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TESTO Siamo tutti seminatori

mons. Roberto Brunelli

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (10/07/2011)

Vangelo: Mt 13,1-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:

Udrete, sì, ma non comprenderete,

guarderete, sì, ma non vedrete.

15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,

sono diventati duri di orecchi

e hanno chiuso gli occhi,

perché non vedano con gli occhi,

non ascoltino con gli orecchi

e non comprendano con il cuore

e non si convertano e io li guarisca!

16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!

18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Forma breve (Mt 13,1-9):

1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».

"Ecco, il seminatore uscì a seminare..." E' l'inizio della parabola al centro del vangelo di oggi (Matteo 13,1-23); un inizio semplice, quasi banale, come ovvio ne pare il seguito: nella difficile campagna palestinese di allora, la semente sparsa "a pioggia" solo in parte cade sul buon terreno, dove darà frutto; in larga misura si perde sull'arido sentiero, o tra i sassi, o tra i rovi.

Salvo eccezioni, tutte le parabole presentano simili tratti di vita comune, a prima vista di scarso interesse: una pesca misera o abbondante, un uomo assalito dai ladri lungo una strada solitaria, un padre alle prese con le smanie dei figli, due uomini che vanno a pregare, una donna che s'accorge di aver smarrito una moneta, un'altra invischiata nel malfunzionamento della giustizia... Ci si può chiedere donde derivi il fascino di queste storielle, ancora vivo dopo duemila anni, in un mondo così profondamente cambiato. La risposta, paradossalmente, sta proprio nel fatto che esse non presentano situazioni straordinarie, ma partono sempre dai piccoli problemi in cui ci troviamo invischiati o che sappiamo potrebbero domani riguardare anche noi: i problemi di tutti, di sempre, sostanzialmente gli stessi di duemila anni fa, cambiati soltanto nelle modalità esteriori. Per questo ci coinvolgono, nell'uno o nell'altro tutti ci possiamo riconoscere; ma mentre spesso noi li viviamo in modo superficiale, annoiati o infastiditi, le parabole ce ne fanno scoprire una dimensione più profonda, che li toglie dalla banalità e conferisce anche al quotidiano tutto lo spessore della vita vera.

La parabola del seminatore ne è un esempio chiaro. Gesù la racconta, come lui stesso poi spiega, per paragonare il seminatore a Dio, la semente alla sua Parola, e i diversi tipi di terreno ai diversi modi in cui gli uomini si pongono di fronte ad essa. Chi non la accoglie resta arido come la strada; i sassi e i rovi indicano chi accoglie la Parola magari con entusiasmo ma superficialmente, senza lasciarle mettere radici, sicché alle prime difficoltà a metterla in pratica la abbandonano; solo chi davvero la fa propria darà frutti abbondanti. La parabola è dunque un invito a non essere superficiali riguardo alla fede, a prendere coscienza che accoglierla con coerenza dà valore ad ogni istante della vita.

Ma in trasparenza dalla parabola si deduce anche altro. Ad esempio che Dio non si disinteressa degli uomini; il fatto che rivolga loro la sua parola dimostra quanto egli si curi di orientarli al bene. In tal senso la parabola riprende un tema già presente nell'Antico Testamento, come si può leggere tra le altre in una bella pagina dei profeti scelta oggi quale prima lettura (Isaia 55,10-11): "Così dice il Signore: Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della parola uscita dalla mia bocca...".

La parabola del seminatore sottintende inoltre che, come Dio sparge la sua Parola sugli uomini, così fa ciascuno di noi: le nostre parole, quelle dette e quelle non dette quando invece si dovrebbe, quelle vocali e quelle mute fatte di gesti e comportamenti, non sono mai senza conseguenze; come il sasso nello stagno, sempre producono onde che si allargano a dismisura, arrivano lontano, producono negli altri reazioni, giudizi, atteggiamenti. Tante volte non ci pensiamo, ma tutti siamo seminatori. E allora, se da un lato la consapevolezza di incidere sugli altri dà senso ad ogni nostro momento e quindi afferma che in realtà la vita non è mai banale, dall'altro c'è da chiedersi che semente gettiamo intorno a noi. La differenza tra il seminatore-Dio e il seminatore-uomo sta anche in questo: Dio sparge sempre semente buona, che dà frutti copiosi in chi la accoglie, mentre noi sappiamo anche spargere semi avvelenati, che fanno soffrire. Forse a volte non ce ne rendiamo conto, ed è la nostra scusante; ma a maggior ragione dobbiamo valutare con cura quello che seminiamo.

 

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