PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Io sono con te tutti i giorni

Marco Pedron  

Ascensione del Signore (Anno A) (05/06/2011)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Oggi la chiesa celebra la festa dell'Ascensione: Gesù sale al cielo. Può sembrare un addio, un abbandono, un distacco: in realtà, anche lo è. Ma la verità più grande è che Lui è sempre con noi (28,20). Se ne è andato non per abbandonarci ma per restare ancor di più con noi e dentro di noi. Dio adesso non ha più suo Figlio per farsi vedere, per mostrarsi, per rendersi visibile. Adesso ci siamo noi! Se potessimo credere anche solo un briciolo a questa verità, ci ritroveremo con il fuoco dentro.

Queste righe chiudono il vangelo di Mt che finisce proprio così. Mt 28 è il capitolo della resurrezione. Nei capitoli precedenti (26-27) Gesù è stato condannato.

I sommi sacerdoti pensavano: "Finalmente Gesù è morto così adesso possiamo dormire tranquilli". In realtà, invece, non sono affatto contenti. La sepoltura non era stata molto gradita dalla autorità religiose perché aveva scombinato i loro piani.

Gesù era stato condannato come un maledetto da Dio, un eretico, e i cadaveri dei giustiziati, appesi sulla croce, venivano lasciati lì finché cani e avvoltoi non ne avessero completato lo sfacelo. Venivano poi gettati in una fossa comune solo quando si aveva bisogno di nuovi pali a cui appenderne altri. Era credenza, infatti, che senza sepoltura, non ci sarebbe stata la possibilità di risurrezione. Era una condanna definitiva su questa vita (crocifissione) e anche sull'altra (impossibilità della resurrezione). Ma non era stato possibile fare così per Gesù. Giuseppe d'Arimatea infatti ottiene il corpo di Gesù e lo seppellisce (27,57).

Ma anche i farisei sono nervosi e tesi. Si sono ricordati di quello che Gesù aveva detto: "Il Figlio dell'uomo rimarrà nel cuore della terra per tre giorni e tre notti" (12,40). Per questo vanno da Pilato (insieme ai sommi sacerdoti) e gli dicono: "Guarda che quell'uomo (neppure lo nominano; lo chiamano solo "impostore" 27,63) mentre era vivo ha detto che dopo tre giorni sarebbe resuscitato..." (27,62-66). Così viene messa una guardia al sepolcro e per sicurezza viene perfino sigillato.

Non c'è mai nessuna sicurezza per chi ha paura; non bastano mai gli accorgimenti e le protezioni per chi vive nella paura.

Ma la verità ha le ali: nessuno può fermare il suo volo. Gesù, infatti risorge. Il vangelo è ironico: il morto, Gesù, è vivo e i vivi (le guardie) sono "come morte" (28,4: "tramortite").

A questo punto i sommi sacerdoti e gli anziani sono terrorizzati: e adesso, che si fa? La loro grande paura è di perdere prestigio e credibilità presso il popolo; per questo occultano la verità.

Così s'inventano una storia ridicola. Danno una buona somma ai soldati (con i soldi si comprano non solo le cose ma anche le persone!) e dicono loro: "Voi dite così: I suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato mentre noi dormivamo. Se poi la cosa verrà all'orecchio di Pilato, ci penseremo noi a lui" che vuol dire: "Compreremo anche lui con i soldi" (28,13-15). Storia ridicola: vuoi che le guardie abbiano dormito? Come hanno fatto a non accorgersi? E se dormivano, come fanno a dire che sono stati i discepoli?

Pensavano di fermare Gesù; in tutte le maniere (pressioni, rifiuto, derisione, assassinio, menzogna) hanno cercato di soffocare la vita. Ma la Vita, se è vita, non si può fermare. Mai!

Guardate le storie di molti santi: sono stati messi al bando, torturati, rifiutati ed espulsi dalle autorità, lasciati soli, uccisi, eppure... Se un uomo viene da Dio non lo può fermare nessuno, neanche la morte! Gesù fu arrestato (messo in catene) ma non fu arrestato (non si fermò il suo messaggio).

