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TESTO Questo è il Mio Figlio: ascoltatelo!

don Roberto Rossi  

II Domenica di Quaresima (Anno A) (20/03/2011)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,1-9

In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

"Il Vangelo della Trasfigurazione del Signore pone davanti ai nostri occhi la gloria di Cristo, che anticipa la risurrezione e che annuncia la divinizzazione dell'uomo. La comunità cristiana prende coscienza di essere condotta, come gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, "in disparte, su un alto monte" (Mt 17,1), per accogliere nuovamente in Cristo, quali figli nel Figlio, il dono della Grazia di Dio: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo". E' l'invito a prendere le distanze dal rumore del quotidiano per immergersi nella presenza di Dio: Egli vuole trasmetterci, ogni giorno, una Parola che penetra nelle profondità del nostro spirito, dove discerne il bene e il male (cfr Eb 4,12) e rafforza la volontà di seguire il Signore" (Benedetto XVI, messaggio per la Quaresima).

La tradizione dà un nome al monte della trasfigurazione: il Tabor. Matteo dice soltanto «un monte»; vuole così segnala­re un nuovo monte Sinai, dove la gloria di Dio si era manife­stata a Mosè e a Elia. I due perso­naggi, Mosè ed Elia, che ebbero il privilegio di «vedere e ascoltare» Dio sul monte Sinai e sull'Oreb, sono a fianco di Gesù sul monte della trasfigurazione e testimoniano la sua identità. La manifestazione gloriosa del Sinai si ripete per Gesù: lo nube lu­minosa, segno della presenza di Dio; lo luce solare del volto di Gesù che fa tutto risplendere; lo scintillìo fosforescente delle sue vesti; lo voce che designa Gesù come il Figlio e come la Parola di Dio; il grande timore; il cadere con lo faccia a terra dei tre disce­poli. Dalla nube luminosa una voce: «Questi è il Figlio mio pre­diletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». Bisogna ascoltare Gesù come fin allora si era ascoltato Dio. Gesù è il rivelatore del Padre; Gesù è la Parola stessa di Dio. Gesù è Colui che bisogna assolutamente ascoltare. Tutto è centrato su Gesù: è lui il punto di arrivo della storia del­l'Antico Testamento; è lui il punto di partenza di un'Allean­za nuova e definitiva. Prima della trasfigurazione Gesù aveva lodato Pietro perché aveva riconosciuto in lui «il Cristo, il Fi­glio del Dio vivente»; ma subito si era messo a parlare della sua morte imminente e aveva invitato i suoi discepoli ad as­sociarsi, senza riserve, al suo destino: mistero di morte e di trasfigurazione-risurrezione. Per entrare in tale mistero bi­sogna lasciarsi «avvicinare e toccare» da Gesù. La liturgia di questa domenica ci porta sul monte della trasfigurazione per ravvivare lo nostra fede in Cristo; una sosta ripo­sante prima di riprendere, nella pianura, i duri sentieri che conducono al Calvario. C'è bisogno che il Signore risorto e trasfigurato si avvicini e ci tocchi dicendo: «Alzatevi e non te­mete». Il tocco di Gesù: tocco guaritore, tocco che all0ontana le nostre paure, che ci richiama alla realtà quotidiana, che ci rilancia verso la folla degli uomini. Bisogna imparare a «leg­gere» i drammi della vita alla luce della gioia pasquale verso la quale ci conduce Dio; Gesù ne è il testimone luminoso. L'uomo può sopportare la persecuzione, l'odio, il dolore e tutte le difficoltà senza cadere nella disperazione, se crede nella salvezza in Cristo Gesù Perché il vangelo gli assicura che la morte è stata vinta dalla vita.

 

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