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TESTO PENTECOSTE: il dono dello Spirito Santo

mons. Antonio Riboldi

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (12/06/2011)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

È grande la solennità della Pentecoste: Dio si fa ancora più vicino con la discesa dello Spirito Santo. È davvero il natale della Chiesa. Uno scrittore affermava: 'Benché Gesù Cristo dopo la resurrezione si è fatto vivo ai nostri occhi, nondimeno sentiamo che Egli vive con noi, perché sentiamo il Suo Respiro. Chiamo 'respiro di Gesù Cristo' l'effusione dello Spirito Santo. La prima volta, che il genere umano sentì questo potente respiro, fu il giorno della Pentecoste. (Fornari)

Sembra di assistere con questo dono del 'respiro di Dio', al racconto biblico della stessa nostra creazione, quando Dio, dopo avere composto con il fango l'incredibile frutto del Suo Cuore, che siamo noi, lo rese partecipe della Sua stessa Vita, infondendogli il Suo 'respirò.
L'uomo non può stare da solo: da solo è come fosse 'morto'.

Creato da Chi è la stessa natura dell'Amore, che è Dio, l'uomo ha bisogno, come dell'aria che respira, di essere amato e di amare. Senza amore si sente come 'paralizzato': non riesce a capire e vivere la sua grande vocazione e realtà: 'il respiro dell' Amore'.

'Senza di Me - ha detto Gesù - non potete fare nulla", Io sono la vite, voi i tralci '.

E per dare quasi un'immagine comprensibile, ci definisce 'dimora" in cui sceglie di 'abitare' lo Spirito Santo.

Ma così gli Atti raccontano la cronaca di questa grande Solennità della Pentecoste:

"Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso un rombo dal cielo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano gli Apostoli. Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro ed essi furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito Santo dava loro di potere esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore e dicevano: 'Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E come mai li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?

Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e della Libia, vicino a Curne, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio". (At. 2, 1-11)

E così, come 'nati da nuova creazione" gli Apostoli, non solo comprendono chiaramente in loro quanto era accaduto e quanto avevano ascoltato da Gesù, ma, con la conferma che Lui è veramente il Figlio di Dio, grazie a questa manifestazione e dono, a cui si accompagna una straordinaria potenza, a loro sconosciuta, iniziano a proclamare la Parola di Dio con coraggio, sulle stesse piazze da cui pochi giorni prima erano fuggiti per la paura.

Lo Spirito Santo era ora in loro 'come di casa', le loro voci erano la voce dello Spirito, che diffondeva la Buona Novella, il Vangelo per tutti gli uomini; le loro mani erano le mani dello Spirito che compiva prodigi, per confermare quanto la voce proclamava.

Con la discesa dello Spirito Santo, la Chiesa aveva un 'Ospite', che assicurava parola e coraggio di vita.

"L'anima della Chiesa - afferma Paolo VI - è lo Spirito Santo. Il Principio, cioè, invisibile e soprannaturale che fa vivere la Chiesa di Cristo, diffondendo in essi la grazia abituale, che percorre le sue membra, che conferisce alla Chiesa la sua natura di umanità collegata con Cristo e le infonde poteri e carismi, ne crea la coscienza e ne guida la storia".

È consuetudine che ogni cristiano, ad una certa età, riceva il sacramento della Cresima: è il giorno della nostra Pentecoste.

Non so, da vescovo, a quanti fratelli nella fede, ho fatto dono della Cresima o Confermazione. Credo che tutti almeno abbiate il ricordo dell'unzione sulla fronte e del piccolo schiaffo, come a confermare la forza che si deve avere nella vita, da cristiani.

Confesso che, a volte, forse per una non appropriata formazione, ho avuto - ed ho - come l'impressione di offrire un Dono non compreso, che per troppi si riduce ad una festa esterna. Eppure lo Spirito è quella Presenza e Forza interiore che guida tanti a dare alla vita veramente un senso carismatico, fino a farli capaci di gesti grandi, fino ad accettare di vivere e morire da martiri.