Adesso Gesù incontra, da vivo, da risorto, i discepoli. Li incontra in Galilea (luogo della vita) e non a Gerusalemme (luogo della morte). In certi luoghi non si può incontrare il Signore, così come in certe persone: sono ambienti mortiferi, vuoti, dove regna solo l'odio, l'invidia, la rabbia.

In Mt Gerusalemme viene presentata fin dall'inizio in una luce sinistra e mortale (2,3), città che uccide e lapida gli inviati di Dio (23,37).

Il vangelo dice che li incontra sul monte che Gesù aveva loro fissato (l'articolo determinativo indica che si tratta di quel preciso monte e non di uno a caso; proprio quello e nessun altro). Che monte è?

Il vangelo di Mt conosce bene "il monte" (5,1): è il monte delle beatitudini. Su quel monte Gesù darà le linee chiave della vita cristiana: avere un cuore grande in modo da poter contenere il mondo; essere vulnerabili in modo da poter percepire Dio e sentire la gioia e il dolore proprio e di ogni uomo; avere un cuore vivo, che pulsa, che vibra, che sente, che piange, che lotta, che è capace di misericordia; operare scelte radicali ("avete inteso che fu detto, ma io vi dico"), lasciar andare ciò che non ha più senso; percepire e manifestare il proprio compito per cui si vive (essere sale e luce); avere una fiducia incondizionata e smisurata in Dio che ci protegge, che nutre gli uccelli del cielo e veste i fiori del campo; non giudicare nessuno e non credersi superiori di qualcuno; non usare nessuna violenza, fisica, psicologica, morale, genitoriale, per asservire gli altri.

Dov'è che incontri il Signore Iddio? Qui su questo monte. E' qui che Gesù "fissa" l'incontro (28,16). Chi si incammina su questo monte, chi percorre il sacro cammino dell'anima, "vede" il Signore.

Le persone chiedono spesso: "Cosa dobbiamo fare per incontrare il Signore?". Ma la vera domanda non è: "Cosa fare" ma: "Cosa essere".

Il monte delle beatitudini è il cammino dell'anima. Se vuoi incontrare Dio, purifica la tua anima, rendi trasparente il tuo cuore, porta la luce nel tuo buio, cambia i tuoi schemi rigidi e fissi.

Il Risorto non è un'esperienza per pochi eletti: è per tutti! Tutti noi possiamo vederlo. Non solo gli apostoli, ma anch'io posso "vederlo": purché m'incammini su per quel monte. Là sopra ci sarà l'incontro.

C'è un uomo che si può permettere tutto. Con i suoi soldi si può comprare tutto quello che gli serve. Dice: "Vorrei incontrare il Signore: perché mi sento sempre così vuoto?". Per forza, perché tu fai conto sui tuoi soldi, quella è la tua ricchezza e ti fidi solo di loro. Solo chi si affida a Dio, solo chi lascia le certezze e le sicurezze, può incontrarlo. Beati i poveri: non c'è spazio per Dio per chi ha qualcos'altro nell'anima. Beati i poveri che sanno perdere le false sicurezze per trovare l'unica cosa che può sostenere nella vita: Dio.

Un altro uomo dice: "Non lo sento il Signore, non mi riscalda, non mi dà niente, è solo un bel pensiero; a che mi serve andare in chiesa se non ricevo niente?". Ogni volta che "sta male" cerca di non pensarci, di far finta di niente, non si ascolta. Non vuole far contatto con il proprio dolore, con la propria sofferenza. Quando emerge fa di tutto per annegarla, per dimenticarla, per accantonarla. Così si è costruito una corazza nel cuore: per non sentire la sofferenza non sente più niente. E' diventato impermeabile a tutto, praticamente morto nell'anima. Beati gli afflitti! Beati quelli che sanno piangere, commuoversi e sentire il proprio dolore e quello del mondo!

C'è una persona che dice: "Mi piacerebbe venire agli incontri sul vangelo, è che è tardi alla sera". Un altro: "Se avessi più tempo verrei di più in chiesa". Si mangia solo ciò di cui si ha fame. Se non c'è il desiderio, la voglia, la brama, l'attrazione, la spinta, non si fa nulla. Beati quelli che hanno fame e sete di cose vere, profonde, della verità, dell'autenticità: perché solo costoro troveranno ciò che cercano e Dio, che è la realtà più vera, profonda e autentica.

