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TESTO Camminando e raccontando il cuore che brucia

don Carlo Occelli  

III Domenica di Pasqua (Anno A) (08/05/2011)

Vangelo: Lc 24,13-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,13-35

13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Yuppie! Eccoci ancora qui ad ascoltare la parola mentre la primavera avanza nei cuori. Cambiamo l'evangelista, ma la sostanza è sempre la stessa.

Ci ritroviamo di fronte a uomini che camminano, a piedi che avanzano. Vedremo anche qui come ci sarà un decisivo cambio di ritmo.

Chi non ha mai sognato di essere uno dei due discepoli di Emmaus? Chi non ha mai immaginato di vivere lui quel percorso di 11 chilometri con Gesù al fianco?

Allora subito in biglietteria. Gerusalemme-Emmaus andata e ritorno. Biglietto prova omaggio.
Quando? Ora.

Dove? Appuntamento alla vecchia Stazione della tristezza, arrivo alla Nuova Stazione centrale della gioia. All inclusive. La corsa è personalizzata, non può essere scambiata con altri né si può cambiare orario. Astenersi perditempo. Vi auguriamo buon cammino.

Si parte. Immergendomi nel vangelo mi accorgo che solamente di uno, Cleopa, conosciamo l'identità. Allora prendo io le sembianze dell'altro.

La testa incappucciata, il volto seminascosto e gli occhi spenti, cammino come un giustiziato verso il patibolo. Accanto a me Cleopa, amico di sempre. Mi sento incatenato mani piedi e cuore. Occhi gonfi e corpo svuotato come una corda. Passo trascinato e braccia rammollite: cosa mi ha ridotto ad essere così?

Camminiamo stancamente verso il boia, che è la vita senza speranza. È il tempo vuoto. Il vuoto di Dio e Dio come vuoto.

È così. Non giriamoci intorno. Sono successe tante avventure negli ultimi anni dietro quel Maestro di Nazareth nel quale avevamo riposto la speranza, ma tutto è finito.

Discutiamo animatamente di tutto quello che è accaduto, dei tradimenti e del sangue, di Giuda e di Pietro, di ognuno di noi. Di questi anni bellissimi, ma alla fine inutili ed inconcludenti. Ora si ritorna al paese con la vergogna dipinta in faccia. Additati come ingenui creduloni di un ingenuo rabbi.

E proprio mentre camminiamo conversando si avvicina un tizio, anche lui dal volto seminascosto. Quasi non me ne sono accorto. Non ricordo se l'abbiamo raggiunto noi, ma dubito. Visto il nostro passo è più probabile il contrario. Ad ogni modo cammina al nostro fianco. Si, ha preso il nostro passo. Dobbiamo avere delle facce cadaveriche e dei volti proprio a pezzi perché questo sconosciuto attacchi bottone con due così.

È forestiero, non sa nulla di quello che è accaduto a Gerusalemme. Beh, certe volte è meglio non sapere nulla, vista come è andata la nostra storia.

Così eccoci a raccontare. Ed intanto si cammina. Si cammina e si racconta. Episodi e miracoli, tavolate e parole. Gesù entusiasmava, poco da dire. Ma è tutto finito, appunto. Ma camminando continuiamo a raccontare e raccontando stiamo in realtà camminando. Si, è stata la nostra salvezza.

Mi accorgo ora quanto sia bello camminare insieme ad un altro. Quanto sia bello camminare raccontando. Quanto sia stupefacente scoprire che proprio mentre tu cammini con un fratello, in un racconto reciproco di gioie e di dolori, proprio allora si affianca un Terzo, che ancora non riconosci. Un Altro cammina accanto a te quando con l'altro cammini e racconti.

Lui, il Terzo che si è affiancato accanto a noi, annuiva e domandava, chiedeva con interesse; poi poco per volta ha cominciato a raccontare lui, sempre più lungamente. Mi sembrava di vivere altrove: si passava dal lievito dei farisei a quello del regno di Dio, dalla risurrezione di Lazzaro al servo di Isaia, dai gigli dei campi alla liberazione dell'Egitto. Come se tutto fosse incredibilmente intrecciato, cucito con un filo rosso trasparente. Ora era lui a raccontare. Lui raccontava e noi si camminava. Lui raccontava e cuciva la vita nostra, con delicatezza e fermezza.

Sì, stavamo ancora ascoltando una parola che mette in movimento, che ti fa camminare dentro. Devo dire che non ricordo tutto con precisione, ma ho dentro la bellezza dell'ascolto e della condivisione, gli attimi di silenzio che generano parole, e parole che rendono danzante pure il silenzio.

E il cuore... Oh, il cuore cominciava a bruciare, il tempo si riempiva nuovamente di significato e noi ci aprivamo a quell'uomo come sempre l'avessimo conosciuto, e lui con noi.

È così, amico!, solo raccontando è possibile un cammino.

Ci ritroviamo ad Emmaus quando sta facendosi notte. Il cammino è stato strano, imprevedibile ed inaspettato. Ancora non riusciamo a leggerle queste ore alle nostre spalle. Vivi qualcosa di incredibile, ma sei ancora intontito, non riesci a dare un nome a tutto ciò. Sarà capitato anche a voi...

Così lo invitiamo. Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto. Abbiamo paura della notte, di rimanere soli anche se siamo in due. Abbiamo paura di attraversare un'altra notte e sentirci soli.

Così entriamo in una locanda che ha un ottimo aspetto. Un buon pasto caldo in compagnia per continuare a conversare. L'oste ci guarda sorridente, sembra saperne assai del nostro amico sconosciuto. Dev'essere frequentatore abituale di quella mensa.
Così ci accomodiamo. È questione di attimi.
Una frazione di secondi in una frazione del pane.
Spezza il pane, il nostro amico.

E a me si spezzan le catene. Si aprono gli occhi. Si sciolgono le mani e i piedi. Il cuore brucia.
È Lui.

E noi ci ritroviamo a danzare come non mai. Ci abbracciamo e gridiamo dalla gioia. La speranza abita definitivamente i nostri occhi. Siamo matti, folli di felicità.

Lui non si vede più, ma c'è. Lo abbiamo riconosciuto. Lo abbiamo riconosciuto nel cammino di un racconto. Nelle parole, nei punti esclamativi ed interrogativi. In un pane spezzato, in briciole di condivisione.
Lasciamo tutto sulla tavola, siamo sfamati ed assetati.

Passo dall'oste, chiedo di saldare il conto anche se non abbiamo toccato nulla.

"Il conto è già stato pagato" ci sentiamo dire di tutta risposta.
Nulla ci trattiene più in quella locanda.
Fuori la notte non fa più paura. E noi l'attraversiamo.

L'attraversiamo senza timori, senza indugi, di corsa come due bambini felici. A piedi nudi con il cuore ardente. 11 km dall'inverno alla primavera. Sappiamo che quell'Altro ci affianca in questa notte.

E correndo danziamo. Danziamo la gioia di nuovo racconto. A Gerusalemme.
Non possiamo più tacere. Solo raccontare camminando.

Sapremo anche noi riconoscerLo nei chilometri di questa nostra settimana?

Sapremo anche noi r(!)accogliere la sua presenza come fiore di primavera per poi raccontarla?

Coraggio amico, comincia a raccontarti.
Qualcuno ti si affiancherà.

Attraverserai senza paura la tua notte. E sarà l'aurora.

 

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