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TESTO Il combattimento vittorioso

don Roberto Rossi  

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I Domenica di Quaresima (Anno A) (13/03/2011)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

La prima domenica dell'itinerario quaresimale evidenzia la nostra condizione dell'uomo su questa terra. Il combattimento vittorioso contro le tentazioni, che dà inizio alla missione di Gesù, è un invito a prendere consapevolezza della propria fragilità per accogliere la Grazia che libera dal peccato e infonde nuova forza in Cristo, via, verità e vita. E' un deciso richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull'esempio di Gesù e in unione con Lui, una lotta "contro i dominatori di questo mondo tenebroso" (Ef. 6,12), nel quale il diavolo è all'opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l'uomo che vuole avvicinarsi al Signore: Cristo ne esce vittorioso, per aprire anche il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male.

Questa prima domenica di Quaresima è sotto il segno della tentazione, del peccato e della fedeltà. Tentazione alla quale la donna e l'uomo - simboli dell'umanità - non sanno far fronte, dimostrando così di fidarsi di più del sospetto avanzato dal serpente che del comando di Dio; peccato al quale tanto la donna quanto l'uomo cedono; fedeltà, quale logica che ha guidato tutta la vicenda di Gesù: fedeltà al Padre e fedeltà agli uomini. Una fedeltà che anche e soprattutto per Lui passa dentro la tentazione.

Gesù viene presentato come il nuovo Adamo che, contrariamente al primo, resiste alla tentazione. Ma egli è anche il rappresentante del nuovo Israele che, contrariamente al popolo di Dio durante la traversata del deserto che durò quarant'anni, rimette radicalmente la sua vita nelle mani di Dio - mentre il popolo regolarmente rifiutava di essere condotto da Dio In ognuno dei tre tentativi di seduzione, si tratta della fiducia in Dio. Si dice, nel Deuteronomio (Dt. 6,4): "Ascolta, Israele: Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze". Significa esigere che Dio sia il solo ad essere amato da Israele, il solo di cui fidarsi. Ciò significa anche rinunciare alla propria potenza, a "diventare come Dio" (Gen. 3,5) A tre riprese, Satana tenta Gesù a servirsi del suo potere: della sua facoltà di fare miracoli, della potenza della sua fede che pretenderebbe obbligare Dio, della dominazione del mondo sottomettendosi a Satana e al suo governo di violenza. Gesù resiste perché Dio è nel cuore della sua esistenza, perché egli vive grazie alla sua parola, perché egli ha talmente fiducia in lui che non vuole attentare alla sua sovranità né alla sua libertà, perché egli sa di essere impegnato esclusivamente a servirlo.

Quali le tentazioni del maligno? Quali le risposte di Gesù e il suo insegnamento per noi? Prima tentazione: il demonio propone di cambiare le pietre in pani. Egli parte dal presupposto che una volta assicurato il pane, tutto è assicurato. Esattamente come pensa tanta gente. E' la mentalità materialistica secondo la quale, se ci riempie lo stomaco, " tutto l'uomo" è sazio. Ma è un inganno, uno stravolgimento. Purtroppo è la mentalità diffusa, è la visione di vita attorno alla quale si muove la società moderna.

Cristo risponde: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio ". Con questa risposta Cristo ci hai ricordato che lo scopo della vita non possono essere i soldi e il benessere; ci ha ricordato che i figli non si educano moltiplicando le soddisfazioni e i divertimenti, ma andando alla radice dell'inquietudine umana. Ci ha ricordato che saremo sempre stanchi, scontenti e agitati fino a quando non avremo trovato l'Infinito. Quando manca la gioia, dipende solo dal fatto che abbiamo scacciato Dio. Seconda tentazione: "Allora il diavolo lo condusse sul pinnacolo del tempio e gli disse: se sei Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo di sorreggerti." E' la tentazione della fretta, dell'impazienza che ama risultati spettacolari, grandiosi, immediati; è la tentazione di chi vorrebbe risolvere i problemi senza soffrire e cambiare il mondo senza fatica. La fretta non è la strada del bene. Per questo un giorno Gesù dirà: "Il regno dei cieli assomiglia ad un granellino di senapa, il più piccolo dei semi." ( Mt 13,31). La fretta è una tentazione anche per noi: noi vorremmo che il mondo cambiasse in pochi giorni; che il nostro lavoro avesse risultati subito; che i nostri sacrifici producessero frutti immediati. Invece bisogna attendere! E l'attesa richiede pazienza, sacrificio, fede. E' la strada del piccolo seme! Terza tentazione. E' la proposta del potere come primo valore della vita: un valore messo prima anche da Dio! E' una tentazione assurda, ma l'orgoglio umano si muove spesso nell'assurdo. In ogni modo questa tentazione è l'ultimo tentativo del demonio, è l'arma più sottile che egli possiede. Non meraviglia la sua proposta: "Tutte queste cose io ti darò se, prostrandoti, mi adorerai"". A volte per orgoglio si sacrificano le cose più care.

La risposta di Gesù è immediata e anche sdegnata: "Vattene, satana! Sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto". Dio non è un padrone, ma è un Padre; pertanto adorando Dio non si diventa servi, ma figli.

Un giorno Cristo si inginocchierà, ma per lavare i piedi nell'umile atteggiamento del servo. Al maligno e a tutti noi, nelle nostre tentazioni, con questo gesto Cristo ricorda che la grandezza, davanti a Dio, si misura soltanto in termini di amore, di dono e di servizio!

 

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