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TESTO Se tu conoscessi il dono di Dio…

don Alberto Brignoli  

III Domenica di Quaresima (Anno A) (27/03/2011)

Vangelo: Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

In questi primi giorni di primavera, il tepore del sole che inizia a liberarsi dalla prigionia dell'inverno ci fa uscire in strada con maggior fiducia, meno timorosi di beccarci qualche malanno. E così, come lucertole che escono dalla siepe, riempiamo le piste ciclabili dei nostri paesi, percorriamo i viali delle nostre città, ci gustiamo la bellezza dei nostri giardini e dei parchi pubblici, cominciamo a fare quattro passi sui sentieri di montagna liberi dalla neve... e il sole ci riscalda e ci ridona la gioia di vivere. Intanto ci godiamo questi momenti, perché poi l'inverno può dare il suo classico "colpo di coda" alla primavera; ma soprattutto perché, in questa terra che sembra aver smarrito la gradualità delle quattro stagioni, presto arriverà il caldo e l'arsura dell'estate, che ci faranno rimpiangere le fresche temperature di queste mattinate di fine marzo.

Quando il sole dell'estate, in pieno giorno, arde a picco senza lasciare ombre, ci si sente venire meno: nemmeno bere in continuazione pare servire a qualcosa. Eppure, grazie a Dio e alle molte montagne della nostra penisola, a noi l'acqua non è mai mancata: forse anche per quello la nostra primavera è verde, pitturata dai mille toni della natura.

Ma in moltissimi, oserei dire troppi paesi della terra, l'acqua rimane un sogno: e poter ricevere da qualcuno un bicchiere d'acqua quando gli si dice "Dammi da bere" può risultare molto faticoso, quasi un miracolo. Non per niente, molte imprese e uomini d'affari di varie parti del mondo hanno compreso che quello dell'acqua è il business del secolo, e dietro l'apparente difesa di territori forestali sotto minaccia, come l'Amazzonia, hanno acquistato e recintato migliaia di ettari di foresta pluviale - spesso cacciando o sterminando le popolazioni indigene legittime e naturali proprietarie - per "salvaguardare" l'acqua dolce presente, molto utile a fare bevande con le bollicine vendute in tutto il mondo con lo stesso marchio, perché tutti noi possiamo "spegnere la nostra sete" ed "essere protagonisti" grazie a una bevanda che "ti dà di più". Già, dà di più a chi già possiede: ma a chi è carente anche solo della minima dose di acqua quotidiana per sopravvivere (e stiamo parlando di oltre un miliardo di persone) nessuno pensa. E così nascono i conflitti: per un bicchiere di acqua negato, indicatore minimo di pessime relazioni tra diversi popoli della terra, uomini e donne di ogni parte della terra continuano a darsi battaglia.

Stava per accadere la stessa cosa tra un uomo giudeo e una donna di Samaria, a Sicar, molti anni fa, ai bordi di un pozzo in mezzo al deserto. Un uomo giudeo, stanco per il viaggio, nell'ora più calda del giorno, va a cercare acqua in un pozzo, ma è talmente vuoto e profondo da raggiungere che ha bisogno dell'aiuto di una donna sopraggiunta ad attingere acqua in quello stesso istante. Che orario strano... le donne di Samaria uscivano di buon mattino ad attingere l'acqua, perché di giorno al pozzo solo gli uomini potevano radunarsi per le loro discussioni, decisamente vietate alle donne.

Ma quella donna è un tipo tosto: talmente tosto che nega un bicchiere d'acqua all'uomo giudeo solo per il fatto di essere giudeo. E se non ne scoppia una lite è solo perché per lei la battaglia è persa sin dal'inizio: l'uomo giudeo non è un uomo qualsiasi, ha qualcosa di particolare, ha la faccia da profeta, parla in maniera affascinante, affascina chiunque lo guardi. E lei di fascino maschile ne sa qualcosa... cinque mariti più uno attuale di scorta... uno ancora e sono sette, il numero perfetto! Che sia questo il "settimo uomo", quello giusto, quello "della sua vita"? Magari ci ha pure pensato, o magari no: ma se l'ha fatto, ha fatto bene, perché quest'uomo, il "settimo, la vita gliela cambia veramente.

