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TESTO Quelli che sanno dire 'Padre'

mons. Roberto Brunelli

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/07/2011)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Riprende, dopo l'ampio ciclo pasquale con le sue appendici, la lettura del vangelo secondo Matteo. Riprende con il passo (11,25-30) che comincia con queste parole di Gesù: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli". Le "cose" di cui parla sono, nell'insieme, quelle relative a Dio e al suo rapporto con gli uomini, tutte quelle realtà che gli uomini non potrebbero conoscere se lui non le avesse rivelate. I piccoli, nel linguaggio evangelico, non sono i bambini ma gli umili, quelli che non pretendono di fare a meno di Dio, quelli che in sincerità di cuore si rivolgono a lui chiamandolo "Padre". I sapienti e i dotti che egli disapprova non sono automaticamente le persone colte, gli scienziati, i filosofi, i letterati e così via, ma quanti tra loro rifiutano Dio perché non entra nei loro schemi mentali, dimenticando che se vi rientrasse sarebbe al loro livello e dunque non sarebbe l'Infinito, l'Eterno, l'Onnipotente: non sarebbe Dio.

Le parole di Gesù toccano il sempre dibattuto rapporto tra sapienza umana e sapienza divina, tra ragione e fede, con tutti i fraintendimenti e le ambiguità, gli errori e i successi che in quest'ambito la storia registra. E in proposito è appena il caso di ricordare che l'intelligenza ha il diritto-dovere di riflettere, investigare, cercare di capire, ma senza la pretesa di andare oltre i propri limiti: in particolare relativamente a Chi per definizione è perfetto, cioè sta oltre i limiti umani. Per capire Lui - e sempre entro i confini delle umane capacità - occorre che sia Lui a farsi conoscere.

Questo è proprio quanto è avvenuto. La Rivelazione che costituisce l'oggetto della fede cristiana manifesta la volontà di Dio di farsi conoscere dall'uomo, e allo scopo fa appello alla sua intelligenza, che gli ha dato anzitutto per conoscere lui. E chi, da "piccolo", gli corrisponde, è investito di un dono ancora più grande, che Paolo, nella seconda lettura (Romani 8,9-13), esprime così: "Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne" (cioè non siete chiusi entro i limiti umani) "ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi".

A comune conforto va ricordato che lo Spirito di Dio, lo Spirito Santo, è dato non soltanto a chi è dotato di spiccata intelligenza o profonda cultura, ma a tutti. Ciascuno se ne avvarrà secondo le proprie capacità: chi per esplorare l'universo, lodandone il Creatore; chi per dipingere un quadro, rivelando qualcosa della bellezza di Dio; chi per scrutare quanto Egli ha detto e fatto, scoprendo la sua bontà; chi per trarne indicazioni su come vivere giorno per giorno, nella gioia di sapersi amati da lui Esempio luminoso della forza dello Spirito in noi sono i santi, tra i quali si annoverano uomini e donne di ogni età e colore della pelle, re e popolani, dottissimi e analfabeti. E con i santi riconosciuti, tanti altri cristiani che hanno lasciato testimonianze illuminanti. Uno per tutti, il poeta e drammaturgo Paul Claudel (1868-1955), il quale, convertitosi da adulto, riguardando al proprio passato scrisse: "Siate benedetto, mio Dio, poiché mi avete liberato dagli idoli; siate benedetto perché fate sì che io adori solo voi e non Iside o Osiride o la giustizia o il progresso o la verità o l'umanità o le leggi della natura o l'arte o la bellezza... Tutte queste cose sono vuote senza di voi". Espressioni che paiono echeggiare un altro celebre convertito, Sant'Agostino: "Tardi ti ho amato, o bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato! Deforme come ero, mi gettavo su queste cose belle che hai creato. Tu eri con me, ma io non ero con te; mi tenevano lontano da te le tue creature, che non esisterebbero se non fossero in te".

 

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