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TESTO Sette scene nel duomo di Mantova

mons. Roberto Brunelli

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (26/06/2011)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

La festa tuttora più nota con l'antico nome di "Corpus Domini" punta l'attenzione su un aspetto centrale della fede e della vita cristiana, il sacramento dell'Eucaristia, istituito da Gesù nel corso dell'Ultima Cena e da allora, su suo comando, celebrato di continuo con la Messa. Sacramento vitale, perché attraverso di esso il Salvatore rinnova l'efficacia del suo sacrificio: è il modo da lui ideato per far giungere i benefici della sua morte e risurrezione a quanti li vogliono accogliere, in ogni tempo e luogo. Sacramento confortante, perché adempie la promessa di Gesù che abbiamo sentito nel vangelo di qualche domenica fa: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Sacramento basilare, perché realizza nel concreto la sua Chiesa (lo ricorda oggi la lettera di Paolo ai Romani: "Noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane").

Il vangelo odierno (Giovanni 6,51-58) è parte del discorso sull'Eucaristia, tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno". Parlando a persone che conoscevano bene la storia del proprio popolo, in quell'occasione Gesù ha poi confrontato il dono di sé con un altro dono divino: "Colui che mangia me, vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono". Il riferimento è alla manna, di cui si nutrirono nel deserto gli ebrei fuggiti dalla schiavitù dell'Egitto: un provvidenziale intervento di Dio, ma un cibo materiale, destinato semplicemente alla sopravvivenza del corpo; Gesù ne fa un segno premonitore di quanto egli avrebbe poi istituito.

Di segni prefiguranti l'Eucaristia se ne riscontrano altri, nell'Antico Testamento. Un singolare ciclo figurativo, che si può ammirare nella cattedrale di Mantova entro la cappella del Santissimo Sacramento, ne individua sette. Il primo presenta la cena pasquale degli ebrei in Egitto (Esodo 12,1-11): prima di lasciare la terra di schiavitù, in ogni famiglia essi hanno mangiato in fretta l'agnello, il cui sangue li ha preservati dalla morte. Da allora gli ebrei celebrano la Pasqua, cioè ricordano quei lontani eventi, con una cena familiare; l'ha fatto anche Gesù alla vigilia della sua passione, introducendo però in quell'Ultima Cena la variante che è poi l'Eucaristia. "Prese il pane e lo diede ai discepoli, dicendo: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo sacrificato per voi... Fate questo in memoria di me".

La seconda scena del duomo illustra il ricordato episodio della manna (Esodo 16,4-15). La terza presenta l'Arca dell'alleanza (Esodo 25,10-21), considerata dagli ebrei il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo: preannuncio della divina Presenza che si realizza appunto con l'Eucaristia. La quarta scena raffigura l'altare dei sacrifici che si offrivano a Dio nel tempio di Gerusalemme (Esodo 30,38-41), ora non più necessari dopo che Gesù ha offerto se stesso come unico perfetto sacrificio. La quinta presenta il tavolo su cui nell'antico tempio si ponevano dodici pani, segno delle dodici tribù componenti il popolo d'Israele (Levitico 24,5-8): è facile vedervi il Pane eucaristico, che unifica il nuovo popolo di Dio. La sesta richiama il profeta Elia quando, nel suo cammino verso il monte di Dio, è stato sostentato dal pane mandato dal cielo (1Re 19,1-8): i cristiani trovano nel Pane eucaristico il sostegno nel cammino della vita che li porta a Dio. Analogo significato ha la settima scena, con l'episodio di Davide che non esita a nutrirsi dei pani del tempio (1Samuele 21,1-7).

Sette scene, sette preannunci: l'Eucaristia non è frutto di improvvisazione, e la sua lunga preparazione ne dice l'importanza.

 

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