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TESTO Commento su Giovanni 11,1-45

Monastero Domenicano Matris Domini  

V Domenica di Quaresima (Anno A) (10/04/2011)

Vangelo: Gv 11,1-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

 

Forma breve: Gv 11, 3-7.17.20-27.33b-45

In quel tempo, 3le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

33Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Contesto
La quinta domenica ci propone il racconto della resurrezione di Lazzaro Gv 11, 1-45, situato nella sezione dei capitoli 11-12 che collega le due parti del vangelo giovanneo: il libro dei segni e quello della gloria. Ci viene infatti proposto il settimo segno, l'ultimo che rivela in pienezza l'identità di Gesù e la sua missione.
Il messaggio del papa per questa quaresima afferma:
"Quando, nella quinta domenica, ci viene proclamata la risurrezione di Lazzaro, siamo messi di fronte al mistero ultimo della nostra esistenza: "Io sono la risurrezione e la vita... Credi questo?" (Gv 11,25-26). Per la comunità cristiana è il momento di riporre con sincerità, insieme a Marta, tutta la speranza in Gesù di Nazareth: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo" (v. 27). La comunione con Cristo in questa vita ci prepara a superare il confine della morte, per vivere senza fine in Lui. La fede nella risurrezione dei morti e la speranza della vita eterna aprono il nostro sguardo al senso ultimo della nostra esistenza: Dio ha creato l'uomo per la risurrezione e per la vita, e questa verità dona la dimensione autentica e definitiva alla storia degli uomini, alla loro esistenza personale e al loro vivere sociale, alla cultura, alla politica, all'economia. Privo della luce della fede l'universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza."
facendo emergere il tema centrale di Gv 11, 1-45 (forma breve: Gv 11,3-7.17.20).
Altri temi importanti sono il rapporto di amicizia con Lazzaro, Marta e Maria, l'amore di Gesù verso ogni persona, il presentimento della sua morte imminente, la manifestazione della sua gloria e di conseguenza la risposta di fede cui essa invita.
In questo racconto la descrizione del segno e le parole di Gesù si intrecciano, a differenza di quanto accade nei segni precedenti; il fatto della resurrezione sembra essere autentico, narrato da un testimone oculare, anche se Giovanni ne dà una lettura teologica. Nel suo vangelo questo segno ha il posto della trasfigurazione nei sinottici (cfr. Mc 9,2-13; Mt 7,1-13; Lc 9,28-36): anticipar e la gloria della resurrezione e infondere coraggio ai discepoli in vista della sua passione.
Per la complessità del testo non è possibile fare un'analisi completa, metteremo in luce solo alcuni elementi.
La strutta del brano è la seguente:
ambientazione storica (11,1-6);
dialogo di Gesù con i discepoli (11,7-16);
dialogo di Gesù con Marta (11,17-27);
dialogo di Gesù con Maria (11,28-37);
Gesù di fronte alla morte (11,38-44);
reazione di fronte al segno (11,45-48) di cui in questa domenica è proposto solo il primo versetto.
Completa il messaggio della V domenica la prima lettura (Ez 37, 12-14) in cui ci viene proposta la celebre pagina dove il profeta annuncia la verità della resurrezione, mentre la seconda (Rm 8, 8-11) ricorda ai credenti che essi condividono con Cristo, attraverso il battesimo, il destino di morte e resurrezione.
1 Un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2 Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3 Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, colui che tu ami è malato".

4All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato". 5 Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro.
6 Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava.

In questi primi versetti abbiamo l'ambientazione storica del segno, l'ultimo proposto dall'evangelista nel suo vangelo. Vengono presentati gli amici di Gesù (cfr. Lc 10,38-42; 16,19-31) con delle brevi note.
Maria era quella che cosparse di profumo il Signore (cfr. Gv 12,1-8) la notizia dell'episodio è anticipata perché la comunità cristiana di Giovanni già conosceva il fatto.
Il v. 5 sottolinea l'affetto che legava Gesù a questa famiglia e che mette in risalto la sensibilità umana e spirituale del maestro.
La richiesta delle sorelle è discreta, come quella di Maria a Cana (Gv 2,3). E anche qui come nell'episodio del cieco nato (Gv 9,3) Gesù afferma il valore simbolico di ciò che accade: per la gloria di Dio (anche v. 39). In che senso si para qui di glorificazione di Dio e del Figlio? Perché questo miracolo porterà alla morte di Gesù che per il quarto vangelo è uno stadio della sua glorificazione (cfr. 12,23-24; 17,1; R. E. Brown).
Il conto dei giorni ci fa capire che quando la notizia arriva a Gesù, Lazzaro era già morto (cfr. vv. 17.39). L'attesa nella partenza corrisponde al piano di Dio, perché sarà l'esodo di Gesù verso la croce e la gloria.
7 Poi disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!". 8 I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?".

