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TESTO Perché pregare?

don Luciano Sanvito

VII Domenica di Pasqua (Anno A)

Vangelo: Gv 17,1-11a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 17,1-11

1Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. 5E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.

6Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. 7Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, 8perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.

9Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. 10Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. 11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.

La preghiera che senso ha?
A che mi serve pregare?
Che cosa ne ottieniamo?
...

_______________________

Mentre prego, le parole della preghiera svaniscono e lasciano la scia per accedere alla coscienza di quello che si prega, e quello che si prega si rende a noi presente.

La preghiera per la preghiera non esiste, anche se noi ne cadiamo spesso in tentazione; la preghiera fatta di parole è solo uno stile di accensione della preghiera; ma, una volta acceso il fuoco, l'accensione non ha più senso.

La preghiera ottiene invece la coscienza che l'orante non siamo noi, ma è qualche altra entità che "prega", che entra nella nostra vita a far comunione di bene o di morte.

Infatti, si può pregare anche un morto, una realtà morta, o che fa morire o che porta il male.

La preghiera ottiene la coscienza della concretezza di una comunione.

Senza la preghiera, la comunione con me stesso, con un'altra realtà o con le cose attorno rimane aleatoria, un'illusione, una "droga".

Pregare è ricordare a noi stessi la precarietà della nostra mente, del nostro cuore, della nostra anima; che tutto quando è in balia del caos, se manca la preghiera.

Ma - in positivo - diventa anche l'affermazione cosciente che una realtà provvidente è con noi.

Gli antichi, in questo senso, pregavano anche davanti a un sasso.

Il sasso rimaneva tale, ma la vita concreta attorno a quel sasso cambiava, e come!

 

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