Un uomo dice: "Questo mondo fa schifo! Non ti puoi fidare di nessuno! Tutti ti fregano! Tutti pensano a sé!". Giudica sempre: "Questo ha questa cosa che non va... quello ha quell'altra cosa che non va...".

C'è un uomo che va dal dottore: "Che cos'ha?", gli chiede il dottore. Allora l'uomo inizia a dire toccando con il dito indice le varie parti del corpo: "Dottore, ho male qui (tocca con l'indice la testa), ho male qui (tocca il petto), ho male qui (tocca il ginocchio), ho male qui (tocca il piede): ho male dappertutto, dottore". Allora il dottore lo guarda e gli dice: "Mi faccia vedere il dito". Prende il dito indice lo guarda e poi il dottore gli dice: "Lei hai il dito rotto!".

Non è sbagliato il mondo che tu giudichi di continuo; non è che tutto intorno a te sia nero, ma sei tu che hai addosso gli occhiali neri e non vedi altro che questo. Beati i puri di cuore! Beati quelli che hanno occhi trasparenti! Beati quelli che vedono le cose per quello che sono, che non hanno nessun paio di occhiali addosso: solo a questi sarà data la visione di Dio. Dio è dappertutto, in ogni cosa: nel fiore, nel cielo, nel volto, nel dolore e nella gioia. Ma se tu hai gli occhiali...!

Quant'è facile dire: "Questo è sbagliato; così non si fa!; ti ordino di fare così!; non mi interessa quello che pensi!; non me ne frega niente!; se non ti va bene, vattene a casa". Quante volte tagliamo corto e così pensiamo di aver sistemato le cose! Quante volte usiamo la violenza del nostro potere: "Qui comando io!; io sono tuo padre; io sono l'autorità, ecc.". Beati quelli che, invece, sanno valorizzare il positivo: "Qui c'è questa cosa di buono: il resto no, ma questa è proprio buona; è proprio una buona idea!; troviamo ciò su cui siamo d'accordo". Val più un gesto d'amore e di positività che mille ore di negatività e di giudizio. E se non siamo d'accordo su tutto, guardiamo a ciò che intanto ci unisce. E se siamo su due sponde diverse, troviamo un ponte per incontrarci. E se l'altro fa qualcosa di positivo, anche se non è come lo faremo noi, riconosciamoglielo. E se c'è un po' di verità, anche solo un po', non buttiamo via tutto, ma riconosciamola. E se l'altro ha una posizione diversa dalla mia, ascoltiamola: forse è vera, forse mi è scomoda, forse ha un po' di verità, forse mi costringe a cambiare, forse è solo un altro punto di vista. Solo così si costruisce la pace, l'unione. La violenza genera violenza; il dominio genera oppressione; l'autoritarismo crea schiavi e la fretta non crea niente se non che risposte semplicistiche.

I discepoli vedono Gesù e lo riconoscono. Alcuni però dubitano (28,17). Di che cosa dubitano? Non certo che Gesù sia il Signore: se si prostrano vuol dire che lo riconoscono come Risorto. E di cosa allora?

In un altro episodio del vangelo Gesù cammina sulle acque. Anche Pietro, sull'invito di Gesù, cammina sulle acque. Ma quando si spaventa, perché il vento è forte, affonda. Se hai paura, affondi! Allora Gesù lo rimprovera: "Uomo di poca fede perché hai dubitato?" (14,30-31). E' lo stesso dubbio. Lo stesso dubbio torna durante la crocifissione di Gesù: "Ma noi ce la faremo a stargli vicino, rischiando anche noi, come lui?". E infatti scappano tutti (23,56).

I discepoli non dubitano del Signore; dubitano di sé: "Ce la farò?; e se avrò una malattia perderò la fede?; e se poi prenderò paura?; e cosa mi accadrà?; e ne vale la pena?; avrò la forza poi per andare avanti?; ne ho le capacità; ma io posso fare questo?; ne sono capace?; ma io non valgo tanto!".