9 Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10 ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui". 11 Disse queste cose e poi soggiunse loro: "Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo".

12 Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se si è addormentato, si salverà".

13 Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto 15 e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!".
16 Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse agli altri discepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".

Assistiamo in questi versetti al primo dei dialoghi che segnano il capitolo 11, quello con i discepoli centrato sulla loro incomprensione, sia sulla malattia/sofferenza che sulla morte.
Essi vogliono trattenere Gesù che in Giudea corre serio pericolo. Ma con la frase Non sono forse dodici le ore del giorno?(v. 9) probabilmente citando un proverbio, Gesù paragona la sua vita a una giornata di cammino. Finché non ha compiuto ciò che Dio gli ha affidato, la sua vita non è ancora giunta al termine e la sua missione continua. Quando sarà tutto compiuto, sarà giunta la sua ora, verrà la notte in cui i suoi nemici potranno ucciderlo.
Gesù si reca in Giudea perché lo spinge l'amore per l'amico e per ogni uomo. Questo è il motivo del suo peregrinare: l'amore generoso e fedele per tutti. Egli è colui che cammina nella luce, cioè nella realtà di Dio, perché ama i fratelli (cfr. 1Gv 2,10). (G. Zevini)
Egli poi presenta la morte come un fatto transitorio, simile al sonno, ma i discepoli ancora una volta fraintendono, così che Gesù è costretto ad affermare la morte dell'amico.
La gioia indicata al v. 15 nasce dal fatto che Gesù compiendo il segno più grande, ridare la vita a un morte, potrà consolidare la fede dei discepoli. Egli riconosce l'imminenza della sua morte, comprende che è giunta la sua ora (al contrario cfr. Gv 2,24; 7,30; 8,20).
Sorprende l'affermazione di Tommaso: Andiamo anche noi a morire con lui, quale significato attribuirle? Essa indica come il discepolo debba seguire il Maestro con coraggio e piena disponibilità, sino a morire con lui. Poiché Gesù vince la morte il segno vuole trasmettere la verità che morte e sofferenza non sono segno della lontananza di Dio, del suo abbandono, ma segni del suo progetto di salvezza per tutti.
17 Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18 Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19 e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20 Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21 Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22 Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà". 23

Gesù le disse: "Tuo fratello risorgerà". 24 Gli rispose Marta: "So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno". 25 Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?".
27 Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo".

