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TESTO Voi non abbiate paura!

mons. Gianfranco Poma

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno A) (24/04/2011)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

La risurrezione di Cristo è il centro della nostra fede: la Parola del Nuovo Testamento annuncia il mistero, la riflessione teologica non cessa di approfondirne il significato, la celebrazione liturgica lo ripresenta perché la fede ne faccia l'esperienza.

Matteo dice che al momento della morte di Gesù "la terra tremò, le pietre si spezzarono, i monumenti si aprirono..." (Matt.27,51-52) E dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, quando Maria di Magdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba, vi fu un gran terremoto. (Matt.28,1-2) L'evangelista cerca di esprimere con il linguaggio simbolico il mistero dell'esperienza ineffabile di Gesù risorto, che alcune donne, gli Apostoli e la comunità degli inizi hanno vissuto.

Sono due gli aspetti fondamentali di questa esperienza messi in evidenza da Matteo: il primo è la fine di una visione chiusa del tempo e del mondo; il secondo è l'inizio della nuova ricerca di Gesù.

Nella sua opera "Mysterium salutis" il teologo Von Balthasar dice che "tutto ciò che riguarda la risurrezione di Gesù è una radicale novità, manca di qualsiasi corrispondenza nella storia dell'umanità". La risurrezione di Gesù è un atto creativo di Dio: per questo è una novità assoluta. Come la creazione è un atto di Dio, di cui non abbiamo nessuna esperienza se non nei suoi effetti, così la risurrezione: si tratta di un atto nuovo di Dio che nel suo compiersi sfugge alla nostra esperienza, ma che conosciamo negli effetti che l'incontro con Cristo risorto produce in noi. Con la sua morte Gesù ha raggiunto il culmine dello svuotamento di sé: per questo Dio lo ha innalzato, gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome; lo ha fatto "nuovo" colmandolo della sua stessa vita (Fil.2,5-11). Nella morte in Croce, termine dell'Incarnazione, si compie lo svuotamento di Dio: ma nel suo farsi nulla si rivela il mistero di Dio che in Cristo porta a compimento la sua azione, facendo "nuova" la creazione. Su questo si fonda la riflessione di S. Paolo, la sua esperienza del mistero di Cristo, che ha al centro la Croce e la Risurrezione: egli continua a mettere in risalto la "novità" che Dio compie facendo risorgere Gesù dai morti. Solo Dio può compiere un'azione veramente nuova: noi possiamo rinnovare ciò che già esiste. Solo Dio crea dal nulla: dalla morte fa risorgere Gesù non per ricondurlo alla vita precedente, ma per dargli una novità di vita, perché con lui nasca un mondo "nuovo". I segni di cui parla Matteo, al momento della morte di Gesù, vogliono annunciare precisamente questo: si rompe un mondo chiuso in se stesso, con le sue leggi, la sua logica, pure bella, ma fragile, che termina nella morte, per iniziare un mondo nuovo, nella cui pienezza noi pure siamo chiamati ad entrare. "Se uno è in Cristo, è una nuova creatura: le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove": così esclama S. Paolo nella seconda lettera ai Corinzi (5,17), al centro della sua riflessione sul ministero apostolico. "Noi siamo ambasciatori per Cristo", dice l'apostolo, e come tali, siamo annunciatori della novità della creazione nuova, nata dalla risurrezione del Signore Gesù Cristo. Da questa novità deriva la "differenza cristiana", la novità della vita secondo lo Spirito di cui S. Paolo parla in ogni suo scritto, raggiungendo il vertice nel cap.8 della lettera ai Romani. Ed è proprio su questo che noi dobbiamo, oggi, essere particolarmente attenti: è grande il rischio attuale, di rimanere chiusi nel vecchio mondo, quasi che Cristo non fosse risorto, di non vivere la libertà dei figli di Dio, non respirare l' "ebbrezza dello Spirito", di ridurre l'esperienza cristiana alla morale "vecchia" dell'osservanza della logica del mondo non aperto da Cristo risorto.

Per questo è importante cogliere il secondo degli aspetti sottolineati da Matteo nel suo annuncio della risurrezione: l'inizio della nuova ricerca di Gesù. Dice ancora S:Paolo: "Non guardiamo più nessuno alla maniera umana. Se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così" (2 Cor.5,16). E Matteo: "Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, venne Maria di Magdala e l'altra Maria a visitare la tomba". Le due Marie si muovono ancora nella logica vecchia: per loro, l'alba del primo giorno della settimana, è ancora il primo momento permesso dalla legge, dopo il sabato, per visitare il sepolcro. Comunque si mettono in cammino: le spinge la logica dell'affetto, del ricordo. Potrebbero rimanere rinchiuse nella loro casa: sanno che i discepoli erano fuggiti per paura degli avversari di Gesù. Il cuore le spinge: si rimettono in cammino e vanno a vedere ciò che di lui era rimasto, il suo sepolcro. Ma qui avviene la novità inattesa: "ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa". Ancora un segno del fatto che l'esperienza umana non è più chiusa in se stessa: il primo giorno della settimana che prima era solo una indicazione cronologica, adesso diventa l'inizio di un tempo nuovo segnato dalla presenza di Dio, operante per chi lo cerca, per chi si affida a lui. "Per lo spavento, le guardie furono scosse e rimasero come morte": il vecchio potere, che voleva eliminare Gesù, è vinto. La pietra è stata rimossa: ha vinto la vita, la libertà, l'amore. E S. Paolo canta: "Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: "Gesù Cristo è Signore!", a gloria di Dio Padre" (Fil.2,10-11). E Matteo continua il suo racconto: l'angelo parla alle donne con le parole che in realtà sono l'annuncio evangelico fondamentale, rivolto a noi, oggi. "Non abbiate paura, voi": avevano amato Gesù, avevano creduto in lui, continuano a cercarlo. Ma adesso la loro ricerca deve essere nuova: "So che cercate Gesù, il crocifisso". Cercano "il crocifisso": cercano il passato, sono ammirate di lui, lo ricordano, lo venerano, lo imitano. Anche noi potremmo (e di fatto facciamo così) cercare "il crocifisso", cercare di imitarlo, mettere in pratica i suoi insegnamenti...non accorgendoci che così cerchiamo solo il passato: ne facciamo solo un maestro morale, del quale noi, con le nostre forze, vogliamo osservare i precetti, ma rimanendo fermi alla vecchia storia umana chiusa in se stessa. "Non è qui. E' risorto, come aveva detto. Venite, guardate dove era stato deposto": questa è la grande novità. Alle donne del Vangelo è affidato l'annuncio: la potenza di Dio lo ha risuscitato, vincendo tutti coloro che l'avevano ucciso e chiuso nel sepolcro. Egli è vivo, ci viene incontro: "Vi precede in Galilea: là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto". "Ci precede": non è il termine della nostra ricerca: è lui che cerca noi. Non è il maestro che aspetta da noi l'esecuzione dei precetti: ci precede con la sua grazia, con il suo perdono, con la gratuità del suo amore. Là dove si svolge la nostra vita, lui ci precede, ci viene incontro, ricostruisce le nostre forze: anche quando la nostra fede è debole, lui non ci abbandona, perché lui è ormai con noi, ogni giorno.

 

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