PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Da Babele al Cenacolo, tutta colpa dello Spirito

don Alberto Brignoli  

don Alberto Brignoli è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (12/06/2011)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,19-23

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

All'inizio della sua storia, l'umanità si sentiva numerosa e forte.

Voleva evitare di disgregarsi, voleva "farsi un nome", voleva contare qualcosa in faccia a un Dio comodamente e beatamente seduto lassù nei cieli che si divertiva a dettare i ritmi dei tempi e delle stagioni, a dare indicazioni morali e ad opprimere le sue stesse creature con leggi e doveri difficilmente eseguibili da poveri mortali. E come se non bastasse, quando l'umanità provava a divertirsi un po', il Dio dei cieli apriva le sue riserve e scaricava sulla terra una quantità tale d'acqua da annegare ogni forma vivente in pochi istanti; ancor prima, aveva tolto all'uomo la sua più bella caratteristica, la somiglianza divina, solo perché aveva ceduto alla tentazione di voler essere come lui, immortale.

E allora, dopo un po', risistemate le cose e perfettamente riasciugatasi la terra dai 40 giorni di diluvio, gli uomini iniziano a parlare tra di sé, e a dirsi l'un l'altro: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra" (cfr. Gen 11). E non era uno scherzo. Dio stesso, che conosce bene l'uomo, sapeva che ce l'avrebbe potuta fare: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile".

E poiché Dio ci vuole bene e, anche se non lo capiamo, usa mille modi per dirci continuamente che anche se siamo potenti non siamo "onni" - potenti, risistema le cose: capovolge la punta di quella torre, fatta di un solo popolo e una sola lingua, e la scaraventa sulla terra, facendola di molti popoli e di molte lingue, e gli uomini non si compresero più. E questo perdura fino ad oggi, secondo la logica dell'uomo: siamo tanti, siamo diversi, abbiamo costumi diversi, usanze diverse, stili di vita diversi, lingue diverse, teste diverse... è davvero difficile andare d'accordo! Se poi ci si trova a vivere insieme, sullo stesso fazzoletto di terra, le incomprensioni diventano tremende, e addirittura pericolose, violente, assassine... Meglio allora che si torni ognuno a parlare la propria lunga, nel proprio territorio, con i propri usi e costumi, e alla larga chi cerca di invadere quel poco che abbiamo! È tutto perfettamente logico, secondo la logica dell'uomo.
Ma non secondo la logica di Dio.

Il quale, un giorno, anzi, una sera di un giorno di festa, "mentre il giorno stava per finire", decide di riprendere in mano il discorso di prima, di molto tempo prima, e getta sulla terra "un rombo", pungente, simile alla punta di quella torre fatta di un solo popolo e di una sola lingua, e dove questo rombo arriva fa lo stesso di tanto tempo prima, fa "parlare in altre lingue".

Ma, inspiegabilmente, fa anche l'esatto opposto: attraverso molte lingue invia la nuova umanità perché a tutti, all'unisono, "annunci le grandi opere di Dio". Ciò che a Babele - perché ideato dall'uomo - fu causa di divisione, a Gerusalemme, la sera di Pentecoste, diventa motivo di unità perché ideato da Dio.

Ecco il paradosso di Dio: ciò che l'uomo vuole unire per creare contrapposizione a lui, Dio lo divide per creare unità intorno a lui. E per di più, fa questo attraverso un gruppo di Galilei, uomini di quella regione da cui difficilmente "potrà mai venire qualcosa di buono": pescatori, esattori del fisco, politici eversivi, forse anche qualche terrorista... questo erano, quel gruppo di Galilei. È proprio il caso di dire che Dio scrive dritto sulle righe storte della nostra storia.

Quando l'uomo pensa di una persona "questo è un bambinetto", Dio lo riempie del suo Spirito e lo fa Re d'Israele.

Quando uno pensa a sé come a "l'ultimo degli apostoli, l'infimo, quasi un aborto", Dio lo riempie del suo Spirito e lo fa Apostolo delle Genti.

Quando uno vorrebbe scappare da Dio e vorrebbe non parlare più di lui, e nemmeno vorrebbe più pensare a lui, Dio lo riempie del suo Spirito come di un fuoco che non può più contenere.

Quando i muratori gettano via una pietra perché non serve a nulla, Dio la riempie del suo Spirito, e la fa testata d'angolo.

Quando l'uomo si rende conto di essere una nullità e un peccatore, e chiede a Dio di allontanarsi da lui, Dio lo riempie del suo Spirito e lo fa pescatore di uomini.

Quando noi pensiamo che la diversità sia segno di frammentazione e di debolezza, Dio manda il suo Spirito, e fa dell'umanità "un solo corpo".

Quando noi (soprattutto noi preti) pensiamo che mettere insieme molti "carismi", molti "ministeri", molte "operazioni" rappresenta una perdita di tempo nell'attuazione delle nostre idee pastorali - che tra l'altro poche volte coincidono con le idee di Dio - egli ci fa capire che la diversità è il luogo in cui si manifesta lui stesso, che è "un solo Spirito", "un solo Signore", "un solo Dio".

Quando lo Spirito soffia sulla Chiesa, anche se in apparenza sembra che venga a scompigliare le cose, così come un "vento che si abbatte gagliardo" non può che scompigliare i capelli di chi si trova per strada, in realtà porta freschezza, porta voglia di vivere, porta voglia di fare, ma soprattutto porta la pace.

"La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato", Gesù avrebbe potuto entrare in quel luogo che aveva le porte chiuse "per timore" e rimproverare i discepoli che non volevano credere all'annuncio della sua Resurrezione da parte delle donne. Invece, dona loro il suo Spirito, dà loro il potere di perdonare, li manda in missione, ma soprattutto - e per ben due volte - dice loro: "Pace a voi".

Certo, lo Spirito non ti lascerà in pace, ma di sicuro ti dona la pace. Come un cuore che batte, che non lascia in pace il corpo, anzi lo agita, ma proprio per questo gli dà vita.

Che Dio ci liberi da una fede fatta di certezze statiche e acquisite, e che, sia pur balbettanti e insicuri, bruci le nostre teste dure ancora una volta, come allora, con quelle "lingue come di fuoco", e ci sbatta per strada ad "annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio".

 

Ricerca avanzata  (53942 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: