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TESTO Infangati fino agli occhi

don Marco Pozza  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (03/04/2011)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Che schifo la saliva: quella dello sputo, la saliva pesante e giallognola del catarro, quella impastata di materia del vomito, quella che trasuda nella tosse del vecchio poggiato al bastone. Ti sputo addosso perché mi fai schifo. Oppure t'offro la saliva perché ti amo: quella sulla lingua dei fidanzati, quella impastata sul chewing-um che si scambiano gl'innamorati. Quella del portiere prima d'apprestarsi a parare un rigore: salive preziose.

La saliva di Cristo. Lo pensavamo uomo e tale immaginavamo la sua saliva. Non potevamo sapere che dentro la sua saliva avesse nascosto di proposito i colori, le favole, le nubi che scorazzano nel cielo, la meraviglia dell'universo. Gli era riuscita al Padre una cosa simile: un po' di saliva e un pugno d'argilla ed era nato il suo capolavoro nel giorno settimo della creazione. Ma anche il Figlio non è da meno. "Passando vide un cieco dalla nascita". Stop! Non c'è tempo, non c'è spazio, non c'è luogo per braccare lo sguardo puntiglioso di quell'Uomo che fino all'altro giorno se ne stava chiuso dietro la serranda della falegnameria di Nazareth. Esperto di segature, pialle e legni da piallare, vede un cieco e decide di tradire il legno per la saliva: "sputò in terra, fece con la saliva un po' di fango, lo spalmò sugli occhi del cieco". Uomo strano Costui: nei giorni feriali bisognava pregarlo all'inverosimile per strappargli un miracolo. In giorno di sabato è Lui che cerca persone da risanare, ferite da rimarginare, occhi da riaprire. C'è un attimo nel Vangelo d'oggi in cui tutto il mondo tace, quell'attimo che va dallo sputo al fango spalmato sugli occhi: non si muove foglia, non rumina il bestiame, non sonnecchiano gli apostoli. Tutto tace e s'incanta: solo la mano di Cristo che s'allunga, compie il suo breve viaggio dentro quella spanna d'aria: "Va' a lavarti (...) Andò, si lavò e tornò che ci vedeva". Nessuno pensava che in un po' di saliva fosse nascosta la Luce: sarebbe bastato sputare prima se quella era la medicina giusta. Bastava saperlo, sarebbe stato un gioco da bambini. Non sia mai che a Cristo gli venga tributato il giusto merito d'aver intravisto nel banale il fondamentale.

L'Uomo di Nazareth fa goal, i farisei gli urlano buu!

Per urlare buu bisogna stringere le labbra a culo di gallina, chi segna un gol invece grida con la bocca spalancata. Un gol costringe all'abbraccio, riunisce la squadra in un organismo solo; un buu isola un corpo, gli rimprovera la sua colpevole diversità. tra un buuu e un gol, che è il senso del calcio, la gioia dello sport, corre la lunga strada della nostra civiltà. Ci abbiamo messo millenni per riuscire a spalancare pacificamente la bocca a quel modo, ci basta un attimo di ignoranza per chiuderla. E tornare indietro.

(L. Garlando, Buuuuu. Con Mario Balotelli, Einaudi, Milano 2010)

Apriti cielo: se i farisei non sanno giustificare, la via è semplice: cacciamogli addosso l'infamia di peccatore, domani di sobillatore, dopodomani di bestemmiatore. Verrebbe da sputare in faccia a costoro gladiatori della legge: non per vile offesa ma per aprire i loro occhi e far entrare la Luce. Il cieco non accetterà più di tornare indietro: troppo bella la luce che fa vedere mamma e papà, le prostitute belle e ammalianti, i grappoli d'uva nei vigneti festanti. Eppoi chi l'ha detto che la saliva fa schifo? Chiedetelo a lui, cieco dalla nascita e non finto invalido: non c'è cosa più bella ai suoi occhi, sembra una pagliuzza argentata, la pesantezza del fango ha un riverbero bellissimo. Per lui la saliva è Vita, Luce, Risurrezione. Se loro farisei non lo capiscono, sono faccende loro. Lui non tornerà più indietro: "Se sia un peccatore, io non lo so. Ma so una cosa: ero cieco e ora ci vedo". E come ci vede! Sono occhi che creano simboli e scompigli, che confondono uomini con nuvole e alberi, che dimenticano in un solo sguardo un'eternità di buio. "Và a lavarti nella piscina di Siloe". E nessuno più lo potrà toccare: fattucchieri, maghi e cartomanti addio! Nulla è più farmaceutico di quella saliva in cui l'Erborista c'aveva mischiato la Luce. "Io credo, Signore". Credo ma sopratutto vedo: vedo cose meravigliose: il grano e le sue spighe, il vento e i suoi silenzi, l'erba e i suoi germogli. Vedo la discendenza futura di quei farisei: troppo nervosi per riuscire a vedere dalla parte di Dio.
Per loro il cieco ero io!

E' uscito in questi giorni il primo romanzo di don Marco Pozza dal titolo Penultima lucertola a destra. La sconfitta è l'arma segreta dei vincitori (Marietti Scuola 2011, pp. 256 - prefazione di Magdi Cristiano Allam)

Un libro pensato e realizzato per lavorare nelle scuole superiori e negli oratori; utile a chi cerca di organizzare la speranza nel mondo degli adolescenti.

L'autore è disponibile ad incontrare i ragazzi nella modalità "Incontro con l'autore".

Per maggiori informazioni visita il sito http://www.sullastradadiemmaus.it/il-segreto-della-lucertola.html

Clicca per vedere i libri di don Marco Pozza

 

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