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TESTO Trasfigurati a sua immagine

don Alberto Brignoli  

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II Domenica di Quaresima (Anno A) (20/03/2011)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,1-9

In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Per chi, come me, ama camminare in montagna, non c'è cosa più bella che alzarsi di buon mattino (magari avendo dormito già in un paesino della valle), sfruttare l'aria fresca e l'ombra del sole che ancora non fa sudare, mettersi in cammino e giungere in vetta mentre il sole sta pitturando l'aria, i monti e la natura tutta con il fulgore della sua luce. È una luce talmente bella, intensa, limpida e tersa che non ti fa pensare ad altro se non alla bellezza del Creato e alla grandezza del suo Creatore.

Ed è talmente piacevole stare lì a contemplare ciò che avviene, che non vorresti più venirne via. Vorresti che il tempo si fermasse.

Poi però quasi sempre - soprattutto d'estate, se la giornata è particolarmente limpida - e spesso anche in maniera improvvisa, il cielo comincia a "guastarsi": nuvole sempre più grosse e minacciose si avvicinano per farti capire che non è il caso che ti fermi troppo, perché la pioggia può arrivare da un momento all'altro, e in montagna arriva quasi sempre in forma violenta, con lampi e tuoni che incutono veramente timore.

E allora, via di corsa!, si scende a valle con un po' di apprensione ma anche lieti di aver vissuto un'esperienza indimenticabile di contatto con la natura e con se stessi. Si rimane estasiati, e difficilmente si riesce a raccontare ad altri la bellezza dei panorami contemplati: nemmeno le tante foto scattate rendono l'idea. Si conserva nel cuore per molto tempo ciò che gli occhi hanno contemplato, e ci si sente differenti, cambiati, diversi, più forti, quasi trasfigurati...

Ma non solo la bellezza, purtroppo, cambia e trasfigura il mondo e la nostra vita.

Purtroppo, spesso, il mondo e la nostra vita vengono trasfigurati dalla nube sempre minacciosa e sempre in agguato del dolore e della morte.

Del dolore, più che della morte; perché la morte non trasfigura, la morte annichila, butta a terra, distrugge, e tutto termina lì. Il dolore invece è capace di trasfigurare tutto: la natura, i volti e i corpi delle persone, e soprattutto la vita, l'anima. È sufficiente guardarci intorno o accendere la televisione per vedere in continuazione immagini della natura e di persone trasfigurate dal dolore di avere perso tutto: la casa, i risparmi di una vita, le idee e i progetti per il futuro, ma soprattutto gli affetti più cari.

Inizia una passione, una Via Crucis, un Calvario che sembra non avere mai fine. Avere qualcuno con cui parlarne, un uomo di spirito e qualcuno che ti parli in nome di Dio, come un Mosè ed un Elia, può servire a farti sentire meno forte l'angoscia.

Ma il dolore rimane, e spesso senza darti una spiegazione ti trasfigura completamente, ti sfigura anche nelle tue espressioni, nel tuo modo di fare, di vivere, di guardare le cose, di pensare. Ti fa proprio cadere con la faccia a terra, come i tre discepoli sul Tabor.

Hai bisogno di qualcosa di veramente forte che ti illumini e ti guidi, di una voce che ti faccia capire da dentro ciò che sta succedendo. Ma di solito, regna il silenzio.

Oggi il Vangelo ci parla di tutto questo, ma aggiunge pure una voce per aiutarci a comprendere qualcosa di più. È la Voce di un Padre che ci dice "Questi è il mio Figlio prediletto, il più amato: ascoltatelo".

Ascoltare la voce di un Dio che ci parla attraverso le bellezze del Creato e della vita può anche andarci bene. Ma ascoltare la voce di un Dio che ci parla e soprattutto ci cambia, ci trasforma, ci trasfigura la vita con il dolore, la sofferenza, la passione quotidiana e la morte di tutto ciò che ci circonda, francamente risulta alquanto faticoso.

E per di più, senza poterne parlare con nessuno finché Egli "non sia risuscitato dalla morte", ossia finché questo mistero non si sia compiuto in tutta la sua interezza.
Che fatica, accettare un Dio così...

Che fatica accettare che anche le cose belle della vita finiscano presto e spesso si trasformino pure in fonte di dolore e di angoscia...

Che fatica, non poterne parlare con nessuno e rimanere in silenzio, come Giuseppe, finché tutto sia compiuto...

Che fatica accettare che per essere Figli di Dio occorra anche accettare che la nostra vita venga trasfigurata dal Padre Nostro che è nei Cieli a immagine dell'Unigenito, del Figlio Prediletto, uomo dei dolori che ben conosce il soffrire...

Che fatica arrivare a Pasqua passando attraverso il deserto della Quaresima, la Trasfigurazione del dolore, la costosa revisione di vita ai bordi del pozzo di Giacobbe, il fango in faccia della piscina di Siloe, la tomba maleodorante di Betania, e soprattutto il tradimento del Getsemani, l'insulto nel Pretorio, la croce sul Golgota...

Che fatica, in definitiva, credere a un Dio che per farci figli suoi ci prova con il fuoco.

Ma se questa è la via, e se lui stesso ce ne ha dato la prova nel suo Figlio prediletto Gesù, accettiamo la sfida del Tabor, e lasciamoci trasfigurare a sua immagine.

 

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