I primi versetti ricordano quanto la tradizione giudaica raccomandava in occasione della morte di un ebreo (2Sam 10,2; Sir 22,11) e sottolineano la presenza di molti giudei venuti da Gerusalemme. All'epoca di Gesù si pensava che dopo la morte lo spirito del defunto restasse nei pressi del corpo per tre giorni e solo nel quarto lo lasciasse, quando iniziava la corruzione (cfr. v. 39).
Il diverso atteggiamento di Marta e Maria corrisponde al testo lucano (Lc 10,38-42) e dà l'occasione all'evangelista di proporre due distinti dialoghi (alcuni esegeti pensano che il dialogo con Marta sia un'aggiunta con intento teologico, visto che il dialogo con Maria è più arcaico).
I vv. 21-24 sottolineano la confidenza e la fiducia che intercorre tra Marta e Gesù e anche la fede nella resurrezione, parte dell'insegnamento ortodosso dell'ebraismo; la seconda delle Diciotto benedizioni recitate dagli ebrei (che risale al tempo di Gesù) dice infatti: "Tu, o Signore, sei potente in eterno perché dai la vita ai morti".
Ma Gesù vuole condurre la fede di Marta più in profondità. Affermando: Io sono la risurrezione e la vita (v. 25) Gesù sottolinea la centralità della sua persona (Io sono) e insieme l'esigenza della fede in lui (chi crede in me). Egli è la fonte della resurrezione (cfr. 6,39.40.44.54; abbiamo anche un riferimento al testo di Giobbe: Gb 14,12.14) e della vita (cfr. 5,11.25); opera le resurrezione perché è la vita; inoltre questa realtà è presente e non solo futura (cfr. 5,25).
Il v. 26 spiega ulteriormente il senso della resurrezione (cfr. 5,24-29; 6,54); ma di quale vita e morte sta parlando Gesù ‘ Solo di quella fisica o anche di quella spirituale? Gesù afferma, parlando con Marta, che egli comunica una vita duratura a chi crede in lui e questo lo libera dalla morte in senso escatologico, anche se potrà sperimentare la morte fisica.
Marta è sollecitata ad approfondire esprimere la sua fede in senso cristiano. La sua risposta (v. 27) dice che Gesù è il Figlio di Dio, venuto nel mondo e per questo motivo la vita di Dio è entrata nel nostro mondo e con essa il riscatto dalla morte. Messia, Figlio di Dio, colui che deve venire nel mondo esprimono la fede adulta di Marta e insieme la maturità della vita cristiana della chiesa giovannea.

28 Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: "Il Maestro è qui e ti chiama". 29 Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30 Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31 Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32 Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". 33 Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34 domandò: "Dove lo avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". 35 Gesù scoppiò in pianto.
36 Dissero allora i Giudei: "Guarda come lo amava!". 37Ma alcuni di loro dissero: "Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?".

Marta dopo il suo incontro con Gesù, va a chiamare la sorella, che era rimasta in casa con le persone che erano venute a condolersi per il fratello; le parole che utilizza: "Il Maestro è qui e ti chiama" ci danno ancora un senso di intimità e nello stesso tempo indicano che l'iniziativa per l'incontro viene sempre da Gesù. L'incontro di ognuno con Dio è una risposta alla chiamata che Egli ci rivolge.
Il senso di segreto, trasmesso dal v. 28, è un espediente letterario che fa si che tutti coloro che stavano in casa con le sorelle accorrano e possano essere i testimoni del segno che Gesù compirà. Questo acquista così il senso di un ultimo richiamo indirizzato da Gesù ai suoi e a tutta Gerusalemme perché credano in lui.
Maria si rivolge a Gesù con le stesse parole della sorella (vv. 32.21) che esprimono confidenza, fiducia, speranza per la presenza dell'amico Gesù. Non c'è invece nessuna richiesta. Maria è l'esempio del credente che anche nella morte trova una speranza.
Il v. 33 e poi v. 35 sono un segno della sensibilità di Gesù e della partecipazione fraterna che prova di fronte alla sofferenza di ogni persona; l'invito rivolto a Gesù nel v. 34 è lo stesso che Filippo aveva rivolto a Natanaele (cfr. 1,46), ma mentre il discepolo veniva invitato a conoscere la realtà di Gesù, qui il Maestro deve constatare la realtà della morte.
Il verbo che esprime il turbamento di Gesù si può ricondurre al verbo aramaico regaz che trasmette l'idea di una profonda commozione. I Padri della Chiesa avvicinano questo turbamento a quello che Gesù sperimenterà nell'orto del Getsemani (cfr. Mc 14,33), segno della lotta contro satana.
Di fronte all'atteggiamento di Gesù si formano due reazioni diverse degli astanti, alcuni lo giudicano positivamente, mentre altri lo rimproverano, mostrando la loro incomprensione dell'animo di Gesù e della sua missione. Essi si chiudono alla luce (cfr. 9,1-41), ma insieme preannunciano l'opera che egli sta per compiere.
38 Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39 Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni". 40 Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?".

41 Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42 Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato".
43 Detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!".
44 Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: "Liberatelo e lasciatelo andare".

