TESTO Segno del Regno

Non dobbiamo avere paura della peste che ammorba questo mondo, ci dice indirettamente Luigi Gonzaga: essa è più nobile di tutte le ricchezze che si possono possedere, non in se stessa, ma in quanto segno che ci rimanda al vero tesoro della vita.

Morire a 23 anni tra gli appestati, a loro servizio, dopo aver rinunciato agli onori e alle cariche umane, riesprime la Chiesa in un movimento nuovo e maturante, attraverso le scelte che anche noi oggi siamo chiamati a fare, in questa direttiva, con l'attenzione a questa dimensione, in questo stile di sensibilità cristica.

La Compagnia di Gesù, che accoglie e modella Luigi a livello culturale, ma sopratutto aprendo la sua umanità alla umanità del Cristo che cammina nel mondo, riattiva nella dimensione umana odierna la ricerca del vero bene, dell'oggettiva verità, della sensibilità spirituale incarnata nella profondità delle piaghe umane.

Servire così nel mondo al Regno di Dio equivale a condividere con Cristo il cammino della storia che si fa Regno, che si potenzia di energia di Amore divino, invisibile ma tangibile nell'esperienza del segno, che ricollega il divino e l'umano nel soffrire della storia, che si apre a un parto nuovo: quello che genera la novità della presenza di Dio attraverso il suo spirito.

Luigi, un uomo spirituale, ma anche estremamente e coraggiosamente umano, materiale, fino ad arrivare a condividere la lebbra e il marcire umano, per trasformarlo in concime atto per la propria crescita e la testimonianza della potenza del Regno.

In Luigi possiamo ritrovare vigore per affrontare con il coraggio di Dio le prove della nostra storia, e per ritrovare nella storia dell'umanità il segno amoroso di un Dio che soffre e spera, condivide e fa risuscitare, si annienta disperdendosi in tutto.