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TESTO Io sono il buon pastore

don Romeo Maggioni  

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IV domenica T. Pasqua (Anno A) (15/05/2011)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,11-18

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Pastore e gregge: forse non esiste immagine più appropriata per dire la presenza e l'azione del Risorto entro la comunità che vuol formare attorno a sé.

Lui, col suo amore che dà la vita, è la radice e il vincolo che tiene unita la Chiesa, "sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1).

Al tempo stesso l'articola come un organismo multiforme perché nel reciproco servizio sia valorizzato ogni individuo quale membro fecondo di bene e corresponsabilità.

Proprio in questa domenica siamo chiamati a "pregare il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe" (Mt 9,38), pastori e vocazioni religiose tutte consacrate a prolungare nel tempo il Regno di Cristo.

1) Il pastore

E' il pastore buono - non un mercenario - perché è pronto a dare la vita per le sue pecore. Anzi l'ha data, segno di un amore che "ama fino alla fine" (Gv 13,1). "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici" (Gv 15,13). L'ha data in piena libertà: "Io la do da me stesso". Ma al tempo stesso è obbedienza al Padre: "Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita". La missione di Gesù è rivelare il cuore grande del Padre che vuole la vita piena di ogni uomo. Dice Gesù: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10). "Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio". Gesù è il pastore vero perché "gli importa delle pecore". Davanti a Dio noi contiamo molto: "Voi valete molto più.." (Mt 6,26).

"Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me". Mistero di reciproca intimità lega pastore e gregge. "Vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi" (Gv15,15). Una amicizia che è prolungamento dello stesso rapporto di comunione che intercorre tra il Figlio e il Padre, "così come il Padre conosce me e io conosco il Padre". Dove il conoscere è condivisione di vita, già da oggi nella vita di grazia, e domani nella vita di gloria con la beata Trinità del cielo: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23).

"E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare". L'amore di Dio è universale: "Vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità" (1Tm 2,4). La missione di Gesù mira a scavalcare limiti di tempo e spazio, "fino ai confini della terra" (At 1,8); "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Per questo ha istituito la Chiesa come suo prolungamento: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Gv 15,16). Il sogno di Cristo è raccogliere in unità tutti gli uomini nella famiglia di Dio: "Diventeranno un solo gregge, un solo pastore". Mistero di comunione è questo suo gregge, "perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch'essi in noi" (Gv 17,21). Così che alla fine "Dio sia tutto in tutti" (1Cor 15,28).

2) Il gregge

A Gerusalemme il gregge di Cristo si raduna attorno agli Apostoli che convocano la comunità e l'articolano secondo funzioni e responsabilità diverse ma complementari. "Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense" (Lett.). La loro "presidenza" è di intermediazione diretta tra Dio e il popolo, primariamente per l'esercizio del culto: "Noi ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola". Poi si scelgono uomini per il ministero della carità, "sette uomini di buona reputazione, pieni di spirito e di sapienza". San Paolo, in una fase successiva, indicherà altri carismi e ministeri: "Alcuni Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri.." (1Cor 12,28). La Chiesa è un organismo compaginato: "Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra".

Dentro la comunità in particolare c'è chi è speciale inviato per l'annuncio del vangelo: "Come lo annunceranno se non sono stati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene" (Epist.). Per la missione di Paolo si racconta: "C'erano ad Antiochia profeti e maestri. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati. Imposero loro le mani e li congedarono" (At 13,1-3). Sono quelli in particolare che prolungano la passione del buon Pastore: "Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?" (Lc 15,4).

L'anima profonda e la forza della missione è l'amore e il legame con Cristo, buon Pastore. A Pietro, nell'affidargli la cura di tutto il suo gregge, Gesù chiese: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?". E per tre volte volle sentire: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Allora gli disse: "Pasci le mie pecore" (Gv 21,15-17). Non.. se sei un maneger, un intellettuale, un carismatico.., ma: Se mi ami, pasci! E' questa sola la condizione e la radice di ogni vocazione speciale all'interno della Chiesa: sacerdotale, missionaria o di speciale consacrazione. Solo l'innamoramento con Cristo è capace di affrontare un ministero e una testimonianza che oggi spesso si tinge ancora di martirio!

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"Non c'è più distinzione tra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti" (Epist.). Per una umanità dilacerata e bisognosa di solidarietà e unità, non c'è che questo legame di fondo che è la fede in Cristo, "ricco con tutti quelli che lo invocano". "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato". Per una umanità diffidente e delusa, non c'è altro rimedio che rivolgersi a Lui: "Chiunque crede in lui non sarà deluso" (Epist.).

 

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