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TESTO Commento su Luca 22,1-23.56

Monastero Domenicano Matris Domini  

Domenica delle Palme (Anno C) (28/03/2010)

Vangelo: Lc 22,1-23.56 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 22,14-23,56

14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

21«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». 23Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.

31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

39Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

47Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». 49Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.

52Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.

63E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, 64gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». 65E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio 67e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». 71E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

1Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

6Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

13Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; 15e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». 17[..]

18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». 19Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.

20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

La passione secondo il vangelo di san Luca
Il racconto della passione (con inizio dal tradimento di Giuda) presentato dal terzo vangelo è molto vicino alla versione di san Marco (considerato il testo base della tradizione), ma presenta pure delle varianti molto personali, sia nello stile che negli episodi narrati.
Quello che colpisce in tutti e quattro gli evangelisti è la precisione cronologica e dei luoghi con cui questi ultimi giorni vengono descritti, molto diversa dalla genericità del resto della vita di Gesù. La liturgia della domenica delle Palme del ciclo C ci propone il testo di Luca iniziando dal 22,14.
Le omissioni del terzo vangelo sono piuttosto numerose e riguardano:
- l'unzione di Betania da parte di Maria, prima dell'ultima cena;

- la fuga dei discepoli e alcuni particolari della preghiera nel Getsemani;

- l'accusa da parte di falsi testimoni e il silenzio di Gesù durante il processo;

- le offese da parte dei soldati romani e dei passanti sotto la croce;

- il grido di abbandono sulla croce e il riferimento ad Elia;
- la reazione di Pilato alla notizia della morte di Gesù.
Episodi propri di san Luca sono invece:
- alcune parti del discorso di Gesù durante l'ultima cena (22,15-17.24-30.31-33.35-38);
- l'angelo che lo consola nel Getsemani (22,43-44);
- l'incontro con Erode durante il processo (23,6-12);

- le dichiarazioni di Pilato circa l'innocenza di Gesù (23.4.13-16);
- il lamento delle donne sulla via della croce (23,27-31);

