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TESTO Commento su Is 58,9-10

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Sabato dopo le Ceneri (12/03/2011)

Brano biblico: Is 58,9-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,27-32

27Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.

29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

Dalla Parola del giorno

Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all'affamato, se sazierai l'afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.

Come vivere questa Parola?

Il discorso avviato ieri circa la natura del digiuno accetto al Signore, si esemplifica ulteriormente con questo passo di Isaia proposto oggi alla nostra riflessione. Non si tratta più semplicemente di una encomiabile attenzione ai bisogni materiali degli indigenti. Qui l'accento cade su quell'afflizione interiore ben più pesante della carenza di cibo e di indumenti. Il brano vi punta con due sottolineature: non essere tu a procurarla opprimendo il tuo prossimo e insinuando malignità sul suo conto fino a scadere nella stessa calunnia. Cioè rimuovi il male dalla tua vita. Ma non basta: versa sui cuori affranti il balsamo della comprensione, della vicinanza, dell'affetto. In una parola: fatti fratello del tuo prossimo! È un modo concreto di assumere vitalmente il messaggio di amore che Cristo è venuto a trasmetterci, non solo con la parola e con l'esempio di una carità estesa a tutti, ma con il dono supremo della vita. E questo perché tutti, proprio tutti, potessero accedere a quel di più di vita e di gioia che ne aveva motivato l'incarnazione.

Allora la tenebra, di cui sempre permane qualche traccia in ognuno di noi, verrà fugata dalla sfolgorante luce del Risorto, reso presente dal nostro piegarci a lenire le piaghe di chi si trova in qualsiasi genere di afflizione.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, farò passare dinanzi al mio sguardo interiore quanti conosco afflitti da qualche pena. Mi chiederò che cosa posso fare per loro e invocherò dal Signore la luce e l'aiuto per non essere a mia volta tra coloro che seminano pianto.

Rendimi, Signore, strumento della tua misericordia e del tuo amore. Che sparga intorno a me soltanto semi di bontà e comprensione.

La voce di una beata dei nostri giorni

Fate che chiunque venga a voi se ne vada sentendosi meglio e più felice.
Beata Teresa di Calcutta

 

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