PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Occhi nuovi di figli

don Daniele Muraro  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (03/04/2011)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 9,1-41

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Essere affetti da una menomazione fisica non è indizio di peccato personale o familiare. Il Vangelo di oggi ripete alla fine con la valutazione con cui era iniziato e poi aggiunge che ben più pericolosa è la presunzione di essere apposto anche senza la grazia che solo il Figlio di Dio può dare.

Camminando per le vie di Gerusalemme Gesù si sofferma a guardare un cieco. Si trattava una presenza abituale in quei paraggi, e tutti, anche i discepoli, sapevano che quell'uomo era nato così.

Al paralitico guarito (si tratta di un miracolo raccontato poco prima e avvenuto sempre in città), Gesù aveva intimato: "Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio!". I discepoli, convinti che esista una stretta concatenazione tra male morale e conseguenze fisiche, ora vogliono capire come sia stato possibile per quell'uomo macchiarsi di colpa prima di nascere; altrimenti non può che trattarsi di un peccato dei genitori.

Gesù risponde negando entrambe le ipotesi. Dio è buono e permette qualcosa di male solo in vista di ricavarne un bene maggiore. A riguardo del cieco la disgrazia è venuta non solo come prova, ma soprattutto "perché in lui siano manifestate le opere di Dio".

Con ciò Gesù dichiara che Dio non abbandona il mondo al suo destino, ma interviene efficacemente entro la storia. Egli vuole raddrizzare quello che non va e immettere nel cuore dell'uomo l'aspettativa di beni migliori.

Per il cieco era finito il tempo della sopportazione, iniziava quello della libera preferenza. Per Gesù al contrario stava per terminare il periodo propizio all'operosità e di lì a poco sarebbe subentrata la Passione. Ciò significano le parole: "Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire."

"Tutto ciò che la tua mano è in grado di fare, fallo con tutta la tua forza, perché non ci sarà né attività né calcolo né scienza né sapienza nel regno dei morti" dice Qohelet. Spiritualmente si può intendere che non si deve rimandare il tempo della conversione.

Con questo miracolo il Signore dimostra di essere venuto a sanare quello che c'è di meglio nella sua creazione. La testa è la parte più nobile del corpo e nel capo gli occhi sono superiori ad ogni altro organo di senso tanto da venire chiamati "la porta dell'anima", ma tutto l'uomo è quanto di più eccellente si può trovare tra le creature dotate di corpo,.

Il gesto del Signore di sputare per terra e formare del fango può lasciare perplessi: si tratta di un rimando al modo con cui il libro della Genesi racconta la plasmazione di Adamo dalla polvere del suolo. La virtù che permetterà al cieco di recuperare la vista viene direttamente dal Signore ed è come un ristabilimento dell'integrità originaria.

Nell'ordine di andare a lavarsi presso la piscina, gesto che il cieco avrà fatto chissà quante volte fino ad allora, troviamo un appello alla fede. Il cieco capisce che gli è comandato da Uno che è mandato.

Esteriormente la guarigione si risolve nella rimozione di un impedimento, ben simboleggiato dal fango da cui si deve astergere. In un senso più profondo si tratta di un accrescimento nella facoltà di vedere. Egli acquista sani non solo gli occhi del corpo, ma anche quelli della fede.

È istruttivo osservare come nello svilupparsi della vicenda ad un graduale avvicinamento del cieco al Cristo fino alla professione aperta di fede corrisponda un altrettanto sistematico allontanamento dei Giudei sempre più ostinati nel rifiuto.

Lo sguardo muta il volto della persona, perciò la perplessità dei primi osservatori è scusabile, meno accettabili sono le riserve preconcette dei capi che cercano di "smontare" il caso, inducendo il cieco a ritrattare la genuina versione dei fatti.

A seguito della guarigione egli era diventato un personaggio "in vista", e quelli che temevano per la sua testimonianza di perdere ascendente fra il popolo, non potendo smentirlo, dopo averlo intimorito e offeso, decidono di ignorarlo.

L'intorbidamento delle fonti, l'inquinamento delle prove, la corruzione dei testimoni, la diffusione di notizie false o tendenziose è un metodo di lotta antico, ma ancora praticato unicamente della nostra società della comunicazione in cui tutto fa spettacolo e l'informazione è piegata all'interesse affaristico.

Nonostante la presa di distanza dei genitori il cieco guarito un po' alla volta prende coraggio e in premio della sua costanza riceve l'illuminazione risolutiva. Egli vede sempre più da vicino il legame tra Dio e Gesù e alla fine arriva a dichiararlo Figlio di Dio e gli si prostra innanzi. Anche di lui si può dire, come nei racconti pasquali, che vide e credette.

Ogni cecità spirituale proviene dal peccato e tra i peccati il più accecante è la superbia, che fa vedere quello che vuole non solo agli altri, ma anche al proprio spirito trasformandosi in allucinazione, cioè in perdita di contatto con il mondo.

"L'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore". Ora in Cristo questa privilegio diventa anche del cristiano che crede. Si può dare una consonanza nell'impostura, ma essa resta una adunata di interessi e non arriverà mai a trasformarsi in una concorde vita fraterna.

Noi cristiani siamo invitati a comportarci da "figli della luce" e "il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità", che è la condizione positiva per ritrovarsi uniti e solidali.

 

Ricerca avanzata  (53993 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: