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TESTO La luce della Pasqua

don Daniele Muraro  

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno A) (24/04/2011)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

L'occhio possiamo immaginarcelo come una piccola lucerna che illumina tutto il corpo, ma in ogni caso esso non riesce da solo e per se stesso a vedere se non quando è anticipato e inondato da quell'astro di cui porta l'immagine.

Allo stesso modo lo spirito razionale che è la più grande luce creata, non potrebbe minimamente vedere se non fosse raggiunto dalla luce somma e increata che gli è superiore. "Nella tua luce, o Signore, dice il salmo, vediamo la luce".

Anche la Pasqua, come il Natale, è un mistero di luce. Nella Pasqua questa luce brilla in maniera più forte che mai. Nel Natale noi contempliamo in Cristo il sole che sorge a illuminare il mondo, nella Pasqua riceviamo l'annuncio che Egli è risorto per non morire più. Rispetto al Natale la luce della Pasqua ha un carattere più marcatamente esistenziale e morale: anche noi siamo invitati a rinascere con Cristo e a comportarci come "figli della luce".

"Cristo luce del mondo" abbiamo cantato all'ingresso in chiesa dopo la benedizione del fuoco e il preconio terminava con le parole: "Cristo risuscitato dai morti fa risplendere sugli uomini la sua luce serena".

È alla luce del cero, simbolo di Cristo, che è stato dato l'annuncio pasquale e che è stata proclamata la Parola di Dio a partire dal racconto dalla Genesi fino all'annuncio rivolto alle donne.

Come all'alba della storia, la luce, scaturita per prima dalle mani dell'onnipotente Ordinatore, fu posta all'origine di ogni sviluppo e di ogni vita, così nell'opera di restaurazione, paragonabile ad un nuova creazione, la luce di Cristo è l'elemento primo del ristabilimento e perfezionamento operato dal Figlio di Dio.

Il Nuovo Testamento non descrive la Risurrezione di Gesù nel suo attuarsi. Riferisce soltanto le testimonianze di coloro che Gesù in persona ha incontrato dopo essere risuscitato.

È una luce abbagliante quella che il Cristo conserva dall'evento della resurrezione tanto che Egli stesso si offusca per non colpire all'eccesso gli occhi dei suoi discepoli. Anche dell'angelo che per primo dà l'annuncio alle donne si dice che: "il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve".

Tramite questa rivelazione e la successiva apparizione di Gesù, il lieto messaggio raggiunge tutti e ciascuno: "Salute a voi!... Non temete". Scompare l'angoscia e subentrano gioia e pace. Ormai sono vere e reali le parole del Salmo: "Nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno".

Il primo raggio della Pasqua, cioè della vita risorta in Cristo e in noi che cristiani vogliamo essere è proprio la gioia. Da essa nasce la comunità, ossia la partecipazione cordiale dello stesso annuncio e del mistero ad essa associato.

Depositaria e custode di tale mistero è la Chiesa nata dalla Pasqua e pertanto in senso vero "luce da luce", realtà nello stesso tempo umana e divina, temporale ed eterna. visibile e perenne.

A questa "città posta sul monte" Cristo ha affidata "la parola più ferma dei profeti, a cui", lo dice san Pietro, i fedeli fanno "bene a prestare attenzione, come ad una fiaccola che risplenda in luogo oscuro". Da questo mistero lasciamoci illuminare per diventare sempre di più un riflesso del Risorto, lasciandoci trasformare in "figli della luce" e comportandoci come tali.

Nello scorrere del tempo fisico facciamo esperienza dell'alternanza di luce e tenebre, di giorno e notte, ma ogni mutamento si svolge secondo precise regole astronomiche. Spiritualmente invece nella sua coscienza l'uomo trova le tenebre talvolta anche quando il sole è a mezzogiorno, o gode della luce anche quando la notte è a metà del suo corso.

Dall'illuminazione della fede il cristiano comprende che è nelle tenebre che nasce ogni uomo e che solo nel battesimo che il neofita rinasce come figlio della luce e del giorno. Lo confermano le parole di san Paolo "Una volta eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore" e perciò: "Tutti, dice, siete figli della luce e del giorno, e non della notte né delle tenebre."

Figuratamente dunque la notte è infedeltà e il giorno fede; queste due realtà si oppongono a vicenda come il peccato alla virtù, l'ignoranza alla sapienza, l'odio all'amore. Infatti una cattiva coscienza, che si compiace del male è notte, e tenebra profonda; la buona coscienza, e l'amore della virtù, è luce serena.

"Senza la luce della fede l'universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza" ha scritto papa Benedetto nel suo messaggio per la Quaresima di quest'anno.

Il miracolo della guarigione dei tanti ciechi nel Vangelo si compie nel tempo di Pasqua quando il Cristo apre lo sguardo interiore dei suoi discepoli, e li rende capaci di riconoscere in Lui l'unico Salvatore. Chiediamo dunque al Signore che la nostra fede diventi sempre più profonda, che Egli illumini le oscurità della nostra vita e ci conduca ad una esistenza effettiva da "figli della luce".

 

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