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Paolo Curtaz  

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XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/07/2011)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Il risorto, la Pentecoste, il vero volto di Dio comunione, il dono del pane di vita...

Il susseguirsi di queste grandi feste, memorie essenziali al nostro percorso di fede, ci ha condotti alle porte dell'estate.

Il mese di luglio inizia riprendendo il vangelo di Matteo, più o meno là dove lo abbiamo lasciato, che ci accompagnerà nel cosiddetto tempo ordinario fino alla fine di novembre. Avremo così modo di conoscere meglio lo scriba diventato discepolo, avremo modo di cogliere la sua personale esperienza di sequela, lui, convinto delle sue scelte, ricco e temuto e che ha lasciato tutto per trovare Tutto.

Estate alle porte: tempo di riposo per molti, ma non per tutti.

Solo metà degli italiani andrà in vacanza, colpa della crisi economica che continua a mietere vittime innocenti mentre la nostra classe dirigente divaga su temi sempre meno coinvolgenti per il mondo reale.

Le giornate battute dal sole, le città che si svuotano, la politica che abbandona (temporaneamente) la pugnace e irrisolta polemica e si da appuntamento a settembre, le scuole chiuse, i campi-scuola estivi delle parrocchie...

Un tempo in cui non mandare in vacanza la fede, un tempo per ritrovarla, sotto l'ombrellone, in un sentiero di montagna, nella penombra del proprio appartamento in città.

Fatica divina
È un momento difficile, per Gesù.

La moltiplicazione dei pani e dei pesci segna l'inizio della sua sconfitta: il discorso del pane di vita ha messo in luce il progetto per molti incomprensibile del Maestro. La folla non lo trova più molto simpatico e dubita della sua sanità mentale ma, quel che è peggio, molti fra i suoi discepoli se ne vanno, anche i suoi famigliari sono preoccupati per la piega che hanno preso gli eventi e cercano di portarlo via per riportarlo alla ragione.
È qui che si situa lo splendido vangelo di oggi.

Gesù si guarda attorno: lo sparuto gruppo dei discepoli rimasto è composto da persone semplici, dagli umili disprezzati, dal popolino.

Gente dannata perché non conosce la Legge, dirà di loro il Sommo sacerdote.

Difficilmente un uomo semplice poteva anche solo conoscere gli oltre seicento precetti della Legge orale, necessari alla salvezza. Per i farisei, i puri, i perushim, il popolo era inevitabilmente condannato perché ignorava la Legge e non poteva comportarsi bene e piacere a Dio.
Da ridere.

I poveri, i semplici, invece, sono per Gesù i destinatari del Regno.
I saggi non hanno capito.

Non i farisei, non gli scribi, non i sadducei, non la classe sacerdotale, ma gli umili.

E Gesù esulta ed esalta la logica del Padre: Dio non premia i primi della classe, ma coloro che non si aspettano nulla.

Beati i poveri

Il mondo premia i ricchi e i buoni, gli intelligenti e i sapienti. La spietata concorrenza, culturale ed economica prodotta dalla nostra società emargina milioni di persone, li mette ai confini della storia. Gli Stati Uniti possiedono il 25% della ricchezza mondiale, l'Africa l'1%. I paesi emergenti, ex-terzo mondo, producono con tassi di crescita a due cifre mentre la vecchia Europa arranca sui decimali.

Ma tutto questo ha un costo impressionante e la nuova ideologia globale, l'economia liberista, accumula detriti umani.
Peggio: dalle nostre parti nemmeno il merito serve.

Giovani preparati, volenterosi, capaci sono marginalizzati, precarizzati, vivono nel limbo lavorativo per colpa di una classe dirigente e politica arroccata, autoreferenziale, miope ed arrogante. Metà dei giovani avvocati e architetti d'Italia lavora gratis in grandi studi con l'illusione di trovare una sistemazione decente.

A loro, agli sconfitti, ai perdenti, a quanti non hanno nulla se non il loro desiderio, si rivolge Dio.

E ai tanti altri che vivono momenti di fatica, che hanno l'impressione di avere perso un treno senza che nessuno dicesse loro l'orario del suo passaggio...
L'estate inizia così.

All'apice della crisi della missione di Gesù, Gesù scopre che proprio gli sconfitti incrociano lo sguardo di Dio.

Giogo

Cristo stesso sperimenta il fallimento, la precarietà. Cristo stesso deve ridisegnare i suoi progetti, assecondare gli eventi e illuminarli dal di dentro con la fede.

E ci invita a prendere il suo giogo su di noi, un giogo leggero, un peso che condivide con noi.

La crisi può diventare opportunità perché nel dolore la verità si fa più chiara.

Periferie

Il profeta incoraggia la figlia di Sion, il quartiere "figlio" della capitale Gerusalemme sorto a Nord della città santa e abitato dai fuggiaschi del Nord, nel 721, scampati alla furia dell'invasione assira. Una quartiere povero, una baraccopoli che, come sogna Zaccaria, accoglie l'arrivo di Dio in umile vesti.

Come dice la Bibbia, con forza, i poveri e i diseredati sono beati non per la loro condizione, ma perché Dio parte da loro per incontrare l'umanità.

Così inizia la nostra estate, in compagnia di Dio che incontra i poveri e gli sconfitti, che ignora i saccenti e gli arroganti, almeno lui.

Buona estate, cercatori di Dio, abbronzatevi l'anima.

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