Chi infatti dona la forza di essere cristiani, come tanti nel mondo, dove esserlo è rischiare il carcere o la morte? O chi non scorge in tante nostre famiglie quel 'respiro dello Spirito', che rende i genitori veri testimoni del Vangelo?

È davvero immensa l'opera dello Spirito, in tutto il mondo: la Pentecoste è un 'oggi' ovunque. Basterebbe leggere ciò che avviene in tanti Paesi, dove cristiano è sinonimo di emarginazione o

martirio. O basterebbe, a volte, ascoltare persone che fanno esclamare: 'Davvero è ispiratà. È davvero grande l'azione dello Spirito, 'vero respirò di tanti.

L'apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, descrive i tanti modi con cui lo Spirito Santo si dona, che
poi sono l'esperienza nella vita.

Fratelli, nessuno può dire: 'Gesù è il Signore', se non sotto l'azione dello Spirito Santo.

Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito. Vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità di tutti. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un solo corpo, così anche Cristo. E in realtà tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito, per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi, e tutti siamo abbeverati a un solo Spirito". (Cor. 12,3-13)

Chiunque di noi può chiedersi, anzi deve, che posto abbia lo Spirito Santo nella sua vita quotidiana, nel ruolo che siamo stati chiamati a vivere, nella testimonianza, come quella degli Apostoli, che è - o non è - la nostra vita.

Ogni giorno, anche ora che scrivo a voi queste riflessioni, mi chiedo quale sia l'azione che permetto allo Spirito di esercitare sul mio agire e, scrivendo, mi interrogo se ogni parola 'esce dalla bocca dello Spirito'... perché non posso permettermi di donare parole mie, che possono essere solo vuoto, e sarebbero solo una mancanza di rispetto nei confronti di chi mi legge.

Tutti hanno diritto di poter cogliere 'il respirò dello Spirito in ciò che scrivo.

Ho sempre davanti a me i tanti Suoi doni. Da ragazzo, preparato da un sacerdote santo, mi fu comunicato lo Spirito nella Confermazione, che invitava ad essere forti nella fede.

Più grande ancora quando, ordinato sacerdote, mi furono unte le mani, che sono lo strumento del ministero pastorale, dall'Eucarestia all'Unzione degli Infermi.

Da vescovo, solennemente, mi fu donata la pienezza dello Spirito e fu unto tutto il capo. Che responsabilità. È dunque giusto, non solo davanti a Dio, ma verso tutti coloro che incontro nel ministero, che attraverso l'annuncio della Parola o la celebrazione Eucaristica, si 'senta il respiro dello Spirito'. Non è possibile essere vescovi e neppure cristiani, senza dare un segno, anche se piccolo, dello Spirito che è in noi. Questa Presenza operante dello Spirito non può che suscitare in noi, nella Chiesa, lo stupore di sentire la Sua opera in noi.

Tornano le parole, piene di commozione e gratitudine, di Paolo VI:

"Grande ora è questa che offre ai fedeli la sorte di concepire la vita cattolica come una dignità e una fortuna, come una nobiltà e una vocazione.

Grande ora è questa che sveglia la coscienza cristiana dall'assopimento indolente in cui per moltissimi era caduta, e la illumina di nuovi diritti e doveri.

Grande ora è questa che non ammette che uno possa dirsi cristiano e conduca una vita moralmente mediocre, caratterizzata dall'osservanza stentata di qualche precetto religioso e non trasfigurata dalla volontà positiva, umile e tenace sempre, di vivere la propria fede in pienezza di propositi.

Grande ora è questa che bandisce dal popolo cristiano il senso della timidezza e della paura, il demone della discordia, la viltà degli interessi soverchianti quelli spirituali.

Grande ora è questa in cui la Pentecoste invade di Spirito Santo il Corpo Mistico della Chiesa e gli ridà un rinato senso profetico". (Paolo VI giugno 1957)
Preghiamo con la Chiesa:

"Vieni Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni Padre dei poveri, vieni Datore dei doni, vieni Luce dei cuori. Consolatore perfetto, Ospite dolce dell'anima, dolcissimo Sollievo.

Nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto.

O Luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza nulla è nell'uomo, nulla senza colpa.

Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che sono in te confidano, i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna".

 

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