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TESTO Figli del "fai da te", e orfani di Dio

don Alberto Brignoli  

VI Domenica di Pasqua (Anno A) (29/05/2011)

Vangelo: Gv 14,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Ringrazio Dio di essere giunto alla maturità accompagnato e sostenuto da entrambi i miei genitori, e di averli ancora tutto sommato in buona salute. Dico questo perché non riesco neppure a immaginare quanto faticoso e doloroso risulti dover crescere senza l'apporto dei genitori (entrambi o anche solo uno di essi) perché li si perde quando si è ancora in tenera età. Ed anche, non riesco a togliere dai miei occhi le immagini dei molti bambini che - in cerca di un gesto di affetto che raramente hanno ricevuto - si aggrappano agli educatori o anche solo ai visitatori occasionali di un grande orfanotrofio (è brutto chiamarlo così, ma questa è la realtà) che la mia Diocesi di origine ha creato e continua a sostenere da oltre quaranta anni in Bolivia.

Oggi, poi, assistiamo a un'altra tipologia di minori che - pur non potendo essere chiamati orfani, perché non lo sono - sperimentano significative carenze affettive e soprattutto la mancanza di figure paterne o materne di riferimento per via della forte crisi in cui versa l'istituzione familiare. Grazie a Dio, queste carenze sono spesso supplite da altre figure affettive che riescono a svolgere una straordinaria funzione di riferimento (penso soprattutto ai nonni): ma la difficoltà senza dubbio rimane. E i sintomi li vediamo quando si arriva, sia pur inconsciamente, a dimenticarsi dei propri figli, lasciandoli "orfani" perché non si fa loro caso: quando addirittura non si giunge a dimenticarli in giro, tra gli scaffali di un supermercato o tragicamente chiusi nell'abitacolo rovente di un'automobile.

Mi è venuto questo pensiero perché leggendo il testo del Vangelo di oggi mi ha colpito una frase di Gesù rivolta ai suoi discepoli: "Non vi lascerò orfani: verrò da voi". Una frase di questo tipo detta nel contesto del commiato di Gesù dai suoi durante l'ultima cena, non poteva lasciare indifferenti i discepoli. Gesù da qualche tempo sta dicendo loro in mille forme che li abbandonerà presto, anzi prestissimo, e che quest'abbandono agli occhi del mondo assumerà le sembianze della morte. Una notizia di questo tipo non può certamente lasciare sereni i discepoli, che sentono di avere ancora bisogno di Gesù come un bambino ha bisogno di suo padre, già che è lui che li ha generati alla fede e li ha accompagnati alla scoperta di un Dio che non è giudice ma amore.

Ecco perché nel brano di Vangelo di oggi, Gesù non solo cerca di correre presto ai ripari dopo queste affermazioni, ma addirittura - a mio avviso con grande tenerezza - gioca d'anticipo, annunciando, ancora prima di dire loro che se ne andrà presto, che "il Padre vi darà un altro Paràclito, perché rimanga con voi per sempre". E al Paràclito da un nome concreto: lo Spirito della Verità. In definitiva, Gesù stesso - e il Padre in lui - hanno compreso che l'uomo non può rimanere da solo nel gestire la propria vita di fede. Anche il più convinto tra i credenti ha bisogno di essere sostenuto ogni giorno da qualcuno che "parli per lui" (questo significa la parola "Paràclito"), qualcuno che, invocato, soccorra in suo aiuto e lo possa aiutare nella difesa della verità, soprattutto in un mondo che alla verità antepone la calunnia e della menzogna.

Se è drammatico rimanere orfani nella vita, credo lo sia ancora di più nella fede e nella dimensione dello spirito. E di orfani spirituali questa società è spaventosamente piena.

Abbiamo la tendenza ad arrangiarci in tutto, a "fare da soli", ancor più in una società come la nostra che ti permette il "fai da te" stando comodamente a casa tua attraverso il "click" del mouse di un computer. In questa logica del "fai da te" entrano anche i valori dello spirito. Non si fa più caso all'annuncio dei principi di fede e dei valori proclamato dalle distinte religioni (che, infatti, numericamente sono entrate in crisi tutte, non solo il cristianesimo), ma si dà credito a una serie di valori (e in molti casi di "disvalori") creati da noi stessi come "linee" per la nostra vita spirituale.

E così, paradossalmente, tra i "valori dello spirito" che ispirano la nostra vita, finiscono addirittura elementi che di spirituale non hanno nulla, ma che rappresentano per molte persone "l'assoluto", il "bene supremo": una vita di comodità e di lussi, la ricerca del successo e della notorietà, l'adorazione di "sua maestà" il Dio denaro, il tempo occupato dal lavoro fino all'esasperazione alla faccia anche di chi non l'ha, e via dicendo, giungendo anche ad alcune espressioni che iniziano ad avere una parvenza di religiosità ma che sono sempre una fede "fai da te". Tra esse, ad esempio, la ricerca di dimensioni trascendentali apprese da altre culture attraverso libri, viaggi, contatti presi in rete, dove si confonde l'incontro con Dio con una ricerca del benessere fisico e spirituale; oppure la costruzione di alcuni modelli di fede individualistici basati sull'indebito accostamento di elementi provenienti da differenti espressioni religiose.

Ma anche nella vita di fede ben strutturata ed espressa in una religione, come lo è il cristianesimo, ci possono essere stili di vita di fede imperniati sul "fai da te": esperienze spirituali personali di carattere intimistico non condivise con altri perché - si usa dire - "con il mio Dio me la vedo io, con lui solo mi sento sicuro"; religiosità costruite su un modello di Dio talmente proprio, personale, e con una autoconvinzione tale da divenire quasi integraliste e quindi anche pericolose in quanto pervase di fanatismo; ci metterei pure, tra le fedi "fai da te", quell'espressione di religiosità nella quale spesso in molti incappiamo quando basiamo la nostra vita di cristiani su quelle "due o tre cosette" fatte per sentirci a posto con Dio (la messa domenicale, anche se non settimanalmente, la confessione ogni tanto, una candela accesa alla statua della Madonna in vista di un favore da ottenere, ecc.).

Tutte queste cose sono indice della nostra situazione di "orfani" della fede; a volte, orfani volontari perché - siamo onesti - contribuiamo anche noi, con la nostra indifferenza religiosa, ad uccidere ed eliminare Dio dalla società; a volte, invece, orfani perché resi tali, perché lasciati soli da una comunità di credenti che - pastori in testa - non ci accompagna come dovrebbe nel nostro cammino di fede, e pure lei si conforma a quelle "due o tre cosette" che ci fanno sentire a posto con la coscienza.

Ma noi non siamo Chiesa "da soli". Noi non possiamo pretendere di costruirci un modello di vita di fede "fai da te" eliminando l'azione dello Spirito, del Paràclito, dalle nostre comunità. Grazie a Dio, Gesù ci ha detto che non ci lascia orfani, che non ci lascia soli. E più che un'affermazione di fiducia e speranza, oggi la sua Parola deve suonare come un ammonimento: attenti a non vivere una fede fatta a nostra misura. Attenti a non essere religiosi secondo i nostri schemi. Attenti a non crearci un Dio a nostra immagine e somiglianza.

Lo Spirito Paràclito, atteso e invocato nell'ormai prossima Solennità di Pentecoste, non ci permetterà di restare orfani e di fare a meno di Dio, come spesso - anche senza dirlo - noi vorremmo.

 

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