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TESTO Il fallimento di Dio: che delusione!

don Marco Pozza  

Venerdì Santo (Passione del Signore) (22/04/2011)

Vangelo: Gv 18,1- 19,42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. 2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. 3Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. 4Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». 5Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. 6Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. 7Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», 9perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». 10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».

12Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono 13e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. 14Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».

15Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. 16Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. 17E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». 18Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

19Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. 20Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». 23Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». 24Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

25Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». 26Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». 27Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

28Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. 29Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». 30Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». 31Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». 32Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». 38Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».

E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. 39Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 40Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

1Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. 2E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. 3Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.

4Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». 5Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».

6Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». 7Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

8All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. 9Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. 10Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». 11Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».

12Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». 13Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. 14Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». 15Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». 16Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

Essi presero Gesù 17ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. 19Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». 20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». 22Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice:

Si sono divisi tra loro le mie vesti

e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.

E i soldati fecero così.

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

38Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. 40Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

Caro Gesù, anch'io stasera prendo carta e penna e ti scrivo. E non ti nascondo tutta la mia delusione nel pensare a quant'erano belli i tuoi piedi che passeggiavano leggeri sulla terra di Genesaret; a quant'erano dolci e amabili le parole che dipingevi sulle tue labbra; a quanti sorrisi hai ricostruito, a quanti piedi hai raddrizzato, a quanti cuori hai ridato coraggio. La vedova di Naim, il cieco di Gerico, gli abitanti di Cafarnao, le due sorelle di Betania tutti perfetti sconosciuti che il tuo volto ha consegnato alla celebrità della storia. Mi ricordo il volto di quei quattro pescatori che, primi tra tutti, hanno sentito il peso della tua fantasia: nei loro occhi vibrava la poesia, germogli di una bellezza tante volte cantata dalle gole riarse dei vecchi profeti. Profeti e pescatori, dotti e illetterati, santi e peccatori, genio e ribellione tutti dentro la tua sinfonia avevano il loro posto. E per te addio vecchie barche rattoppate, reti ubriache di pesci, profumo di salsedine, nostalgia della donna amata, sicurezze montate dalle dita dell'uomo. Nei loro occhi abbrustoliti dal sole riflesso sull'acqua del mare era trapassata una scheggia di follia: troppo grande il tuo sogno, le tue promesse, la tua voglia di rovesciare il mondo senza mezze misure! Tutti eroi per te. E come poter dar loro torto quando Uno ti disegna un sogno così?