- il dialogo fra Gesù e i due malfattori crocifissi con lui (23,39-43);
- come le altre parole di Gesù in croce (23,34.46).
Anche nel racconto della passione san Luca si serve di un proprio stile letterario e utilizza con libertà le sue fonti, mettendo in luce gli aspetti più vicini alla sua teologia.
Egli cambia in diversi punti l'ordine dei fatti soprattutto riguardo al processo davanti al sinedrio, che secondo il terzo vangelo si riunisce al mattino e non durante la notte, e nella descrizione della crocifissione. Per la descrizione dell'ultima cena è chiaro il legame con 1Cor 11,23-26, probabilmente perché la comunità lucana la utilizzava nel culto.
In Luca come in Matteo si nota, rispetto al testo base di Marco, la tendenza a inserire e amplificare particolari secondari (per Matteo gli episodi della morte di Giuda, di Pilato e delle guardie posto davanti al sepolcro, di sapore un po' leggendario; per Luca il discorso di addio alla cena e il dialogo con i due malfattori crocifissi). Segnaliamo anche che il terzo vangelo è il solo in cui Gesù compie un miracolo durante la passione (cfr. 22,50), gesto che sottolinea ancora una volta la misericordia di Gesù e l'attenzione dell'evangelista medico a questo particolare.
Il racconto della passione in san Luca è come la tappa conclusiva del cammino di Gesù (vedi 9,51) che attraversando la Galilea lo ha portato sino a Gerusalemme (cfr. anche 9,31; 13,32) e più profondamente la fine della sua vita terrena e della sua missione e insieme il passaggio verso la gloria, la resurrezione.
Questa strada comporta la sofferenza e la croce, sentite come necessarie (vedi 17,25; 24,26), un percorso che Gesù ha percorso per primo, come modello per i cristiani. Essa è pure l'ultimo acerbo confronto con il demonio che apparentemente più forte (22,53), verrà sconfitto.
Lo stile del racconto lucano è quello dell'insegnamento e dell'esortazione dove Gesù, Maestro e Signore, è caratterizzato con i tratti del giusto che soffre con pazienza, perdonando, diventando il modello del soffrire innocente. Gli altri personaggi attorno a lui rivestono ruoli diversi, spesso positivi (le donne, il popolo, gli apostoli, i romani) altre volte negativi (le guide di Israele); al centro c'è sempre Gesù che rimane padrone della situazione anche nei momenti più tragici, attraversando la prova con serenità perché consapevole che essa fa parte del disegno divino (22,42.53s).
Luca evita di proposito i toni forti e non riporta gli episodi più violenti e infamanti per Gesù (omette le accuse dei falsi testimoni, cfr. Mc 14,55-61, le offese da parte dei soldati romani e dei passanti sotto la croce, cfr. Mc 15,16-20.29-30; e prima ancora non dice esplicitamente che Giuda bacia il maestro, Lc 22,47-48, e che gli apostoli fuggono, cfr. Mc 14,50). Al contrario ricorda il lamento pietoso delle donne (23,27-31). Nello stesso modo dalla croce Gesù pronuncia solo parole di perdono e confidenza, omettendo il grido di Gesù (cfr. Mc 15,34-35).
Nel racconto della passione emerge anche una considerazione positiva dei romani, visti più come strumenti nelle mani dei sommi sacerdoti che hanno l'iniziativa nella condanna di Gesù. In questa benevolenza verso i pagani è presente anche un elemento apologetico, prezioso per le prime generazioni cristiane: il cristianesimo non è una religione pericolosa per l'ordine costituito.
Ma anche per i giudei, certo più colpevoli per la loro conoscenza del piano divino nelle Scritture, resta aperta la via della conversione (23,34) offerta nella Chiesa.
Il significato salvifico della morte di Gesù in san Luca è espresso con caratteristiche ellenistiche non semite; non insiste quindi sul carattere espiatorio della croce, ma piuttosto sulla vittoria della resurrezione. Essa è legata alla morte che resta il luogo dell'obbedienza di Gesù Figlio al Padre (vedi 9,22; 13,33; 17,25; 22,37; 24,7.26), e anche dell'effusione dello Spirito.
Luca vuole circi che con il suo comportamento Gesù ha aperto una via salvifica per ogni uomo, la sua passione costituisce inoltre un invito alla conversione per tutti (23,47-48).
La fede che salva è legata al Risorto, ma per nascere deve passare attraverso l'accoglienza del Crocifisso (cfr. At 2,22s; 3,12ss; 4,8ss i grandi discorsi kerygmatici di Pietro). La croce è la porta che conduce alla resurrezione, l'evento decisivo che apre al tempo della Chiesa. In san Luca la passione perde il suo carattere crudo, di scandalo e ignominia e appare una via, certo dolorosa, ma indispensabile, da percorrere con serenità e fiducia, sull'esempio di Gesù stesso.
Il racconto di Luca ha evidenti elementi di contatto con quello di Giovanni, forse perché quest'ultimo ha conosciuto il terzo vangelo, oppure per l'utilizzo di una fonte comune.
Un discorso a parte è la datazione della pasqua e la collocazione della cena con i discepoli e della morte di Gesù, diversa per i sinottici rispetto a Giovanni.
Perché gli evangelisti narrano la passione di Gesù?
L'evento pasquale, quindi la passione morte e resurrezione di Gesù, è il centro della fede cristiana e quindi è uno degli elementi che fin dall'inizio hanno ricevuto una formulazione scritta (vedi 1Cor 15,3ss) sia per la catechesi e il culto, sia per l'annuncio missionario e la difesa contro le accuse dei giudei o dei pagani, molto presto anche in una forma unitaria (come è facile costatare nella lettura dei testi). Il testo primitivo della passione era utilizzato soprattutto in ambito cultuale, quando la comunità si riuniva per pregare e ricordare i fatti della passione morte e resurrezione; poi in ambito missionario, nell'annuncio del vangelo e infine nella catechesi in cui i nuovi credenti apprendevano in modo più esauriente e profondo il senso e la portata delle parole e della vita di Gesù il Signore e Salvatore.
Il racconto della passione non ci offre solo una descrizione cronologica dei fatti accaduti, ma soprattutto costituisce uno strumento di comprensione, per cogliere il significato della morte di Gesù e il suo valore teologico. Le prime comunità cristiane hanno elaborato questi testi partendo dal ricordo dei testimoni (la comunità primitiva di Gerusalemme) e riflettendo sui testi della Scrittura. L'A.T. in particolare i salmi 22 e 69 e i cantici di Isaia sul servo sofferente di Javhé, (in Lc 22,37 abbiamo l'unica citazione esplicita nei vangeli del quarto canto del servo di Javhé - Is 53,12) hanno illuminato lo scandalo della morte sulla croce e gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù con la luce delle profezie sul Messia e sull'intervento di Dio.
Nei racconti poi emerge la consapevolezza che le singole comunità aveva acquisito sull'identità di Gesù; la Cristologia propria di ogni evangelista (in Luca più sviluppata che in Marco per esempio, dove emerge la regalità di Cristo e anche un elemento escatologico).
Meditiamo
1) Leggere attentamente la passione del vangelo di Luca: cosa colgo nell'atteggiamento di Gesù durante la sua passione? Cosa dice alla mia fede?
2) I diversi personaggi che ruotano attorno a Gesù nel racconto della passione quale messaggio mi trasmettono?
3) Le parole di Gesù durante la passione. Emerge un tema dominante?
Preghiamo
Salmo responsoriale (dal Salmo 21)
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,

lo tema tutta la discendenza d'Israele.
Colletta
O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio...

 

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