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TESTO E se invece Dio...

don Alberto Brignoli  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (03/04/2011)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

È facile, è comodo, ed è pure bello entrare in relazione con un Dio "a nostra immagine e somiglianza". Ovviamente, non mi riferisco a un Dio che possa apparire come una nostra creazione o come una supposizione della nostra mente, ma a un Dio alla cui devozione e riverenza siamo stati educati fin da piccoli. Il Dio dei nostri genitori, della "nostra" catechesi e delle "nostre" esperienze giovanili in parrocchia, per intenderci. Un Dio che è presente laddove lo cerchiamo, in una Chiesa a noi familiare o in un gruppo di amici con cui condividiamo la fede; un Dio che sentiamo vicino perché porge orecchio alle nostre suppliche e preghiere; un Dio che ci immaginiamo raffigurato secondo lo stile "manieristico" di una certa iconografia; un Dio la cui essenza ci risulta ben delineata attraverso le formule del Catechismo imparate a memoria, e via dicendo.

E se invece Dio fosse diverso da come noi ce lo siamo sempre immaginato e da come sempre lo abbiamo pregato?

E se Dio si rivelasse alle vicende umane (e quindi anche alla nostra personale vicenda) in maniera poco convenzionale?

E se Dio per salvarci ci dicesse che lui può benissimo fare a meno di strutture, di norme, di leggi, di schemi, di convenzioni, di formule imparate a memoria?

E se Dio scegliesse di lasciarsi trovare da chi agli occhi dei benpensanti della fede non conta nulla, e si nascondesse allo sguardo scrupoloso, attento e a volte fin troppo devoto di teologi, filosofi e ricercatori?

E se Dio preferisse non sentirsi dire dall'uomo: "Io ti conosco", ma piuttosto: "Io credo in te"?

E se un Dio così, alla fine, fosse molto simile al Dio di Gesù Cristo?

Forse credere non sarebbe più così comodo, facile o bello come pensiamo e sentiamo, ma di certo sarebbe molto più "vero".

Perché vera fede non è quella dei manuali o dei trattati di teodicea: vera fede è quella del Calvario, del Getsemani, di un "Sì, io credo" detto a Dio nell'accettazione spesso anche sofferta della sua rivelazione e della sua volontà.

La Parola di questa domenica è una meravigliosa catechesi sul Credo, e agli albori della storia della Chiesa veniva annunciata ai catecumeni che si preparavano a ricevere il Battesimo nel giro di una ventina di giorni, la notte di Pasqua. Un Credo che è espressione di un cammino di ricerca, iniziato ai bordi di un pozzo di Samaria e culminato a Betania, intorno alla tomba lasciata vuota dal corpo di un amico strappato ai lacci della morte.

Nel bel mezzo ci sta la piscina di Siloe, dove Gesù ci "imbratta" gli occhi con fango e saliva per lavare via la pessima immagine di Dio che l'umanità si è costruita nei secoli.

Già, perché se pensiamo che il Dio d'Israele per il suo popolo scelga un re tra coloro che erano - come Eliàb - alti più di ogni altro uomo "dalla spalla in su", ci sbagliamo di grosso: Dio sceglie il suo Re, il suo Consacrato, tra i piccoli pastori delle disperse greggi dei campi di Betlemme. E ai loro successori annuncerà, qualche secolo dopo, la nascita dell'ultimo e definitivo Re, il Figlio suo Unigenito.

E via di questo passo: Dio non si rivela all'umanità come il castigatore che fa nascere cieco un uomo per via della colpa originale che è in lui o per punire le colpe dei suoi padri, ma si manifesta come il Dio della misericordia, che ha compassione delle nostre miserie, le prende su di sé e le risana.

Dio non si rivela all'uomo nella rigidità dottrinale di una legge che impedisce, in giorno di sabato, di salvare una vita perché c'è un riposo da osservare, ma nella repellente impurità di un po' di fango e saliva gettati sugli occhi di un cieco che non poteva lodare Dio per la Creazione, perché nemmeno sapeva come fosse.

Dio non ascolta le chiacchiere dei capi dei Giudei, dei farisei, e degli illuminati di turno che condizionano la veridicità dei suoi gesti alla conformità alle regole, ma rivolge il suo orecchio alle suppliche del povero, che in maniera confusa grida a lui e che poi, riconoscente, sa proclamare in lui la propria fede.

Dio non ascolta chi, sottoponendolo a uno scrupoloso e inappellabile giudizio, pecca contro di lui, ma rivolge il suo sguardo e chi lo onora e fa la sua volontà, pur senza avere una laurea in teologia morale, in filosofia o in diritto canonico.

Il Dio di Gesù Cristo non ha mai espulso nessuno dalla sinagoga per averlo riconosciuto presente nei gesti e nelle parole di speranza e di salvezza di un rabbino non ufficiale; però sì ha scacciato dal tempio chi lo ha identificato con i torbidi guadagni provenienti dal commercio della fede, spesso giustificati come "volontà di Dio".

Se il Dio di Gesù Cristo si fosse lasciato "inscatolare" dalla legge del sabato che giungeva fino al punto di dichiararlo peccatore per aver salvato una vita, oggi più nessuno potrebbe gioire della splendida luce di una fede viva, pura, senza macchia.

 

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