Ieri sera, fuori dal cenacolo di Gerusalemme, ho incrociato il volto di Pietro, sconvolto per quel tuo testamento, per quel catino di acqua sporca che divenne la loro reliquia, per quel pane che non era più pane. Era nervoso perché tutti gli chiedevano: "Ma cos'è successo, Pietro". I suoi muscoli di pescatore tremavano, i suoi occhi erano lucidi, le sue mani pitturavano pugni nell'aria e sotto quella camicia sudicia di sudore il cuore stava per cedere. Pietro e te, Gesù: ti ricordi i sogni, l'entusiasmo, le parabole, le folle che ti rubavano il sonno. Ieri sera era tutto un correre, uno scappare, un cercare disperatamente sicurezza in qualche sguardo. Arrivano i due figli di Zebedeo, Filippo si butta addosso a Pietro, Taddeo ha il volto rigato dalle lacrime. E, insieme, nascosti dietro un ulivo, disturbati solo dal chiarore della luna, m'han raccontato di quella sera: mare in tempesta, occhi impauriti, barca sbattuta sulle onde e Tu che, sdraiato sul cuscino, dormivi. E mi son fatto scrivere quella domanda che ti hanno rinfacciato, loro, i tuoi splendidi amici: "Maestro, non t'importa che moriamo?" (Mc 4,35-40). Loro, uomini di mare, conoscono i venti, conoscono l'insidia della corrente contraria che sconvolge qualsiasi viaggio, conoscono le reti annodate da dita ferite, forate da uncini, incallite, bruciate dal sole. Non nascondono il tormento, la delusione, il tradimento, l'afflizione. Che fortuna averli incontrati stasera, perché mi è d'aiuto sentir ringhiare tutti i loro dubbi mentre son accarezzati dalla tempesta, bagnati dal fluttuare delle onde. Perché tu don Marco, al pari di Pietro, sapevi che esistono tempeste, ma pensavi che non fossero tue. La tua barca era la più sicura, la meglio oleata per i giorni della pesca. Non pensavi che la tempesta potesse arrivare per te all'improvviso, non te l'aspettavi. Ma resisti. Vuoi resistere anche se le vele non ti sono più compagne, le gomene non ti rassicurano, il timone è fuori uso. E allora, sul legno di una barca o su un letto di corsia rinfacci la tua domanda: "Maestro, non t'importa che moriamo?" E aspettando che il miracolo avvenga, tenti di balbettare le parole del salmo: "Sono sfinito dal gridare, i miei occhi si consumano nell'attesa del mio Dio" (Sal 69,3-4). Lo fai, perché ti hanno detto che c'è un Dio esperto in tempeste, conoscitore di venti, navigante di uragani. Ma la tempesta è lo spazio in cui ogni illusione di Dio svanisce, lo spazio in cui la bestemmia è l'ultima preghiera che rimane. Ma i pescatori non si rassegnano facilmente, non vogliono credere sia fallito tutto, non ci stanno a distruggere così il loro sogno: "Maestro, non t'importa che moriamo?" Strana coincidenza, gli fa notare Filippo: anche quella notte loro, pescatori che pur dovevano essere esperti di tempeste, chiesero a quel Maestro Falegname che di lì a poco sarebbe stato appeso alla Croce, di aggrapparsi a lui per non morire. E Taddeo ricordò loro la reazione di Gesù che, puntandogli negli occhi, li rimproverò: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?".

Una domanda che li trasforma in pescatori che non hanno paura di lasciarsi provocare dal dolore, dall'ingiustizia di una vita che sembra bottega di sventura, non scappano di fronte all'uomo che urla: "Perché!?", non offrono risposte magiche. Le loro barche, prima di essere riempite di pesci, devono dar ragione di una domanda: "A Dio, al tuo Dio importa se moriamo?". E Lui, Maestro dei pescatori, non consegna solitudini, non fugge dalle responsabilità, si lascia provocare dal grido angosciato. Non teme la bestemmia, non persegue vie di vendetta. Per Lui, Figlio del fabbro di Nazareth, schiodare tre chiodi e scendere dalla Croce sarebbe un gioco da principiante. Quanti ne ha piantati e strappati. Sa come si fa. Sarà un miracolo facile, quasi nemmeno un miracolo. Ma non lo fa', perché il Maestro è complice di chi s'imbatte nella tempesta e gli offre la su Croce per condurlo a casa: scialuppa di salvataggio, ancora di salvezza. Perché il Maestro sana le tempeste, crea la vita.

"Maestro, non t'importa che moriamo?". Stasera apriremo il Vangelo e troveremo scritto: "Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra". Da mezzogiorno alle tre: anche la morte ha le ore contate. Eppure stasera, senza fede, si scapperà terrorizzati, perché tutto sembra essere maledettamente folle. Per chi rimane risuonano splendide le parole del profeta Isaia: "Sentinella, quanto resta della notte?" (Is 21,11).

E' uscito in questi giorni il primo romanzo di don Marco Pozza dal titolo Penultima lucertola a destra. La sconfitta è l'arma segreta dei vincitori (Marietti Scuola 2011, pp. 256 - prefazione di Magdi Cristiano Allam)

Un libro pensato e realizzato per lavorare nelle scuole superiori e negli oratori; utile a chi cerca di organizzare la speranza nel mondo degli adolescenti.

L'autore è disponibile ad incontrare i ragazzi nella modalità "Incontro con l'autore".

Per maggiori informazioni visita il sito http://www.sullastradadiemmaus.it/il-segreto-della-lucertola.html

Clicca per vedere i libri di don Marco Pozza

 

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