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TESTO Gli orizzonti si ampliano

mons. Roberto Brunelli

III Domenica di Pasqua (Anno A) (08/05/2011)

Vangelo: Lc 24,13-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,13-35

13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

"Resta con noi, perché si fa sera...": il vangelo di oggi (Luca 24,13-35) è quello dei due discepoli in cammino da Gerusalemme al villaggio di Emmaus. Gesù è risorto, ma essi non lo sanno ancora, e sono tristi al pensiero che la bella avventura vissuta con lui si sia conclusa con la sua deposizione nel sepolcro. Si affianca a loro un altro viandante, il quale, ascoltate le ragioni del loro sconforto, li rimprovera e li illumina: "Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui". Si avvicinano intanto al villaggio, e allo sconosciuto rivolgono l'invito: "Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto". Egli accetta, e "quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi..." Riconoscono il Risorto "nello spezzare il pane", nei gesti che ripetono quelli dell'Ultima Cena: perenne richiamo a tutti i cristiani, che proprio nel Pane eucaristico hanno con sé la presenza del Signore, morto e risorto per la comune salvezza.

Nell'episodio di Emmaus si possono riscontrare gli elementi fondamentali della Messa: come Gesù ha richiamato e spiegato le Scritture, così nella prima parte della Messa si legge e si spiega appunto la Parola di Dio. Gesù poi ha preso il pane, con quel che segue: e nella seconda parte della Messa si fa altrettanto, secondo quanto lui stesso nell'Ultima Cena ha comandato di ripetere: "Fate questo in memoria di me". I cristiani dunque, celebrando l'Eucaristia, si trovano in una situazione simile a quella dei due di Emmaus; come sarebbe bello se anche noi oggi avessimo le loro stesse reazioni: la gioia di essere partecipi di tanto dono ("Non ardeva forse in noi il nostro cuore?") e la premura di comunicarlo ad altri ("Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme", per riferire agli apostoli l'accaduto).

Di queste realtà parla anche l'apostolo Pietro nella sua prima lettera. Il brano che se ne legge oggi (1,17-21) si rivolge a quanti hanno coscienza di vivere in questo mondo come stranieri, di passaggio; come ospiti, che hanno la loro casa altrove, presso Colui che possono chiamare Padre. Padre, quindi affettuoso e premuroso verso i suoi figli, ma giusto: nemmeno verso di loro fa preferenze, perché giudica anche i suoi figli secondo le loro opere; perciò, dice l'apostolo, "comportatevi con timore di Dio". Ricordiamo: il timore di Dio non è la paura; è il rispetto che gli si deve, l'obbedienza alla sua volontà. Alcuni cristiani fanno consistere la religione nell'osservanza dei comandamenti, per paura di finire all'inferno; ma non dovrebbe essere così: si deve mettere in pratica la legge di Dio, come espressione dell'amore per lui. Il nostro amore, peraltro, è la risposta all'amore che Dio per primo ci ha rivolto: Pietro scrive che "non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo". In altre parole, la salvezza non si compera: ci è donata, per i meriti di Colui che proprio per questo è morto e risorto. La sua Pasqua riscatta l'uomo da una vita altrimenti "vuota": magari piena di cose, di beni materiali, di eventi, di effimere soddisfazioni, ma in realtà vuota di valori, priva di quanto ci può risultare vantaggioso oltre i limiti terreni. Il Cristo morto e risorto, incomparabile dono divino all'umanità, apre all'uomo prospettive nuove, impensate; invita a strutturare la nostra vita entro orizzonti più ampi di quelli in cui da soli potremmo spaziare.

 

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