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TESTO Amate i vostri nemici

don Romeo Maggioni  

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II domenica dopo Pentecoste (Anno A) (26/06/2011)

Vangelo: Mt 5,2.43-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,2.43-48

2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

La vicenda ‘uomo' ci torna sempre strana: ha nel cuore attimi di bontà, a volte di eroismo, entro però un amalgama di male, di egoismi e di miserie.

Ma non sono le spiegazioni psicologiche o sociologiche a scioglierne l'enigma. La Bibbia dell'uomo ha uno sguardo ben più a fondo: dal cuore, dalla sua libertà, dalla sua coscienza nascono bene e male; e più a fondo ancora, dal suo riferimento a Dio può scaturire la spiegazione del male e una possibile vittoria del bene. Uscito buono da Dio Creatore, l'uomo s'è divelto da Dio tagliandosi le radici sane; ora solo il ricupero di una sua identità originaria, quale figlio di Dio e fratello d'ogni uomo, può ridare forza di riconciliazione con sé e con gli altri per una possibile convivenza.

Solo il vangelo può dare una vita buona, dicono i nostri Vescovi, impegnando la Chiesa Italiana a far fronte all'emergenza educativa.

1) A Sua immagine

"Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gen 1,31). In particolare Dio affidò tutto all'uomo, "dando loro potere su quanto la terra contiene". Creò nell'uomo la coscienza quale capacità per il discernimento morale: "Li riempì di scienza e d'intelligenza e mostrò loro sia il bene che il male. Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita". Gli mise nel cuore il senso religioso capace di percepire il legame e la fiducia in un Dio tanto generoso: "Pose il timore di sé nei loro cuori, per mostrare loro la grandezza delle sue opere. Stabilì con loro un'alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti". Un disegno, quello di Dio Creatore, che chiamava l'uomo a una serena collaborazione nel gestire il creato e la propria vita secondo una legge naturale iscritta nelle profondità dell'opera che Dio aveva fatto. Chiedendo l'impegno di osservare questi statuti: "Disse loro: Guardatevi da ogni ingiustizia! e a ciascuno ordinò di prendersi cura del prossimo" (Lett.).

E' meglio ribadire questo stretto legame tra la nostra natura creata e le regole che la devono reggere. La nostra è una macchina che non abbiamo fatto noi. Nelle sue linee di fondo noi riceviamo la vita già essenzialmente strutturata, prima di ogni nostra scelta libera, anzi spesso prima ancora di una sua più vera conoscenza. Ha quindi le sue regole che richiedono di essere rispettate, altrimenti la macchina si rovina. "La vita (l'utero) è mia e la gestisco io!", è lo slogan della nostra cultura malata di emancipazione, soggettività esasperata, e quindi di relativismo morale, allergica ad ogni ‘verità' che non sia il proprio utile personale. Col risultato che la macchina si rompe e la convivenza diviene impossibile perché più niente abbiamo in comune sul quale accordarsi. E' il caos anche delle nostre "democrazie impazzite" che non riescono più ad accordarsi sul quel pacchetto di valori che chiamiamo bene comune.

Paolo, davanti a una società non meno corrotta della nostra, fa una analisi spietata e un giudizio ben preciso: l'uomo ha abbandonato Dio, e Dio ha abbandonato gli uomini alle loro voglie, loro "che si dichiaravano sapienti". "Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi". E segue una descrizione che è la copia di quel che ci squaderna la tv ogni sera: "Do li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia". Anzi, peggio ancora: "Pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa" (Epist.).

2) Siate perfetti

Il male non è ineluttabile e può - e si deve - correggere! Gesù è venuto a riportare la nostra identità di uomini alla loro progettazione iniziale, cioè sana e buona, rinnovandoci con la sua Grazia e riformulando l'ideale morale mediante la nuova legge del vangelo. "Avete inteso che fu detto.., ma io vi dico". Anche questo è sempre un punto da chiarire: "Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento" (Mt 5,17). Il vangelo non è un di più per anime pie, ma l'unica e definitiva legge dell'uomo se vuol essere veramente uomo. Il meno è meno umanità e disordine. Come si costata! Necessariamente il buon grano si deve distinguere dalla zizzania: "Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?". Dentro un mondo da rinnovare - da umanizzare - c'è il credente che accoglie e vive il modo vero di essere uomini, come inizio e come segno. Cioè.. sale, luce, lievito, così che l'uomo nuovo si espanda.. per contagio!

Il riferimento allora non è alla cultura pagana in cui siamo immersi, o alle mode culturali, ma l'alto riferimento deve essere a chi ci ha creati, il ritorno a guardare quella impronta divina che è costitutiva in noi: "Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste". Semplicemente per essere "figli del Padre vostro che è nei cieli". Il quale brilla anzitutto per un amore di padre rivolto a tutti, con imparzialità, generosità e gratuità: "egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti". E' questa larghezza di cuore che è richiesta a chi si sa beneficiario lui di tale premura divina e quindi alla pari con tutti sentiti come fratelli di unico Padre. E' solo questo alto sguardo - e quindi queste motivazioni soprannaturali - che possono fondare una relazione diversa e superiore antro la bassa marea del nostro egoismo!

Solo così allora non diviene più assurdo il comando di "amare anche i propri nemici e pregare per quelli che vi perseguitano". Dai nemici ci difendiamo, per i nemici si richiede giustizia; Gesù invece dice di chiedere perdono e di lasciare con fiducia che sia Lui a fare giustizia per noi. "Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia" (1Pt 2,21-23). L'argine vero del male è il perdono e la misericordia, richiama continuamente il papa in mezzo a tanti conflitti insanabili. Paolo sintetizza questo atteggiamento col dire: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene" (Rm 12,21).

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E' solo frutto dello Spirito questa cambiare la faccia della terra col cambiare il cuore di ognuno. "Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,22). Se li sperimentiamo - almeno un poco - in noi, significa che la Pentecoste anche quest'anno è passata su di noi!

 

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