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TESTO Commento su Matteo 4,1-11

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I Domenica di Quaresima (Anno A) (13/03/2011)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,1-11

In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura delle Clarisse di Città della Pieve

"Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto". La Quaresima è il tempo del deserto, ma di un deserto illuminato dallo Spirito. Di un deserto dunque fecondo, non sterile, perché lo Spirito dà la vita (cf. Gv 6,63). Tempo di grazia, allora, perché tempo di rinascita, di vita nuova, di vita vera.

Ma per rinascere bisogna prima accettare di morire. Ecco il motivo del deserto: "per essere tentato dal diavolo". Per rivivere occorre guardare in faccia la morte, e colui che della morte ha il potere, il diavolo" (cf. Eb 2,14). Ciascuno di noi - in modo più o meno consapevole - si porta dentro un istinto di morte che insidia il cammino e lo rende a volte tortuoso, cupo, pieno di angoscia. Ciascuno di noi da qualche parte dentro di sé è vulnerabile. Il demonio lo sa. E lì affonda il coltello affilato della tentazione.

Questo succede quotidianamente, tutti ne facciamo esperienza. Le "molte cadute" di cui parla Paolo non sono tanto quelle della folla innumerevole che è l'umanità di tutti i tempi, ma le nostre personali "molte cadute". La Quaresima è il momento in cui guardarle con serietà per affrontarle con coraggio. Il deserto serve a questo: a stare di fronte a noi stessi, per leggere la nostra povertà, sapendo che nel momento in cui siamo soli il diavolo arriverà e... ci aiuterà! Certo, è paradossale, ma ci aiuterà, lui che è costretto dal "più forte di lui" (Lc 11,22) a servire il disegno di Dio per i secoli eterni. Ci aiuterà rivelandoci i confini delle nostre zone d'ombra, delle nostre vulnerabilità.

E' ciò che succede a Gesù. Il Verbo fatto carne sente la nostra fame: fame di pane, fame di successo, fame di potere. La fame che ci abita, che ci attrae, che ci distrae. Anche questa Gesù assume nel suo infinito amore per l'uomo. E va nel deserto ad affrontarla.

Tutto va bene per quaranta giorni e quaranta notti. Attenzione, dunque, perché è quando tutto va bene che il tentatore si avvicina. Come S. Paolo ci ricorda altrove: "Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere" (1Cor 10,12). Attenzione all'eccessiva confidenza in se stessi, alla sicurezza nelle proprie forze. Il tentatore è in agguato e aspetta proprio il momento in cui siamo così sicuri di noi stessi che non pensiamo di doverci affidare a Dio.

Non così Gesù. Lui, che è Dio, risponde alla triplice tentazione sempre con la Parola, quella che gli è stata insegnata dalla cura paziente di Maria e Giuseppe. Lui, Parola fatta carne, non sceglie di essere Lui Parola che salva, ma si affida alla Parola della Chiesa, alla Parola che gli è stata consegnata. "Sta scritto". Non dice nulla di nuovo, ripete ciò che sta scritto. Quasi come dire al tentatore: "Già lo sai che hai perso, è già scritto, perché ancora ti ostini?".

Così è per noi. Non c'è nessuna tentazione per cui non esista già una risposta chiara nella Parola e nella tradizione, che di quella Parola si è fatta custode e interprete nei secoli. Tutto è già scritto. Non c'è nulla di nuovo da inventare, c'è solo da far memoria di ciò che già tante volte abbiamo ascoltato.

Per la nostra fame di pane, c'è una Parola che può saziare e dare non tanto e non solo la vita corporale, ma quella eterna.

Per la nostra fame di successo, c'è una Parola da qualche parte che ci educa a riconoscere i tanti miracoli già operati da Dio nel nostro vivere quotidiano, liberandoci da attese magiche.

Per la nostra fame di potere, c'è sicuramente una Parola che ci salva dall'idolatria e ci indica la via per giungere a quella sapienza che è ben preferibile a scettri e troni, perché il suo splendore non tramonta (cf. Sap 7,8-10).

C'è questa Parola, basta scrutare con pazienza e con amore il deposito della fede che la Chiesa custodisce.

"Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano". E' il paradiso: quel paradiso che i progenitori hanno svenduto per una sciocca e presuntuosa disobbedienza, Gesù lo riconquista con la sua umile sottomissione alla Parola. E' l'inizio, solo l'inizio. Il diavolo se ne va per tornare poi a giocare la battaglia finale, la più cruda, la più terribile... quella attraverso la quale Gesù riconquisterà il paradiso per sempre.

Ma già in questo inizio è racchiusa la dinamica del mistero pasquale che celebreremo solennemente alla fine di questo tempo santo. Gesù affronta la morte già fin d'ora, per sconfiggere la paura della morte e preparare l'ultimo decisivo combattimento contro le forze del male, grazie al quale ci guadagnerà la vita eterna.
E' dunque una questione di vita o di morte.

Adamo ed Eva cercano la vita, come d'altronde tutti noi: la vita piena, la vita vera, la vita che non passa, quella vita che è solo di Dio ("sareste come Dio..."). Niente di male in questo... Ma sbagliano strada, perché paradossalmente cercano di essere come Dio contravvenendo al suo comando. Vanno esattamente nella direzione opposta e così incontrano il dolore e la morte.

Allora Gesù, che è Dio, sceglie di farsi uomo, dunque di morire, per regalare ad Adamo la sua divinità e renderlo davvero immortale. Ci insegna la strada giusta: seguire Lui, nella sua dinamica di morte per la vita.

Seguiamolo, allora, affrontando le nostre paure, chiamandole per nome, riconoscendo la voce della tentazione che ci abita. Ma tutto questo armati della spada infallibile della Parola, che sola ci può difendere e ci può aiutare a riportare vittoria.

Forse sarà un cammino duro: il deserto non è sempre facile da attraversare, perché non è facile trovarsi faccia a faccia con le proprie povertà. Ma solo così si scaverà dentro di noi quello spazio di umiltà capace di accogliere "la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo": allora il deserto, il nostro deserto, fiorirà... e sarà Pasqua!

 

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