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TESTO Commento Giovanni 3,16-21

Paolo Curtaz  

Mercoledì della II settimana di Pasqua (30/04/2003)

Vangelo: Gv 3,16-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Quante volte mi sono sentito dire: "Don Paolo, cosa ho fatto di male per meritarmi questo?", quante volte abbiamo avuto l'impressione, nella vita, che Dio fosse indifferente, o che addirittura ci "punisse" inviando sulla terra una qualche disgrazia... Ma è davvero così? Dio ci punisce se trasgrediamo ad una sua regola? Dio è dunque questo preside benevolo da non urtare? Gesù pare proprio pensarla diversamente e ci dice: "Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio... non per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi". Gesù ci parla di un Padre che ama talmente l'umanità da mandare il suo Figlio a salvarci, di un Dio che desidera profondamente mettere in opera tutto il possibile per farci passare dalle tenebre alla luce. Non dubitarne, amico, Dio ti ama fino a morirne, Dio ti è vicino fino ad abbracciarti e desidera più di te il tuo bene. Gesù è morto per svelarci questa verità, come dubitarne? La nostra vita consiste, allora, nello scoprire la strada, nel percorrere la luce che Dio ci indica, nell'accogliere il destino di bene che Dio prepara per ciascuno di noi. Per scoprire questo sentiero di luce, ci dice il Maestro, dobbiamo fare la verità dentro noi stessi, cercarla, questa verità, e viverla con semplicità. Ma – qualcuno obbietterà – se sembra tutto così ovvio, perché tanto dolore, perché tanta sofferenza? La Parola di Dio è disarmante, nella sua semplicità: se ignoriamo la luce, se pensiamo di sapere noi quale strada percorrere, se, in una parola, ci sostituiamo elegantemente a Dio, la nostra felicità è decisamente a rischio... Dio non ci punisce amici, vuole il bene ma – paradossalmente – anche Dio fa quel che può. Siamo creati per amare, quindi liberi (nessuno può costringere una persona che ama a riamarlo!) e possiamo, drammaticamente, altamente infischiarcene di Dio o costruire una sua grottesca immagine che non ci destabilizzi troppo e – così facendo – correre il rischio di perderci nelle tenebre. Nel sottile e leggero gioco dell'amore, ci è chiesto di spalancare il cuore con umiltà, di cercare questa volontà salvifica nella nostra vita.

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