TESTO Io sono il pane vivo
Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (26/06/2011)
Vangelo: Gv 6,51-58

«51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Ultime settimane davvero piene. Abbiamo iniziato le attività estive con un bellissimo musical dei ragazzi delle superiori e il Grest, con quasi trecento bambini e una cinquantina di animatori. Domenica scorsa abbiamo ricordato il quarantesimo anniversario di sacerdozio del nostro prevosto e oggi - finalmente - nella festa del Corpo e Sangue del Signore, la Chiesa ci invita a fermarci.
Tutti ci dicono di correre, di fare le cose in fretta, di non perdere tempo, di essere tonici e dinamici.
La madre Chiesa - per fortuna! - è di tutt' altro parere.
Fermiamoci, dunque.
Fermiamoci per fare il punto della situazione della nostra fede e per provare a grattare via tutte le incrostazioni fatte di abitudini, superficialità e fretta che a volte caratterizzano il nostro rapporto con l'Eucarestia celebrata nelle nostre comunità.
Fermarci per chiederci onestamente se andiamo a Messa solo per sentirci in pace con la coscienza o perché quell' incontro con Gesù è la chiave di volta della nostra settimana.
Fermarci per chiederci se la Parola che ascoltiamo e il Pane che ci viene donato sono accolti come un dono o subiti come una abitudine.
Fermiamoci per togliere dalla naftalina la nostra fede e farla respirare e brillare al vento caldo dello Spirito.
Leggo e rileggo la pagina di Giovanni che la liturgia ci propone in questa domenica. Trovo una cosa che mi stupisce e mi affascina. Gesù non dice di nutrirci della sua santità o giustizia, non dice di bere la sua innocenza e mitezza e non dice neppure di prendere forza dalla sua potenza divina. Gesù dice di prendere e mangiare la sua carne!
Gesù ci offre la sua debolezza e la sua fragilità!
Avrebbe potuto rimanere in mezzo a noi in mille e mille modi, non è forse il Figlio di Dio?
Avrebbe potuto lasciarci il segno definitivo della sua potenza o della sua gloria, tanto per convincerci per bene e togliere ogni dubbio alla nostra fede traballante.
Avrebbe potuto, certo...
E invece no!
Gesù rimane in mezzo a noi con il suo corpo, la sua storia, la sua vita appassionata d'amore, la sua trasparenza del Volto del Padre.
Mangiare la carne e bere il sangue del Signore è nutrirsi del cuore incandescente dell'amore, è assimilare il segreto di quella vita più forte della morte, è scoprire che Dio mi è più intimo di quanto io lo sia con me stesso.
Mangiare e bere di Lui è scoprire che solo Lui sfama e disseta le nostre inquietudini, che solo Lui può dare forza e direzione alla nostra vita, che solo Lui sa riempire di bellezza la nostra quotidianità.
Nutrirci di Lui significa dire il nostro "Sì" a quel progetto di vita che Gesù ha rivelato dalla Croce e farlo diventare il nostro.
Coraggio, cari amici! Lasciamoci saziare da Lui, la nostra fame d'infinito sarà nutrita dalla Sua stessa vita e dal suo stesso amore.
Buona settimana
Don Robi