Il giorno prima dell'uscita viene un ragazzo con il proprio genitore. I bagagli sono pronti e il ragazzo, di nove anni, è deciso a venire all'uscita di due giorni. Saluta il genitore e sta per salire in pullman. Il genitore gli dice: "Sei sicuro di voler andare via?". "Sì!". "Ma non è che poi ti senti solo?" (insinuazione del dubbio). "No, non credo papà!". "Va bene, allora vai. Sei proprio sicuro allora che non vuoi rimanere a casa?" (il ragazzo inizia a tentennare: il dubbio inizia a farsi strada). "Credo di sì, non sono sicuro, sicuro". "No, perché se non sei sicuro lo sai che puoi rimanere a casa con me". "Forse mi sa che è meglio che rimanga a casa, papà". "Fai come vuoi, sai che io ti lascio libero; se vuoi andare vai; se vuoi per sicurezza rimanere a casa con me, rimani a casa". Il ragazzo è rimasto a casa. Quel ragazzo non aveva dubbi. Ma il genitore gli ha insinuato: "Non è che non ce la fai?". E il ragazzo, accettando l'insinuazione del genitore, ha materializzato il dubbio: "E' vero, non ce la faccio!".

Il dubbio è un buco nella diga: la farà crollare, è solo questione di tempo. Per questo Gesù invitava a non avere dubbi: "Il vostro parlare sia sì, sì, no, no" (5,37). Se esitate alla fine capitolerete.

Il dubbio incrina il senso del nostro valore. Il dubbio è quella voce sottile ma terribile che ti dice: "Non ce la farai; è troppo per te; non hai le forze; ma chi ti credi di essere?; mollerai, ecc.". Il dubbio è l'arma che spezza il nostre valore, i nostri sogni e i nostri slanci.

Un ragazzo è stato chiamato ad un provino calcistico da una squadra di serie A. L'allenatore gli ha detto: "Sai che botta, sai come ci starai male se poi non passi?". E non ci è andato. Lascialo provare, no?! Come tagliare le ali ad un aquila!

Albert Einstein fu bocciato in terza media in matematica (dico Einstein!). E i professori gli dissero: "Non ce la farai mai!". E infatti lui non imparò mai quella matematica: ne inventò un'altra.

Quante volte sentiamo quella frase: "Non ce la fai! Lascia fare a me! Lascia stare! E se poi ti succede che...". E' la terribile voce del dubbio che ci impedisce di credere in noi. E il dubbio crea la realtà.

Fate questo esperimento: vi mettete d'accordo con i vostri amici e il giorno in cui vi ritrovate scegliete uno e gli date tutti lo stesso messaggio, contrario a quello che lui vive. Facciamo, ad esempio, l'ipotesi che il vostro amico quel giorno sia proprio felice e stia bene. Arriva uno e gli dice: "Ma che faccia brutta che hai oggi!". Poi dopo un po' un altro gli dice: "Ma stai male, cosa ti è successo?". Poi un altro: "Ma sei ammalato, sei pallido!". E via dicendo. Dopo un po' il vostro amico si sentirà davvero male.

Il dubbio crea insicurezza, mancanza di valore in sé e paura; la fiducia crea forza, valore e sicurezza.

Gesù si fida dei discepoli, crede in loro e li invia: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni" (28,19). Vi immaginate la faccia dei discepoli: loro dubitano di sé e Lui li invia in tutto il mondo.

Un amico mi ha parlato della pirobazia (firewalking, l'arte di camminare sul fuoco senza bruciarsi). Ti preparano, fanno un lavoro su di te e sulle tue convinzioni, e poi ti fanno passare a piedi nudi sul fuoco. Tu dici: "No, impossibile!". E, invece, lo si fa e non ci si brucia. E' una capacità che tutti abbiamo: basta solo aver un po' di fiducia.

Per i discepoli si trattava non di fare una camminata sul fuoco ma di camminare una vita "sul fuoco", di andare ad annunciare qualcosa di incredibile; sarebbero stati presi per matti, sarebbero stati derisi, forse perseguitati o magari torturati o perfino uccisi. I discepoli non credono in sé ma Gesù conosce il loro valore e ciò che hanno dentro, per questo li manda.

Non si può realmente credere in Dio e non credere in sé. Non perché si è dei superman, degli ironman o dei supereroi ma solamente perché Lui abita in noi. Se Dio è in me allora io ho una forza divina. Aver fede in sé non è tanto aver fede in se stessi ma in ciò che abita dentro di sé.