E pensare che lei non voleva dargli da bere! E perché mai, a un giudeo? Che cosa pretendono questi giudei del Sud della Palestina? Che siamo caritatevoli con loro quando pretendono di dominare noi samaritani, di imporci le loro leggi, le loro tradizioni, il loro governo e il loro stesso culto? A noi samaritani, popolo del Nord così indipendente e sovrano da secoli? Ma che vada a procurarsi un secchio anche lui come tutti gli altri, lazzarone!

Ma questo giudeo (che tra l'altro è galileo... ma per la donna è la stessa cosa, quando uno non è samaritano è comunque un giudeo, uno del Sud...) pare essere più "tosto" di lei: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti chiede da bere...".

Eccoci: un altro di quelli del "Lei non sai chi sono io!"... ma figuriamoci se questo è più grande del nostro padre Giacobbe che con la sua grande spiritualità e la sua alta caratura morale è riuscito ad aprire questo pozzo nel deserto! Ma mettiamolo alla prova: se è veramente così grande come dice di essere, che mi dia quest'acqua miracolosa (e con cosa la attinge?), così la smetto ogni giorno di venire a prendere l'acqua al pozzo!

E il giudeo (o galileo che sia, fa lo stesso) me la butta sul personale: mi chiede di andare a chiamare mio marito! Ingenuo: crede di sapere tutto lui e per questo vuole parlare con l'uomo di casa, come se con me stesse perdendo tempo! Ma si vede chiaramente che questo non sa nulla della mia vita: io non ho marito, e se fosse un profeta l'avrebbe già capito... Beh, a dire il vero l'ha capito sì: sa dei miei cinque mariti e del compagno attuale... dev'essere davvero uno di quelli "giusti"!

E allora vado al sodo della questione: che mi dica chiaramente qual è il vero Dio e cosa significa credere. È proprio necessario credere secondo i canoni della religione giudaica oppure c'è anche un modo diverso di professare la propria fede? Essere credenti significa rientrare nei "cliché" predeterminati di una dottrina, oppure Dio lo possiamo incontrare in altre forme e per altri cammini? In buona sostanza: dove trovo Dio?

Il segreto sta tutto nelle parole del giudeo della Galilea: "Se tu conoscessi il dono di Dio...".

Se tu conoscessi il dono di Dio, non negheresti un bicchiere d'acqua a nessuno, nemmeno al peggior straniero.

Se tu conoscessi il dono di Dio, non faresti inutili distinzioni di razza, di religione, di sesso o di condizione sociale. Se tu conoscessi il dono di Dio, non staresti a guardare se la sua Parola ti viene annunciata da uno grande come il tuo padre Giacobbe o da uno sconosciuto, di Galilea o di Giudea che sia. Se tu conoscessi il dono di Dio, non gli lanceresti la sfida di estrarre acqua dal deserto.

Se tu conoscessi il dono di Dio, non perderesti il tempo di tutta una vita a rincorrere un amore dopo l'altro senza mai trovare la tua identità. Se tu conoscessi il dono di Dio, non ti chiederesti qual è la chiesa più adatta per partecipare alla messa o per pregare meglio.

Se tu, donna di Samaria, uomo di Palestina, uomo e donna di ogni angolo della terra e di ogni frammento della storia, sapessi quale dono ti fa Dio incontrandoti e perdendo del tempo a parlare con te, non ti chiederesti più "dov'è Dio", ma lasceresti la brocca delle tue sicurezze, quella che ti assicura l'acqua di ogni giorno, e correresti ad annunciarlo ai tuoi fratelli.

Magari con l'incertezza di chi ha ancora qualche dubbio se Egli sia davvero il Messia, ma di certo con la gioia nel cuore di chi ha scoperto un'acqua viva che toglie la sete.

Allora capirai che Lui aveva sete e ti chiedeva da bere, ma alla fine sarai tu a dissetarti dalla sua fonte.

 

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