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TESTO Commento su Marco 8,35-36

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Venerdì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (18/02/2011)

Vangelo: Mc 8,35-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? Mc 8,35-36
Come vivere questa Parola?
Se si leggono superficialmente queste parole che Gesù ha rivolto non ai dodici ma a tutti i suoi seguaci, si rischia proprio di piantare in asso Lui e la sua strada. Un'indomabile amore alla vita, all'espansione di tutto il nostro essere pulsa in noi da sempre. Che senso ha voler "perdere"? Proprio la prima lettura odierna può illuminarci. L'autore di Genesi 11,1-9 narra della sfida che gli uomini decidono di dare al cielo "per farsi un nome". Mire espansionistiche ma non finalizzate alla gloria di Dio e alla costruzione della civiltà dell'amore. L'intento ha per radice un motivo chiaramente egoistico. "Dio, che ha plasmato il loro cuore, comprende tutte le loro opere" (cfr. il salmo responsoriale: Sl 32) e, lungi dall'approvarle, lascia che le loro voglie malsane ingenerino la divisione, la confusione delle lingue. Al contrario Gesù indica la strada: perdere sé, la propria vita ma in quello che ha di inautentico e trovare il cuore del proprio esistere: quel sé profondo amato dal Signore a sua immagine e somiglianza perché capace di mettere a morte la propria istintività egoistica, pur di amare.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi lascio interpellare a fondo da Gesù che m'indica la qualità di vita che conta. A che cosa mi decido quando sorgono piccoli contrasti, quando il mio quieto-vivere è minacciato, quando è l'orgoglio che vorrebbe spuntarla?
Le parole di una testimone
Sono riconoscente di non provare nessun odio né sentimento di amarezza ma di avere una gran calma che però non è rassegnazione. La mia vita interiore diventa sempre più semplice, lastricata di benevolenza e fiducia.
Etty Hillesum

 

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