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TESTO Ecco il tuo re viene

don Romeo Maggioni  

Domenica delle Palme (17/04/2011)

Vangelo: Gv 12,12-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 11,55-12,11

55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». 57Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.

1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». 6Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».

9Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 10I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, 11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

La processione coi rami d'ulivo ha un significato ben preciso: nella fede accogliamo Gesù che in questa settimana - attraverso i Riti Liturgici - rende attuale entro la nostra comunità quei suoi gesti salvifici e ne comunica tutto il frutto di salvezza.

"Non temere, figlia di Sion! Ecco il tuo re viene!". Fu, quello di Gerusalemme, l'ingresso ufficiale del Messia nella sua città, e nello stile umile di un re che porta pace e salvezza al popolo sofferente: "L'arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti" (Zc 9,9-10).

Quali gesti e quale pace allora attualizzano per noi i Riti solenni della Settimana Santa che oggi incomincia?

1) La Pasqua di Gesù

Dei fatti ben precisi stanno alla base del nostro riscatto, fatti culminanti nei momenti vissuti da Gesù durante la sua passione, morte e risurrezione, che noi - con linguaggio comune - chiamiamo la sua Pasqua. Gesti compiuti con drammatica partecipazione di uomo, cosciente di una missione particolare: essenzialmente quella del Figlio di Dio che sposando l'umanità peccatrice, a suo nome e in suo favore, ripara un rifiuto nei confronti di Dio che ha causato la morte a tutti gli uomini. "Come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti" (Rm 5,19). Gesù è il secondo Adamo che ricostituisce una umanità riconciliata con Dio.

La lettera ai Colossesi traccia un quadro ardito della vicenda umana. Il "primogenito di ogni creatura per mezzo del quale e in vista del quale tutte le cose sono state create e nel quale tutte sussistono", è esattamente il Cristo, Figlio di Dio incarnato morto e risorto, "per mezzo del quale e in vista del quale sono riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra e quelle dei cieli". In Cristo redentore è stato creato ogni uomo, cioè, in sostanza, un uomo "perdonato", poiché nella sua vicenda era prevista una disobbedienza che avrebbe sfigurato quell'immagine e al tempo stesso prevista una "riparazione" che l'avrebbe restaurata. Gesù, completamente solidale con noi, "è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti" (Is 53,4-5).

In questo senso Gesù entra in Gerusalemme "come re, giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina" (Lett.), per "annunciare pace alle nazioni". Un Messia che viene appunto a riconciliare l'umanità al suo Dio, attraverso non gesti di potenza, ma con l'obbedienza che esprime l'opposto della disobbedienza di Adamo. La risurrezione che conclude questa vicenda di Cristo il giorno di Pasqua dice la validità e l'efficacia della sua azione di salvezza. Primizia, naturalmente, di tutta l'umanità di cui Lui - con l'Incarnazione - è capo e rappresentante: "il primogenito di quelli che risorgono dai morti" (Epist.). "Se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria" (Rm 8,17). Entrato nella gloria, ora allunga a noi la mano per farci partecipi del medesimo destino di vita (così rievoca l'iconografia bizantina!).

2) La Pasqua della Chiesa

Questo è il punto: partecipare alla sua morte per giungere ad una risurrezione simile alla sua. E' appunto quanto noi intendiamo quando parliamo della Pasqua della Chiesa, o della nostra Pasqua. In qualche forma Gesù vuole che ciascuno compartecipi a quei suoi atti - che ha fatto per noi, ma non senza di noi -; atti che abbisognano di un "completamento" perché possano essere efficaci per ognuno di noi. Scrive san Paolo: "Do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24). L'obbedienza alla nostra croce non ha efficacia di riscatto se non è unita alla Croce redentrice di Cristo, perché solo in Lui siamo riconciliati col Padre oggi e, domani, glorificati!

Ecco perché è necessario che in qualche forma quegli atti storici di Cristo siano resi presenti oggi - e ad ogni generazione di uomini - affinché ognuno liberamente e responsabilmente vi partecipi. Cristo, risorto e vivo, può ora rendere presente quei suoi atti - umani e puntuali di allora - ma anche gesti del Figlio di Dio - in qualche modo con dimensione eterna, e quindi "contemporanee al "tempo". E' nei segni da Lui voluti (i Sacramenti e la Liturgia) e nel luogo privilegiato da Lui scelto (la Chiesa, come sua sposa) che lo Spirito di Cristo rende presenti quegli atti e applica a noi il frutto di quei gesti salvifici compiuti da Gesù per tutta l'umanità.

La memoria allora che i Riti Liturgici del Santo Triduo pasquale fanno in questa settimana, non è che il vestito e il veicolo per il quale noi ci colleghiamo con i gesti di Cristo. E' una memoria che ci coinvolge anche emotivamente nella rievocazione puntuale dei fatti che vanno dall'ultima Cena del giovedì alla varie apparizioni del Risorto nel giorno di Pasqua. Il risultato sarà il caricare ulteriormente la nostra libertà della capacità di dire il sì coraggioso nelle croci della nostra vita, perché in unione col passaggio di Cristo siamo condotti alla ulteriore e definitiva comunione con Dio che costituirà la nostra esaltazione eterna.

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Portare a casa l'ulivo benedetto, non è un gesto di magia, ma espressione di fede che sa riconoscere nei riti della Chiesa Gesù come proprio salvatore.

Fare Pasqua, partecipare ai Riti e accostarci ai Sacramenti, è la fonte e la forza di tutto un anno di vita cristiana, perché la sorte ottenuta dal Capo passi sempre più alle membra del suo Corpo, la Chiesa, cioè in ognuno di noi.

 

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