Per questo Gesù dice loro: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (28,20). Non temere: se dubiti di te ricordati di chi c'è con te, ricordati di chi c'è dentro di te.

Questa frase è da ripetersi ogni mattina che ci si alza: "Tranquillo, io sono con te tutti i giorni".

Marito e moglie, quarantenni, scoprono, adesso che i figli sono lontani per gli studi, di essere lontani fra di loro, di non avere più molte cose da dirsi, di non avere neppure il piacere di stare insieme. Allora li prende il dramma e l'angoscia: "Ma abbiamo sbagliato tutto? Ma abbiamo vissuto solo per i figli? Ma è finito il nostro amore?". "Io sono con te tutti i giorni": potete trovare nuove e più profonde ragioni per stare insieme.

Una donna non riesce a lasciarsi andare con il compagno nella sessualità. Lo vorrebbe ma proprio è bloccata. Lei lo sa il perché: quand'era piccola ha avuto "le attenzioni" dello zio. Per lei contatto, sessualità, carezze sono uguale a violenza e abuso. "Io sono con te tutti i giorni": hai dentro di te la forza per affrontare. Parlane, liberati dal nodo, fa uscire la rabbia e il dolore e torna ad essere una donna libera e liberata.

Una donna sta aspettando un figlio: i medici le hanno detto che avrà una grande disabilità fisica e mentale. Lei e suo marito sono nel panico totale: "Ce la faremo? Che ne sarà di noi e di lui? Riusciremo ad amarlo? E se poi non ce la facciamo?". "Io sono con te tutti i giorni": avrai, giorno per giorno, la forza di affrontare questa situazione, non farti spaventare e confida che Lui è con te. Se guardate a ciò che vi è davanti cadete nell'angoscia totale e più grande; sentite e confidate che Lui è con voi.

Un uomo si rende conto di essere vuoto dentro, di aver vissuto una vita di superficie, di essere grande (ha quarantacinque anni) ma di essere dentro ancora il bambino che fa i capricci con la mamma (oggi è la moglie). "Alla mia età, padre, come faccio a cambiare?". "Io sono con te tutti i giorni": inizia, passo passo, Lui è con te, Lui sarà la tua forza e ce la farai.

Una donna dice: "Io penso sempre. Mi sono accorta di avere una paura terribile della vita; ho paura di essere felice, di lasciarmi andare, di piangere, di sentire. Non ce la faccio, è troppo grande la mia paura!". "Io sono con te": tutto è possibile per chi crede, non aver paura, piano piano si fa!

Il direttore commerciale di un'azienda è stato messo di fronte ad una scelta: "O fai come vogliamo noi (che vuol dire: "Stai ai nostri giochi sporchi di potere") oppure te ne puoi andare". "Io non voglio sottomettermi, ma come farò poi? E se non trovo lavoro? E chi mantiene la mia famiglia?". "Io sono con te tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
Quando hai paura: "Io sono con te";
quando ti senti solo: "Io sono con te";
quando nessuno è con te: "Io sono con te";
quando ti vergogni di te: "Io sono con te";

quando senti di non avere le forze, quando ti vien da gettare la spugna, di lasciarti andare: "Io sono in te";

quando ti dici: "Io non ce la faccio più", ricordati: "Io sono con te";

quando non sai dove trovare la forza, ricordati: "Io sono qui dentro di te";

quando non sai più dove aggrapparti, cosa fare o dove sbattere la testa, ricordati: "Io sono in te".

In ogni situazione ricordati sempre: "Io sono con te tutti i giorni". Non ci sarà mai un giorno della tua esistenza in cui tu sia solo o abbandonato. Lui è e sarà sempre con/in te.

Quando il Signore disse a Mosè: "Ora va'! Io ti mando dal faraone per far uscire il mio popolo dall'Egitto", Mosè gli disse: "Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall'Egitto gli Israeliti". Cioè: "Ma sei matto Signore! Ma io non sono nessuno; è una cosa impossibile! E' una pazzia!". Ma il Signore gli disse: "Io sarò con te" (Es 3,10-12). Così fece e così fu.

Pensiero della Settimana

Se guardo a me: "Non sono nessuno".
Se guardo a te: "Tutto mi è possibile".

 

Ricerca avanzata  (54025 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: