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TESTO Commenti su Giovanni 20,19-23

Monastero Domenicano Matris Domini  

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (12/06/2011)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Contesto
Per la solennità della Pentecoste il testo evangelico è ancora tratto dagli scritti giovannei ed è importante leggerlo in sinossi con il brano di Atti 2,1-11 che descrive, nella sensibilità del terzo evangelista, il dono dello Spirito al gruppo dei discepoli. L'importanza della festa liturgica e del suo senso ecclesiale, oltre che Cristologico, ci orienta nella comprensione del testo biblico; la liturgia della Parola è completata con il testo paolino di 1 Cor 12,3b-7.12-13, che ci offre un'ulteriore sfaccettatura del dono dello Spirito santo.
Il compimento della Pasqua, cinquanta giorni dopo, nella festa della Pentecoste, che in Israele celebrava il dono della Legge, ci fa comprendere il legame strettissimo tra Gesù risorto, lo Spirito santo e la vita della Chiesa. Il dono dello Spirito scaturisce infatti dalla Pasqua, è dono del Padre e del Figlio e conduce la Chiesa verso la pienezza del Regno, poiché guida, illumina e sostiene i credenti nella missione di annunciare il vangelo, continuando l'opera del loro Maestro, il Signore Gesù.
Il legame d'Amore interno alla vita trinitaria, lo Spirito divino, diviene così il vincolo che unisce la comunità credente e la rende testimone credibile nel mondo.
La pericope odierna è una parte del vangelo che abbiamo ascoltato la II domenica di Pasqua in cui l'incontro del Signore risorto con i suoi è accompagnato appunto dal dono dello Spirito santo e dalla missione; l'accento in questa solennità cade sul secondo elemento e sul ruolo dello Spirito nella vita del cristiano, tematiche anticipate nei testi evangelici delle ultime due domeniche di questo tempo pasquale.
19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
Il brano evangelico ci riporta al giorno della resurrezione, a Gerusalemme; dopo la prima parte del giorno (cfr. 20.1-18) con il ritrovamento della tomba vuota, la visita di Pietro e Giovanni e delle donne e la testimonianza della Maddalena, è giunta la sera. Il luogo in cui i discepoli sono riuniti non è precisato, l'evangelista vuole attirare l'attenzione sul carattere ecclesiale dell'evento. Ricordiamo che per Giovanni resurrezione e dono dello Spirito sono un solo evento, infatti sono collocati nello stesso giorno. Un evento unico non solo cronologicamente ma più profondamente in senso teologico.
L'indicazione della sera può inoltre far riferimento alle riunioni domenicali delle prime comunità cristiane.
Il v. 19 parla di discepoli un termine importante nel testo giovanneo, dove appare 78 volte; si tratta di una categoria fondamentale poiché definisce colui che aderisce a Gesù, che lo ha seguito nella sua esperienza storica in Palestina, ma anche coloro che fanno con Gesù un percorso spirituale nella fede, sino a vivere nello Spirito. Dunque discepoli di Gesù possiamo esserlo anche noi oggi.
I discepoli avevano chiuso le porte per paura dei Giudei (cfr. 9,22): la loro era una situazione di angoscia, che cambia radicalmente con l'arrivo di Gesù.
Il verbo venire utilizzato in questo testo, è proprio di Giovanni nel contesto dei racconti pasquali: l'annuncio "verrò di nuovo a voi" che caratterizzava il primo discorso di addio di Gesù (cfr. 14,18.28) si sta realizzando. Anche il verbo stare (histemi) è molto significativo: evoca la posizione eretta, il trionfo sullo stato del giacere che invece evoca la morte. Il suo derivato anistemi (alzarsi, risorgere) è uno dei termini tradizionali utilizzati per annunciare la risurrezione.
Gesù dunque si rende presente ai suoi discepoli e come lo fece allora, lo può fare e lo farà in ogni circostanza; il suo saluto "Pace a voi", shalom, è un dono effettivo di pace, come Gesù stesso aveva promesso «E' la pace, la mia, che io vi do; non ve la do alla maniera del mondo» (Gv 14,27).
20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù si mostra come Colui che è stato crocifisso, è un segno di riconoscimento. Nel racconto di Luca (24,36-43) Gesù mostra le mani e i piedi, rispondendo così al turbamento dei discepoli che si immaginavano di "vedere un fantasma". Egli li invita anche a toccarlo per costatare che è davvero lui, in carne e ossa.
L'insistenza apologetica del terzo evangelista non è presente nel testo di Giovanni: il gesto segue immediatamente il dono della pace; secondo Giovanni il Risorto mostra le mani e la ferita del costato, da dove era sgorgato sangue e acqua (cfr. 19,34), per mostrare la fonte dell'efficacia salvifica della sua morte. Inoltre si sottolinea l'identità tra il Signore glorioso della Chiesa e il Gesù crocifisso (cfr. Eb 2,18).
