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TESTO Commento su 1Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52

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XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/07/2011)

Vangelo: 1Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 13,44-52

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Forma breve (Mt 13,44-46):

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Le letture che la liturgia di oggi ci propone sono decisamente provocatorie, esse ci richiamano ad una seria verifica su ciò che davvero conta nella nostra vita, su ciò che davvero è essenziale al nostro cammino di discepoli del Signore.
Il filo conduttore è la saggezza del cuore. Salomone ha tutto, però si rende conto che per essere un buon credente ha bisogno dell'aiuto del Signore e nella sua preghiera chiede il dono di saggezza. E il Salmo 118 ci dice che un vero credente non è colui che ha successo nella vita o che possiede cose materiali, ma chi fonda la sua vita nella sapienza del cuore.
Allora dobbiamo domandarci: "che cosa desidero davvero dal Signore?" ed essere capaci di darci una risposta chiara, precisa, e sapiente.
Nella seconda lettura, san Paolo, utilizzando termini teologici, ci indica il disegno della salvezza, che parte da Cristo e si ricapitola in Cristo. Ci indica anche la meta a cui è finalizzata la sapienza del cuore: realizzare il disegno del Padre, quello di renderci conformi all'immagine del Figlio: a noi il saperci abbandonare con fiducia e docilità.
Nel Vangelo troviamo ancora Gesù intento ad ammaestrare i suoi discepoli parlando in parabole. Le quattro che troviamo oggi sono le ultime di sette che san Matteo raccoglie nel capitolo tredicesimo del suo Vangelo. Le prime due hanno un unico tema: decidersi per ciò che ha valore. Nella terza Gesù riprende il concetto della zizzania con il racconto della rete che aggrega tutti, buoni e cattivi, senza discriminazione. Il tema ricorrente è il Regno di Dio.
Le due parabole, del tesoro nascosto e della perla, hanno elementi comuni ed elementi diversi. In tutti e due i casi, si tratta di una cosa preziosa. Nei due casi c'è una scoperta e la persona che lo fa va vende tutto ciò che ha per poter comprare il tesoro che ha trovato. Nel caso del tesoro nascosto la scoperta avviene per caso, nel caso della perla ritrovata essa è frutto dello sforzo e della ricerca. Questo ad indicarci le vie che ci portano a scoprire una esistenza nuova, un nuovo progetto di umanità, capace di realizzare le attese più vere e più profonde dell'uomo, cioè il Regno di Dio. A noi la decisione di andare e vendere tutto ciò che abbiamo per incontrare Gesù. Occorre però cercare. I protagonisti veri delle due parabole non sono il contadino o il mercante, ma il tesoro e la perla che sono sinonimi di Dio.
Queste due parabole ci richiamano il racconto dell'incontro tra Gesù e gli apostoli: questi uomini hanno trovato il tesoro, il senso della loro vita e per Lui hanno lasciato subito tutto. Loro avevano capito subito d'aver trovato non solo un tesoro ma anche una perla preziosissima per la quale valeva la pena fare una scelta radicale.
Bisogna trovare il tesoro per avere la forza e la gioia di vendere tutto, bisogna aver prima incontrato Gesù, in maniera personale, convinta. Averlo scoperto come proprio amico e salvatore. Allora sarà facile vendere tutto. Il tesoro nascosto in un campo ci indica la gratuità della scoperta del regno, mentre la perla preziosa è frutto di una ricerca impegnativa, che il Signore benedice, ma in entrambe i casi vale la pena vendere tutto pur di possederla; si chiede un "sacrificio", ma il guadagno è enormemente superiore. Essere figli di Dio è la perla preziosa che ognuno di noi ha in se stesso.
L'ultima parabola prende lo spunto dalla pesca con la cattura dei pesci e la loro cernita sulla rive del lago. Riecheggia la parabola della zizzania: il bene e il male sono mescolati finché dura il corso di questo mondo; solo alla fine Dio separerà il male dal bene.
Alla fine Gesù pone questa domanda inquietante: "Avete capito tutte queste cose?" Segno che non lo considera scontato e quindi che non dobbiamo considerarlo scontato neanche noi.
La frase finale del Vangelo: "Ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" fa da conclusione anche del lungo discorso parabolico. Le cose nuove e le cose vecchie sono le cose della vita che Gesù ha appena proposto nelle parabole. L'esperienza che ognuno ha di queste cose è il suo tesoro, dove ognuno trova il termine di paragone per poter capire meglio le cose del Regno di Dio.
La nostra attenzione è attirata dalla rinuncia radicale a cui sembra che Gesù voglia alludere. Quel processo di innamoramento che scatta, prende tutta la persona, e da cui poi scaturiscono scelte coraggiose e imprevedibili. Uno dei bisogni primari è sentirsi preziosi, importanti, unici. L'incontro con l'altro è quando gli occhi di qualcuno si sono posati su di noi e ci hanno fatti sentire unici, noi e non altri, belli come il sole e preziosi più di ogni altra cosa.
Avere il coraggio di fare delle scelte è diventare più uomini, acquisire una perla più preziosa, tentare di realizzare con chi ci vive accanto, ma soprattutto in coppia e in famiglia, una relazione più profonda e autentica. Questa perla può essere identificata con l'amore, lo stesso amore che due sposi, due fidanzati, due persone che si incontrano, si dicono e ridicono a vicenda e vivono nel quotidiano. Tutti siamo chiamati a cercare il tesoro, il bene, il positivo che c'è in noi e nelle persone che ci stanno accanto. In ognuno di noi c'è un tesoro e c'è qualcosa di bello. Sta a noi cercarlo e tirarlo fuori. Amare è far uscire ciò che c'è di buono in me; amarti è far uscire, mettere in luce, tutto ciò che c'è di buono c'è in te.
Per vivere con gioia la fede dobbiamo sentirla come ricchezza, come dono, che porta con se tutti i fermenti del futuro nuovo di cui sentiamo l'esigenza.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Quale è il tesoro per noi? Per cosa daremmo tutto? Per cosa spenderemmo tutto ciò che abbiamo?
- Se ci trovassimo al posto di Salomone cosa avremmo chiesto a Dio?
- Sull'esempio di Salomone giovane, come aiutiamo le nuove generazioni a scoprire le loro potenzialità e a impostare il loro futuro su valori solidi?
Commento a cura di Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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