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TESTO Pronti a rispondere

mons. Roberto Brunelli

VI Domenica di Pasqua (Anno A) (29/05/2011)

Vangelo: Gv 14,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

"Vado a prepararvi un posto": questa frase, letta nel vangelo di domenica scorsa, era un preannuncio del ritorno di Gesù risorto al Padre suo, che si celebrerà domenica prossima con la solennità dell'Ascensione. La domenica successiva si celebrerà la Pentecoste, preannunciata nel vangelo di oggi (Giovanni 14,15-21): "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre". Il Paràclito è lo Spirito Santo, di cui parla anche la prima lettura (Atti degli Apostoli 8,5-17): Pietro e Giovanni si recarono presso i nuovi aderenti a Cristo "e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo". Proprio come avviene anche ora con il sacramento della cresima.

Della seconda lettura (1Pietro 3,15-18) basta a far riflettere, e parecchio, una sola frase. L'apostolo invita i cristiani ad essere "pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi". E' una frase densa, bellissima ma anche impegnativa, che ne richiama altre dello stesso Gesù, quali "Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo". La speranza è la prima conseguenza della fede: chi crede in Dio, automaticamente affida a lui la propria vita, presente e futura; spera da lui la piena realizzazione di sé, confida che soltanto vivendo in armonia con lui trova il pieno senso del presente e del futuro. La speranza è l'attesa, fiduciosa e attiva, del bene promesso da Dio, e l'apostolo invita a non tenerla nascosta, ma a manifestarla, perché anche altri ne divengano partecipi.

"Pronti a rispondere": ma quanti, anche volendolo, lo sanno fare? Emerge qui la considerazione di quanto poco i cristiani conoscano la propria fede. Spesso si costata come anche persone istruite in altri campi, in fatto di fede siano rimaste al catechismo della cresima, che ovviamente era limitato ai primi rudimenti; ai fanciulli non si possono spiegare le realtà che soltanto un adulto si trova ad affrontare. Di qui i tanti adulti che vivono una fede infantile, ingenua, immotivata, insoddisfacente: e perciò fragile, incerta, a rischio di essere sopraffatta da proclami ed esempi dissonanti dal vangelo, ma all'apparenza convincenti perché trattano di cose da adulti, di cui nel lontano catechismo non poteva esserci traccia. Ne deriva la necessità, per un cristiano che voglia essere tale, di istruirsi: per sé, al fine di alimentare la propria fede e la speranza, e per gli altri, ai quali comunicarle. Il cristiano è un uomo, perciò debole; può sbagliare, ma non può giustificare i propri errori, o erigerli a sistema; grava su di lui la responsabilità di essere - con tutta l'umiltà del caso, ma con convinzione - sale della terra, luce del mondo: portatore di verità ricevute, da trasmettere ad altri con la parola e con l'esempio.

Le conseguenze si estendono a vasto raggio, come si intuisce anche considerando due fatti storici, uno in negativo e uno in positivo. Il mahatma Gandhi, il padre dell'India moderna, avendo studiato in Inghilterra conosceva bene il vangelo e ne aveva grande stima; se si fosse convertito, chissà quanti indiani avrebbero seguito il suo esempio, e in ogni caso il cristianesimo non incontrerebbe in quel grande Paese le difficoltà che invece incontra. Ma non divenne cristiano perché, affermò, non voleva confondersi con quelli che si dicevano tali ma si comportavano in tutt'altro modo. All'opposto: agli inizi dell'era cristiana, molte conversioni avvenivano non per la predicazione, più o meno convincente, ma per l'esempio; i pagani restavano colpiti dallo stile di vita dei cristiani, e si dicevano l'un l'altro: "Guarda come si amano!"

 

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