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TESTO Pazienza, operai del campo!

Paolo Curtaz  

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XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/07/2002)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 13,24-43

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Un'altra parabola dalla penna del nostro (ormai) amico Matteo: il campo seminato a zizzania.

Zizzania: una terribile erba infestante che si arrampica e soffoca la pianta buona e - dice la parabola - grano buono e erba malvagia crescono insieme, convivono, devono spartirsi il terreno. La saggezza del padrone ci stupisce: rimanda a casa propria gli zelanti servi che volevano un bel prato all'inglese, devotamente motivati a strappare la zizzania, "Pazienza", dice il padrone, per non correre il rischio di strappare il grano buono nella foga risanatrice.

Parabola luminosa, evidente, quella di oggi: la Parola seminata domenica scorsa, il Regno di Dio cresce spartendo il campo con la tenebra, l'oscurità, la zizzania. E' l'esperienza che tutti i figli della luce prima o poi fanno: dopo duemila anni di Vangelo, talora proprio nei paesi tradizionalmente cristiani, l'erba malvagia sembra soffocare l'annuncio di salvezza.

A parole tutto funziona, ma nei fatti dobbiamo arrenderci all'evidenza: nonostante Cristo ci abbia salvato, l'uomo stenta ad imparare.

Attenti, amici, a non cadere nella solita lamentazione di noi pii cattolici incompresi dal mondo malvagio eccetera... la salvezza è cosa seria e il Maestro Gesù sa che luce e tenebra si affrontano. Ma che le tenebre fanno più rumore. Sfogliate un qualche quotidiano e vedrete litanie di fatti orribili, leggerete del punto di non ritorno di molte situazioni, di raccapriccianti fatti di cronaca, di situazioni di ingiustizia all'apparenza insanabili; bene: voltate pagina e vedrete l'ultima notizia di gossip, la pubblicità del nuovo ritrovato per restare in forma venduto a caro prezzo.

Non c'è che una cosa peggiore del male: abituarsi ad esso, renderlo quotidianità ineluttibile, fingere di ignorarlo, pensare che fra luce e tenebre - forse - è in fondo meglio vivere in un bel nebbione.

In equilibrio fra delirio di onnipotenza per cui il male è sensazione soggettiva, ed un vetero-moralismo che troppe volte rende noi cristiani rabbiosi farisei, la Parola di Dio squarcia le tenebre con un'idea immensa: pazienza.

Pazienza figli del regno, pazienza, lasciate fare a Dio il suo mestiere. Pazienza, discepoli del Maestro, viviamo tempi bui, in cui la ragione e la fede devono farsi strada con fatica in mezzo all'indifferenza e all'insignificanza.

Pazienza, discepoli del Nazareno, la guerra è già vinta, il giorno è avanzato, la verità - immensa - come torrente sotterraneo sta raggiungendo il mare. Io credo questo, amici, sul serio, credo che il Regno avanza. E mi stupisco nel crederlo, mi commuovo davanti al silenzioso grano che cresce nello sguardo di chi ama, nel gioco puro del bambino, nel gesto generoso di chi - in nome e per conto del Rabbì Figlio di Dio - pone gesti di luce nelle tenebre fitte.

Pazienza, discepoli di colui che è venuto a portare il fuoco, pazienza nelle nostre povere e poco credibili comunità parrocchiali, pazienza nel vedere - nude - le fragilità dei nostri compagni di viaggio, pazienza quando un connaturale istinto di superiorità ci fa giudicare - con piglio tutto devoto - i fratelli che ancora (e sempre) misureranno la loro debolezza.

E - infine - pazienza con te stesso, fratello che leggi. Sappiamo bene che la voglia di dividere il mondo in buoni (noi) e cattivi (loro) ha portato i discepoli su orribili sentieri di violenza, in passato. No: come raccontava Youssef, parroco palestinese di una comunità mazziata da arabi e israeliani, per i cristiani il nemico non è mai l'altro, è dentro ciascuno di noi.

Allora, senza cadere in perniciosi autolesionismi, guardiamo dentro noi stessi la zizzania (e - per una volta - chiamiamola per nome!) e guardiamo al grano buono seminato dal Signore. Pazienza, amico che leggi, se ti sembra che troppe tenebre ancora rovinino la tua vita: abbiamo tutta la vita per imparare a vivere, pazienza se pensavi di essere un prete migliore, un catechista migliore, un marito migliore: talvolta la bruciante esperienza del limite (Pietro insegna) ci spalanca la diga della misericordia. E ci rende simile a questo saggio padrone del campo.

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