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TESTO Figli della luce

mons. Roberto Brunelli

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IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (03/04/2011)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

A un povero mendicante cieco dalla nascita, un giorno di sabato, a Gerusalemme, Gesù dona la vista: è uno dei tanti segni della sua attenzione per gli sventurati; ma questo, nel racconto evangelico (Giovanni 9,1-41), suscita una quantità di commenti, interrogativi e polemiche, da cui emergono chiarimenti e illuminanti verità.

"Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?" La domanda viene dai discepoli, i quali riflettono le convinzioni allora comuni, condivise anche dai più ligi osservanti della Legge quali erano i farisei. Il Maestro si cura subito di smentire: né lui né loro sono colpevoli; malattie, disabilità e altre sventure non sono castighi divini per i peccatori. Peccatore è considerato dai farisei anche Gesù: guarendo il cieco ha compiuto un lavoro, sostengono, e dunque, essendo sabato, ha violato il comandamento del riposo. Accusa ridicola, frutto di un'interpretazione distorta della Legge divina: "Il sabato è per l'uomo, non l'uomo per il sabato", ha ricordato lo stesso Gesù in un'altra occasione; di sabato - per i cristiani, la domenica - fare un'opera buona non solo non è proibito: è caldamente raccomandato. L'accusa lascia poi nei guai quelli che l'hanno formulata: solo chi "viene da Dio" può compiere un miracolo; come può "venire da Dio" un peccatore? Le autorità avviano allora una sorta di istruttoria processuale: cercano di negare il miracolo, insinuando che il beneficato in realtà non sia mai stato cieco; allo scopo interrogano prima lui e poi i suoi genitori, i quali non sanno spiegare come sia stato risanato, ma ovviamente riconoscono che il loro figlio era cieco sin dalla nascita. Non riuscendo a prevalere, gli accusatori concludono la questione cacciando il poveretto a male parole.

Egli non sa chi l'abbia guarito; quando incontra di nuovo Gesù, questi gli parla di sé, designandosi come il "Figlio dell'uomo", vale a dire il Messia annunciato dai profeti, il Salvatore atteso da secoli. Gli chiede: "Tu credi nel Figlio dell'uomo?" "Dimmi chi è", risponde l'ex cieco; e Gesù: "Lo hai visto: è colui che parla con te". Ecco: si comprende così la ragione profonda del miracolo; come con la samaritana (lo si è sentito nel vangelo di domenica scorsa) è lo stesso Gesù a svelare se stesso e la propria missione. Ad entrambi egli dà la prova di non essere semplicemente un uomo: alla samaritana svela di conoscere tutti i particolari della sua vita privata, al cieco manifesta di avere poteri soprannaturali, e lo scopo è unico: portarli alla fede. Ma non solo loro; poco dopo egli aggiunge: "Io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano". Questa frase di respiro universale lascia comprendere che non si riferisce alla menomazione fisica, ma a quella spirituale; chi non conosce Gesù, o non lo riconosce come il Salvatore, è come cieco, non vede la strada da seguire nella propria vita. Ecco lo scopo dell'ingresso di Dio nel mondo: aprire agli uomini gli occhi della mente e del cuore, per consentire loro di camminare con sicurezza, vedendo bene dove posare il piede e così perseguire le finalità più nobili che possano dare alla vita il suo pieno valore.

L'apostolo Paolo, ricorda la seconda lettura di oggi (Lettera agli Efesini 5,8-14), esprime lo stesso concetto dicendo: "Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce"! Chi cerca luce in se stesso, chi ritiene di sapere da sé come vivere, provoca per sé e per gli altri solo disastri, sconfitte, tragedie, amarezze. La storia, e le cronache anche di questi giorni, lo attestano. Ben diverso, continua Paolo, è lo stile di chi si lascia illuminare da Dio: "Il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità".

 

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