I discepoli riconoscono Gesù immediatamente e senza riserve; superando il dato sensibile, vedono il Signore nella pienezza della fede. Questo vedere compie la promessa di Gesù: «Il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete, perché io vivo e anche voi vivrete» (Gv 14,19, cfr. 16,20-22; 17,13). La gioia nasce da questo vedere il Signore, che costituisce anche un riconoscimento, secondo il senso giovanneo.
21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
Il v. 21 rinnova il dono della pace, come a dire che con la sua risurrezione Gesù ha dato inizio ad un tempo nuovo, segnato dalla gioia (cfr. 15,11; 16,20-24; 17,13; Mt 28,8; Lc 24,41.52), ma anche caratterizzato da un nuovo compito affidato ai discepoli. E' la prima volta, nel vangelo di Giovanni, che Gesù invia esplicitamente i discepoli.
Il v. 21b sembra indicare che la missione dei discepoli scaturisce dalla condizione glorificata di Gesù. Lo suggerisce la formulazione di tale mandato con la parola greca pathos, normalmente tradotta con come, che si può rendere meglio con per il fatto che.
Non è semplicemente posto un confronto tra due azioni di invio, quella del Padre nei confronti del Figlio e quella di Lui verso i discepoli, ma si indica la forte continuità di un'unica missione, ricevuta dal Padre prima da Gesù e ora dai suoi discepoli. La precisazione "nel mondo" in questo testo è sottintesa con il verbo apostello, (mandare) che esprime l'invio del Figlio, tale verbo è al tempo perfetto, a significare un mandato che ha una durata continua.
La missione quindi proviene da Dio: l'invio dei discepoli ha le stesse caratteristiche e lo stesso contenuto di quello del Figlio: glorificare il Padre facendo conoscere il suo nome e manifestare il suo amore (cfr. 17,6.26).
L'invio riguarda tutti i discepoli, quelli presenti a Gerusalemme e quelli futuri, di tutte le epoche e le zone geografiche.
22 Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo.
All'incarico segue il dono dello Spirito Santo: il gesto di Gesù alitò, riproduce quello primordiale della creazione dell'uomo (Gn 2,7, traduzione greca dei Settanta). Il Creatore aveva alitato nell'uomo un soffio che fa vivere (Sap 15,11, cfr. Ez 37,9). Il verbo utilizzato da Giovanni (emphysao) è usato solo in Genesi e in Sapienza, con lo scopo evidente di suggerire che si tratta di una nuova creazione. Gesù glorificato comunica lo Spirito che fa rinascere l'uomo, concedendogli di condividere la comunione con Dio.
Così si compie la profezia di Giovanni Battista: Gesù ha battezzato nello Spirito Santo (1,32-33), l'attesa si è compiuta nel giorno di Pasqua.
Il dono dello Spirito è in vista della missione di cui sono investiti i discepoli. Notiamo che Giovanni accorpa nello stesso giorno di Pasqua l'apparizione del Risorto e il dono della Spirito che invece nel testo di Luca sono distanziati da quaranta giorni, come testimonia At 2,1-11. Più che una differenza cronologica abbiamo un'impostazione diversa della riflessione, la prima attenta al legame tra i due eventi, la seconda preoccupata del legame con le feste ebraiche e del percorso pedagogico che Gesù fa compiere ai discepoli, per comprendere la sua vicenda e poterla testimoniare (cfr. Lc 24,27.44-49).
23 A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Con riferimento a Mt 26,28 e riportando un dato comune ai vangeli, ora Giovanni esplicita il contenuto del mandato affidato ai discepoli. Si parla del perdono dei peccati, il dono della misericordia, strettamente collegato al dono dello Spirito citato poco prima.
La fedeltà di Gesù al Padre nella sua passione e morte ci ha guadagnato la salvezza che si concretizza nell'accoglienza del peccatore e nella condanna del peccato. Grazie alla vittoria di Cristo la salvezza divina ha prevalso sulla tenebra e raggiunge ogni persona, attraverso il ministero dei discepoli.
La formulazione in positivo e in negativo di questo versetto proviene dallo stile semitico che esprime attraverso una coppia di contrari "rimettere/trattenere" la totalità del potere misericordioso trasmesso dal Risorto ai discepoli (cfr. Mt 16,19;18,18; Gv 1,29; 10,15; 1Gv 1,7). Salvezza per chi crede ed accoglie il dono di Gesù, condanna per chi non si apre a Lui con fede.
Possiamo leggere in questo versetto anche un riferimento al giudizio operato sul mondo incredulo dalla morte di Gesù e spesso presentato dal testo giovanneo.
Meditiamo
1) Confrontare il testo di Atti 2,1-11 e il vangelo, Gv 20,19-23, per far emergere i tratti comuni relativi al dono dello Spirito santo.
2) Percepisco la presenza dello Spirito Santo nella mia vita? Come alimento questa presenza e questa conoscenza? In quali occasioni l'ho sperimentata con forza?
3) In che modo comprendo il legame tra la resurrezione di Gesù e l'azione dello Spirito santo nella mia vita?
Preghiamo
Salmo Responsoriale (dal salmo 103)
Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.
Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,

io gioirò nel Signore.
Colletta
O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo. Per il nostro Signore

 

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