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TESTO Lo Spirito della gioia

don Luigi Trapelli

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (12/06/2011)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,19-23

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Oggi sta crescendo un atteggiamento che potremmo definirlo di paura. Si ha paura degli altri, dell'altro, dello straniero, di chi la pensa in modo diverso rispetto a me.

Le porte dei discepoli sono chiuse per timore dei giudei e noi rischiamo di vivere la stessa situazione.

Se dovessimo analizzare in profondità il testo del Vangelo, ci accorgeremmo come anche noi, come cristiani, stiamo vivendo in una realtà di paura, come l'atteggiamento dei discepoli.

La paura è collegata al nostro futuro di uomini, di società, perché vorremmo capire cosa comporterà dare un futuro ai nostri figli. Cosa produce questo lavorare, produrre nel commercio a ritmi vertiginosi, per cui non si ha più il tempo di fare altre cose o, comunque, di un sereno contatto con la propria famiglia.
Oggi sentiamo dire spesso: "Non ho tempo".

Non ho tempo per dialogare, per pensare, per incontrarmi con calma con le persone, per fare del volontariato o comunque dei piccoli servizi nell'ambito di un comunità cristiana o civile. Questo stress poi che accumuliamo, lo paghiamo con sedativi, tensioni, malumori e, per i giovani, la fuga in ciò che appaga più facilmente e così via.

La grande paura è quella di perdere la nostra identità di uomini, di persone che sanno ragionare con la propria testa, di svolgere un lavoro che soddisfi, che non spersonalizzi, di vivere una vita più umana e meno di corsa.

In questo contesto, Gesù entra nella nostra vita, nei nostri cuori a volte di pietra.

Entra perché ritorniamo ad essere felici delle cose che facciamo, entra per farci capire che la vita cristiana è quel grande bene che, solo, illumina le nostre giornate.

Il dono dello Spirito trasforma le persone, le cambia, donando la gioia di vivere.

Le nostre liturgie dovrebbero sprigionare questa forza, la carica di chi è raggiunto dallo Spirito di Dio. Non ha senso uscire dalla Messa con la faccia triste! Significa smentire l'efficacia del dono che abbiamo ricevuto nel sacramento.

Affinché lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo, come recita la seconda prece eucaristica.

Gli apostoli ricevono lo Spirito e parlano in varie lingue, non hanno più paura, testimoniano il Vangelo e mettono tutto in comune, cambiando lo stile della vita.

Sono talmente felici che si fanno capire da tutti, perché l'entusiasmo contagia sempre.

Pensiamo a chi si sta impegnando perché la gente ritorni al dialogo, formando dei gruppi, delle attività in cui le persone si sentano coinvolte in prima persona e tornino a dialogare con il vicino che adesso salutano solo per rispetto.

Formare piccoli gruppi di cristiani in cui la gente possa sentirsi serena, accolta, per dibattere, per parlare dei problemi, per vincere quell'individualismo che sta minando i nostri rapporti umani.

Pensando alla discesa dello Spirito Santo, rifletto su questo grande dono vissuto tra la primavera e l'estate, offerto ad una Chiesa fatta di persone concrete che hanno bisogno di maturare e di crescere. E' lo Spirito dell'unità di fronte alla diversità, di identità, di rapporti umani nuovi, di impegno nelle cose che facciamo. Lo Spirito ci dona il coraggio di osare, di tentare, di resistere alle pressioni della massa, facendo autocritica alla nostra persona.

Vieni Spirito Santo datore dei beni, padre dei poveri, dammi un raggio della tua luce, affinché possa guidare il mio umile cammino.

 

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