Dopo aver notato di nuovo l'emozione di Gesù l'evangelista riporta l'ordine che egli indirizza ai presenti; Lazzaro era sepolto in una grotta, davanti a cui veniva rotolata una grande pietra, simbolo della definitività della morte. Davanti all'osservazione di Marta Gesù la invita nuovamente alla fede per poter vedere la gloria di Dio. E' questa un'idea teologica propria dei sinottici: la fede precede l'opera di Dio (cfr. Mc 9,14-29; Mt 17,14-21).
Le parole di Gesù (vv. 41-42) esprimono il significato teologico del segno attraverso il rendimento di grazie (cfr. Sal 118,21). Gesù ringrazia prima ancora di vedere esaudita la sua richiesta! Questa preghiera di Gesù mostra la grande comunione e unità tra Padre e Figlio.
Al v. 43 Gesù non fa una richiesta, ma dà un comando, a gran voce nota l'evangelista; Con il solo potere della sua parola Gesù ridona vita al morto, così come Dio nella creazione (Gen 1,3). Il miracolo è descritto in due soli versetti, il morto è chiamato per nome, l'interesse è sul senso del segno: troviamo qui realizzato quanto Gesù aveva detto precedentemente (cfr. 5,25). Il senso teologico e simbolico dell'evento sta a cuore a Giovanni e il parallelo con la morte e sepoltura di Gesù attraverso i diversi particolari: la pietra davanti al sepolcro, le bende, i testimoni del fatto. Tutto avviene attraverso quattro comandi di Gesù: "Togliete la pietra!" (v. 39); "Lazzaro, vieni fuori!" (v. 43); "Liberatelo e lasciatelo andare" (v. 44); Lazzaro risorge legato e per morire di nuovo, Gesù risorge libero, non più soggetto alla morte.
I Padri hanno spesso letto il fatto come simbolo della resurrezione spirituale del peccatore (cfr. Mc 5,21-43; Lc 7,11-17; Gal 5,16-17; Rm 8,14).
Il segno di Betania è un invito a decidere tra la vita e la morte, per Cristo o contro di Lui. Chi accetta che Gesù è la sua vita sperimenterà la Vita. (G. Zevini)
45 Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
La pericope si conclude con una serie di versetti (45-48) di cui la liturgia odierna propone solo il primo, dove si osserva che molti dei giudei, credettero in lui. Il segno sembra raggiungere il suo scopo, ma in realtà l'evangelista subito dopo (vv. 46-48) ricorda che altri restarono chiusi alla rivelazione di Gesù e si recarono dai farisei, i quali, convocato il sinedrio, decretarono la morte di Gesù (v. 53).
Inoltre, l'allusione che il supremo miracolo di dare la vita all'uomo porta alla morte di Gesù offre un drammatico paradosso, degno di riepilogare il ministero di Gesù (R. E. Brown).
Così la conclusione segna, come abbiamo visto spesso nel testo giovanneo, la presenza di due gruppi contrapposti: coloro che credono e quanti non vogliono credere. Davanti alla stessa esperienza le reazioni sono contrastanti, c'è sempre qualcuno che si ostina a non voler vedere la luce e la verità che i segni compiuti da Gesù mostrano. Un pericolo che anche noi possiamo correre: il vangelo di oggi ci provoca alla conversione ed all'adesione di fede piena e matura in Gesù.
Meditiamo
1) Quale provocazione raccolgo per la mia adesione di fede dal vangelo di questa V domenica?
2) A quale vita aspiro: quella piena proposta da Gesù, nella prospettiva del dono di sé e della resurrezione, o quella che si identifica con la semplice ricerca del benessere e della longevità?
3) So vedere i segni che anche oggi si compiono nella mia storia personale e in quella collettiva? in particolare come reagisco alla manifestazione della morte?
Preghiamo
Salmo Responsoriale  (dal Salmo 129)
Il Signore è bontà e misericordia.
 Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti

alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.
Spera l'anima mia,
attendo la sua parola.
L'anima mia è rivolta al Signore

più che le sentinelle all'aurora.

Più che le sentinelle l'aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.
 

Colletta
Eterno Padre, la tua gloria è l'uomo vivente; tu che hai manifestato la tua compassione nel pianto di Gesù per l'amico Lazzaro, guarda oggi l'afflizione della Chiesa che piange e prega per i suoi figli morti a causa del peccato, e con la forza del tuo Spirito richiamali alla vita nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

 

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