriamente umane.

Gioia e impegno. Gaudio e determinazione. Caratteristiche irrinunciabili perché noi possiamo perseverare nella dinamica costruttiva del Regno di Dio per potervi regnare anche noi a pari merito con Lui.

Atteggiamento adeguato ed eloquente non può essere allora che quello insegnatoci dal saggissimo monarca Salomone, che all'esordio del suo governo non chiede a Dio fasti né onori terreni, ma semplicemente la sapienza e la discrezione, la circospezione e l'attenzione, la diplomazia e la generosità, la furbizia e la bontà e tante altre caratteristiche atte a far sì che il suo potere possa arrecare vantaggio a chiunque. Quello di Salomone è atteggiamento di umiltà e buona disposizione di chi è consapevole di assumersi una responsabilità di servizio e non di spadroneggiamento, per la quale occorre il lume della sapienza divina, del discernimento accompagnati da saggezza e umiltà. Prerogative che comunque interessano chiunque voglia intraprendere l'esperienza del Regno che ci viene donata da Dio in Cristo.

 

Ricerca avanzata  (54028 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: